L'Anno della fede e l'educazione

Relazione di mons. Lorenzo Leuzzi in occasione del seminario di studio per i nuovi incaricati di pastorale della scuola e dell’università

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ROMA, martedì, 30 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la relazione tenuta questa mattina da monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la Pastorale Universitaria Diocesana, in occasione del seminario di studio per i nuovi incaricati di pastorale della scuola e dell’ università, presso l’Ufficio Nazionale per l’educazione la scuola e l’università della Conferenza Episcopale Italiana sul tema “Far crescere la pastorale della scuola e dell’università”.

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Il tema dell’educazione costituisce la sintesi delle grandi questioni della “nuova evangelizzazione” sia sul piano dottrinale che pastorale, profeticamente collocati nell’Anno della Fede. Senza la scoperta del rapporto tra Anno della Fede e nuova evangelizzazione non è possibile cogliere la novità storica del tema dell’educazione.

In altri termini esiste un rapporto intrinseco tra l’educare nella fede e la nuova evangelizzazione. La crisi del tema educativo, dopo i primi entusiasmi della fine del primo decennio del 2000,  può essere identificata nella difficoltà, ancora in corso, della individuazione della portata epocale  di tale  rapporto, non più semplicemente di carattere logico e cronologico, prima la riscoperta della fede e poi la nuova evangelizzazione, ma di carattere eminentemente storico e teologico  al punto che l’una, l’educazione nella fede, cade senza l’altra, la nuova evangelizzazione.

La nuova evangelizzazione, infatti, non consiste nel rilancio della fede, sia nei contenuti, che nel vissuto esistenziale dei credenti. Una tale proposta è ovvia e appartiene a tutti i tempi e, naturalmente, non ha nulla da dire alla questione educativa se non  in riferimento alla metodologia.

a. La novità storica del rapporto tra educazione nella fede e nuova evangelizzazione

E’ il passaggio dalla società statico-sacrale alla società dinamico-secolare che ha preso inizio con la rivoluzione industriale. La nuova situazione storica non può essere compresa con le analisi sociologiche, ma necessita di una riflessione metafisica in quanto veicola il passaggio dal realismo statico al realismo dinamico.

La nuova realtà storica è da costruire e non da “gestire”, perché nella società contemporanea l’uomo può “essere di più”, come affermava Paolo VI nella Populorum progressio e confermato da Benedetto XVI nella Caritas in veritate. Tale possibilità non è solo etica o tecnologica, ma è reale e storica: l’uomo può davvero diventare “nuovo” nella sua identità biologica, psicologica e sociale.

E’ una novità “ontologica” che risponde a quel desiderio dell’uomo di “essere di più”, ossia essere soggetto storico che lo libera dal legame del naturalismo metafisico. Tutte le prospettive di rinnovamento educativo si arenano di fronte a questa situazione perché non è questione metodologica, ma di una nuova questione antropologica. E, di conseguenza, il richiamo alla nuova evangelizzazione per il rilancio del tema educativo è destinato a morire sul nascere.

Ciò significa che il rapporto tra l’educazione nella fede e la nuova evangelizzazione trova in questa novità storica, compresa nella sua vera realtà ontologica,  la sua vera ragion d’essere. E’ la nuova situazione storica che sostiene l’intrinseco rapporto tra l’educazione nella fede e la nuova evangelizzazione, al di fuori della quale non c’è nessuna novità, né teologica né pastorale.

b. La novità teologica

La novità teologica del rapporto tra l’educazione nella fede e la nuova evangelizzazione è il passaggio dalla fede religiosa alla fede teologale.

Siamo nel cuore della nuova evangelizzazione. Infatti tale passaggio chiama in causa l’identità del Cristianesimo, che non è paragonabile a nessuna religione a forma sacrale, sostenute dalla filosofia della religione e, in campo cattolico, dalla teologia razionale e dalla ragione teologica. Il Cristianesimo è, fin dalle origini, una religione storico-dinamica e dona la fede teologale al battezzato come condizione necessaria per vivere nella nuova creazione, che è la Chiesa. Mentre le religioni a forma sacrale possono garantite la fede religiosa, solo la religione storico-dinamica può garantire la fede teologale. La fede religiosa può essere teologica (anche a-teologica), ma non può essere mai teologale.

La nuova evangelizzazione sollecita questa scoperta che è diventata decisiva per il fatto che anche la società è divenuta realtà storico-dinamica. E’ il cuore della nuova evangelizzazione: il ritorno della fede teologale non come ritorno al passato, o meglio alla tradizione religiosa, ma come risposta alle attese della nuova società. Se il Cristianesimo non fosse una religione storico-dinamica sarebbe destinata al fallimento nella storia.

c. La novità educativa

Dal  passaggio dalla fede religiosa alla fede teologale è possibile cogliere la novità del cammino educativo: dall’uomo buono all’uomo costruttore.

La fede religiosa può sostenere solo un processo educativo il cui obiettivo è la formazione dell’uomo eticamente buono, mentre la fede teologale ha come obiettivo educativo la formazione dell’uomo costruttore. Infatti la realtà di riferimento della fede religiosa è statico-sacrale, animata dalla norma etica, la realtà di riferimento della fede teologale è la realtà storico-dinamica animata dalla prassi costruttiva, a cominciare dalla prassi ecclesiale, autentica e piena esperienza di storicità dell’uomo.

– Dall’uomo buono all’uomo costruttore

La crisi del progetto educativo, a cominciare dalla catechesi fino ai percorsi scolastici, è riconducibile alla mancata scoperta di tale passaggio. Si continua a formare l’uomo buono, ma tale proposta non solo è insufficiente, ma viene assorbita da altre prassi educative che sembrano più concrete ed esistenziali di quella cristiana.

E’ un vero paradosso: la proposta cristiana che non può non nascere da una realtà storico-dinamica è fuori della storia, mentre le prassi antirealistiche, che non sono in grado di cogliere la realtà,  vengono presentate come proposte “adeguate”. Come rispondere adeguatamente alle attese educative della società storico-dinamica?

– Dalla vita buona del Vangelo alla vita “nuova”

Il Vangelo non propone una vita buona (tutte le religioni propongono una vita buona, o almeno dovrebbero!), ma una vita “nuova”, nel senso che l’incontro con Cristo è reale e storico, trasformando ontologicamente l’uomo così da renderlo idoneo a costruire la realtà ecclesiale e la realtà sociale, a cominciare dalla famiglia che possiede la bivalenza storica, ecclesiale e sociale. La novità ontologica è la vera realtà da cui deve nascere il progetto educativo e non dai valori etico-morali. Sarà la progettualità costruttiva a garantire i valori etico-morali a seconda se tale progettualità sarà realistica o antirealistica (come nel caso del marxismo e del liberal-capitalismo).

– Dalla cultura-civiltà alla cultura-conoscenza

La proposta educativa fondata sui valori etico-morali è propria del binomio  cultura-civiltà, ossia di una civiltà che genera cultura. Oggi non è più così: è la conoscenza che genera la cultura! Senza la conoscenza non si può costruire, mentre nella società statico-sacrale era sufficiente fare riferimento ai valori tradizionali, di una specifica civiltà, in occidente, quella cristiana.

Il Cristianesimo è l’unica religione che può garantire le vera costruzione della società, formando gli uomini a costruirla secondo le  esigenze della vera convivenza umana. Pensare di rilanciare la proposta educativa cristiana proponendo il binomio cultura-civiltà significa mettere fuori gioco la fede cristiana e renderla storicamente sterile.

d. Conclusione

La difficoltà della pastorale scolastica e universitaria trova in questo passaggio, dalla cultura-c
iviltà alla cultura-conoscenza, il luogo del suo rilancio o del suo definitivo declino, a cominciare dall’accoglienza e attuazione delle indicazioni degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 ai paragrafi 46-49. Se le comunità cristiane non scopriranno la fede teologale, non ci sarà nessuna proposta educativa adeguata e nessuna apertura al mondo della scuola e dell’Università, che sono chiamati ad essere luoghi “della conoscenza per la costruzione”.

Ma anche i percorsi catechistici devono essere per la formazione dell’uomo costruttore della Chiesa e non semplicemente uomini religiosi. La fede cristiana è teologale e non semplicemente religiosa!

Si impone in tale modo la grande scelta pastorale per la nuova evangelizzazione, sollecitata dall’Anno della Fede: dall’ambiente alla Parrocchia, ossia dalla Scuola e dall’Università alla Parrocchia. Questa è la grande sfida che richiede i seguenti passaggi, già precedentemente accennati:

– Dalla fede religiosa alla fede teologale

– Dalla vita buona del Vangelo alla vita nuova

– Dall’uomo buono all’uomo costruttore

– Dalla cultura civiltà alla cultura-conoscenza.

E’ ritorno della centralità della scuola e dell’Università nella vita della Chiesa, ma sopratutto nella vita delle nuove generazioni che attendono non una proposta religiosa, ma l’incontro con il Dio vivo e vero!

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ZENIT Staff

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