L'appello di Roma per il Centrafrica

Il testo è stato sottoscritto oggi presso la Comunità di Sant’Egidio e verrà sottoposto alla firma del presidente Michel Djotodia e del primo ministro Nicolas Ntiangaye

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Un appello per la pace e la riconciliazione nazionale nella Repubblica Centrafricana è stato sottoscritto a Roma, presso la Comunità di Sant’Egidio, da rappresentanti del governo di Bangui, del Consiglio nazionale di transizione, della società civile e delle confessioni religiose presenti di questo paese dell’Africa equatoriale che sta cercando di uscire da una fase molto difficile della sua storia recente, dominata dall’instabilità, dalla crisi economica e da una violenza diffusa che ha coinvolto anche chiese luoghi di culto.

Oltre all’ “Appello di Roma”, i partecipanti ai colloqui, che si sono sviluppati dal 6 al 10 settembre nella sede della Comunità, hanno predisposto il testo di un “Patto repubblicano” che mira ad impegnare le forze vive della nazione nella difesa del quadro democratico e dei diritti umani e nella promozione dei valori della Repubblica per una governance di pace e di progresso per tutto il paese, predisponendo altresì una serie di meccanismi permanenti per la prevenzione e la gestione dei conflitti. Il testo del Patto sarà sottoposto alla firma del Presidente Michel Djotodia e del Primo ministro Nicolas Ntiangaye.

L’iniziativa, ha dichiarato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, conferma il tradizionale impegno dell’associazione a favore della riconciliazione nazionale e per il superamento di situazioni di crisi. Attualmente Sant’Egidio è presente in 30 paesi africani ed anche a Bangui. Il ministro Ntiangaye ha espresso la gratitudine del suo governo per l’attività svoltanel paese.

L’ “Appello di Roma”, illustrato ai giornalisti dal Ministro della Riconciliazione della Repubblica Centrafricana Christophe Gazam Betty, dalla Vice presidente del Consiglio nazionale di transizione Lea Koyassoum Doumta e da Marco Impagliazzo, conferma la “scelta irreversibile” del popolo della Repubblica Centrafricana per la democrazia pluralista e la Repubblica e l’impegno di tutti gli attori sociopolitici “a partecipare all’opera di riconciliazione, al rafforzamento della coesione e dell’unità nazionale”; invita tutti gli attori politici a bandire “ogni forma di azione e di propaganda atta ad incitare alla violenza, all’odio etnico, regionalista, religioso e sessista”, impegnandosi “a gestire la politica nazionale all’insegna del mutuo rispetto, della libertà di espressione e della reciproca accettazione”.

Inoltre, i responsabili dello Stato sono sollecitati a “promuovere l’inclusione nella condotta degli affari pubblici e a garantire la migliore gestione delle risorse nazionali a vantaggio del popolo centrafricano”; le autorità della transizione e le future autorità elette sono invitate  “a creare le condizioni per il rafforzamento e il consolidamento della pace e della sicurezza sull’intero territorio nazionale”; a tutti i protagonisti della vita istituzionale e della sfera sociale viene chiesto di “privilegiare e partecipare efficacemente all’educazione alla cittadinanza, al civismo e alla promozione di una cultura democratica e di pace in Centrafrica” .

Nuove sessioni di negoziato sono previste dal prossimo mese.

Per il governo italiano i lavori del seminario sono stati seguiti dal sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro.

I partecipanti ai colloqui romani, che hanno assistito sabato scorso alla veglia di preghiera con il Papa in piazza San Pietro, hanno espresso gratitudine alla Comunità di Sant’Egidio per l’impegno da sempre profuso per la pace in Africa. [M.G.F.]

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ZENIT Staff

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