L'Apostolato del Mare al fianco dei pescatori e dei marittimi sequestrati

Il cardinale Vegliò esorta cappellani e volontari ad impegnarsi affinché il mondo marittimo diventi “parte della sollecitudine pastorale ordinaria delle Chiese”

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I pescatori e le loro famiglie e i marittimi ancora ostaggio dei pirati: queste le due priorità al centro delle iniziative di solidarietà dell’Apostolato del Mare. Ad affermarlo è il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, durante l’Incontro annuale dei Coordinatori Regionali dell’Apostolato del Mare, inaugurato oggi a Roma – a un anno dal Congresso dell’Apostolato del Mare, svoltosi in Vaticano – fino a venerdì 24 gennaio.

Nel suo intervento, il porporato ha sottolineato l’urgenza dell’adozione di “misure più significative per sviluppare approcci vecchi e nuovi alla cura pastorale rivolta al mondo dei pescatori”. In particolare, “non possiamo ignorare la situazione penosa in cui molti pescatori e le loro famiglie stanno vivendo”, ha detto, esortando cappellani e volontari a continuare ad assistere chi vive il dramma dei sequestri in mare e di mostrare ai loro familiari in attesa “il volto amorevole della Chiesa”. 

Vegliò ha poi richiamato le parole del Beato Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Stella Maris, in cui Wojtyla esortava a “promuovere uno spirito ecumenico nel mondo marittimo (…) per incoraggiare e promuovere la cooperazione e il reciproco coordinamento dei progetti tra le Conferenze Episcopali e gli Ordinari locali”. E’ un settore, questo, che nello scenario attuale “sta rapidamente cambiando con l’apertura di nuove rotte marittime e la fusione delle aziende tesa a massimizzare l’efficienza e profitto”, ha notato il cardinale.

Per farvi fronte, è necessario “rafforzare la solidarietà tra le nazioni”, impegnate in una specifica attività pastorale volta alla “condivisione di risorse” e allo “sviluppo di competenze nei vari settori dell’industria marittima, in particolare sulla pesca. “Con un dialogo paziente – ha soggiunto il Capo Dicastero – si dovrà creare nelle Chiese nazionali e diocesane la consapevolezza e l’attenzione verso questo ministero molto specifico”. Il fine è che il mondo marittimo possa essere considerato “parte della sollecitudine pastorale ordinaria delle Chiese”.

Da un punto di vista organizzativo relativo all’Apostolato del mare, il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti ha suddiviso il mondo in nove regioni: Nord America e Caraibi, America Latina, Africa Oceano Indiano, Africa Occidentale, Europa, Asia del Sud, Asia Orientale e del Sud, Stati Arabi del Golfo e Gibuti. La cura pastorale di ognuna di queste regioni è stata affidata ad un coordinatore.

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ZENIT Staff

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