L'Arcivescovo Piacenza: l'amore, “essenza” di Dio e dell'uomo

Interviene al ritiro spirituale annuale del Movimento dei Focolari

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ROMA, venerdì, 15 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Intervenendo all’annuale ritiro spirituale per i sacerdoti e i diaconi amici del Movimento dei Focolari, in svolgimento dal 12 al 15 gennaio presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma), l’Arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero, ha ricordato a tutti i presenti che l’amore è “l’essenza stessa di Dio”.

Nella sua prolusione, sul tema “Ars amoris – via Revelationis” e riportata da “L’Osservatore Romano”, il presule ha sottolineato che se l’amore è l’essenza divina, visto che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio è anche “l’essenza stessa dell’uomo”.

“Se Dio e l’uomo non sono ‘consustanziali’, e l’uomo diviene partecipe della vita divina solo per grazia, tuttavia l’amore, partecipato da Dio all’uomo, diviene il reale spazio di dialogo, il luogo nel quale, più di ogni altro, è possibile riconoscere la verità sia di Dio sia dell’uomo”.

Dio, ha spiegato l’Arcivescovo, sa che l’amore “è il linguaggio che l’uomo comprende meglio”.

“Per questa ragione, Dio non è Amore soltanto nella Sua Essenza, ma l’Amore è anche il metodo della rivelazione divina: l’ars amoris è così via revelationis, in una straordinaria gratuità, che, misteriosamente ed efficacemente, sempre precede la nostra capacità di amare”.

San Giovanni Maria Vianney

“L’amore, e con esso l’unità, che ne è uno dei riverberi più visibili, appartengono al cuore del messaggio evangelico ed alla storia ed alla vita della Chiesa stessa”, ha proseguito il presule, ricordando che San Giovanni Maria Vianney ne è “un testimone qualificato”, “avendone colto l’essenza, prima e soprattutto, per via intuitiva”.

L’amore, infatti, “non si studia sui libri, ma si vede nella vita; esso non si apprende con corsi specialistici, ma vivendo con chi ama e sa amare”.

A questo proposito, l’Arcivescovo Piacenza ha ricordato che le migliaia di persone che andavano in pellegrinaggio ad Ars, quando veniva chiesto loro il perché di quel viaggio, rispondevano: “Andiamo a vedere Dio in un uomo”.

Secondo il presule, la ragione fondamentale per la quale il Papa ha indicato San Giovanni Maria Vianney patrono dei sacerdoti è proprio il fatto che era “esperto nell’arte di amare e quindi nell’arte di ‘far vedere l’Amore’, cioè comunicare Dio”.

“L’eroismo del santo curato, le lunghe ore trascorse nel confessionale, il trasporto, l’austerità e la solennità con cui celebrava la santa messa e sostava in estasi davanti al tabernacolo, la pietà con cui si rivolgeva alla Beata Vergine Maria e ai santi, altro non erano se non evidenti segni, da tutti riconoscibili, di questo straordinario amore di Dio e per Dio, reso costantemente visibile”.

L’esempio del Santo Curato d’Ars deve servire da sprone a tutti i presbiteri, chiamati a “rendere visibile l’Amore di Dio”: “non un generico sentimento d’amore, ma l’Amore reso visibile in Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, l’Amore che si è fatto inchiodare alla Croce per noi e per i nostri peccati, l’Amore di Gesù abbandonato”.

Mandato missionario

Dopo aver riconosciuto che i membri del Movimento dei Focolari sono chiamati “a vivere questa radicalità d’amore, che diviene immediatamente radicale unità nella Chiesa e con i vostri Vescovi”, l’Arcivescovo ha voluto lasciare loro “un vero e proprio mandato missionario”.

“Siate fedeli testimoni dell’amore e dell’unità nelle vostre Diocesi, nei presbitéri di appartenenza, gareggiate nello stimare i vostri confratelli e nella fedele obbedienza alla Chiesa”, ha chiesto.

“Possiamo e dobbiamo davvero lasciare che l’amore e l’Ars amoris, ‘rivoluzionino’ la nostra esistenza, dell’unica rivoluzione che davvero cambia i cuori ed il mondo, da oltre 2000 anni: il Cristianesimo”, ha concluso.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione