L'amore in tempi di Internet

La Dott. Michela Pensavalli invita a partecipare al CLIKK@MORE

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di Thacio Siqueira

ROMA, sabato, 19 maggio 2012 (ZENIT.org).- In un’epoca “liquida” in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti, si svolgerà a Roma un Convegno sul tema dell’amore.

Si chiama “CLIKK@MORE” e si svolgerà il 26 maggio dalle ore 9.30 alle ore 12.30 – presso il Vicariato di Roma in Piazza San Giovanni in Laterano 6. La partecipazione è gratuita previa prenotazione. Per info e prenotazioni è possibile contattare il numero 328/3757791 o inviare una mail all’indirizzo: studiopensavalli@tiscali.it

L’incontro è finalizzato ad analizzare il tema delle relazioni amorose, cercando di offrire soluzioni alle tante e troppe divergenze che portano alla rottura delle coppie.

Offrirà anche spunti di riflessione per capire come sono cambiate le relazioni di amore in seguito all’introduzione di Internet.

Per cercare di comprendere meglio il tema e le finalità ZENIT ha intervistato una delle relatrici, la Dott. Michela Pensavalli, Psicologa- Psicoterapeuta, Docente e coordinatore didattico SCInt (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo – Interpersonale), Membro del CeDic (Centro per la ricerca e la terapia della Dip. Comportamentali), Ricercatrice presso l’ITCI (Istituto di Terapia Cognitivo – Interpersonale) e membro del Comitato editoriale della rivista Modelli per la Mente e Idee in Psicoterapia.

Pubblichiamo in seguito l’intervista.

Perché un convegno sul tema dell’amore e dell’affettività?

Dott. Michela Pensavalli: In un’epoca liquida in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Il convegno affronta la tematica dell’amore in tempi di liquidità mediatica, spiegando come funzionano i meccanismi di questa nuova realtà, offrendo spunti di riflessione per capire come è cambiato l’Amore in seguito all’introduzione di Internet, dal punto di vista comunicativo, comportamentale e sociale.

L’amore è al centro dell’attenzione di molti. O Ci sono persone che lo cercano e persone che soffrono per amore. Dove è possibile trovare aiuto?, giacché nel campo psicologico ci sono tante scuole diverse, e magari alcune che non aiutanob veramente a trovare la giusta soluzione?

Dott. Michela Pensavalli: Ad oggi la psicoterapie più accreditate sembrano essere quelle cognitiviste. La Psicoterapia Cognitivo Interpersonale, in particolare, rappresenta un approccio integrato in quanto affronta l’esigenza clinica di trattare i pazienti con problemi relazionali. Lo svolgimento dell’iter di psicoterapia, prevede la costruzione di un clima collaborativo col paziente, laddove egli è visto come il principale esperto di se stesso e dei suoi disturbi, mentre il terapeuta è il principale esperto delle strategie e delle tecniche per risolverli. Terapeuta e paziente costruiscono il setting di esplorazione e conoscenza delle dinamiche profonde che si vanno esprimendo anche nel contesto della relazione terapeutica.

Secondo lei, quando è che una persona deve chiedere aiuto psicologico nel campo affettivo?

Dott. Michela Pensavalli:Quando si è alla continua e incessante ricerca della felicità, di una realizzazione di sé, di una pace interiore attraverso un rapporto con un oggetto o un evento o una persona e questa ricerca prevarica la quotidianità in ambito sentimentale, lavorativo e relazionale, allora può essere utile affidarsi ad un intervento psicoterapeutico. Attraverso questo aiuto, la persona sperimenta nuovi atteggiamenti e riprende, passo dopo passo, la padronanza della propria vita e la direzione scelta da perseguire nei vari ambiti della quotidianità.

Cos’è la dipendenza affettiva? è una infermità? O e parte della normalità nel mondo moderno?

Dott. Michela Pensavalli: Si definisce “malattia delle emozioni”. L’oggetto della dipendenza è una relazione. Designa un bisogno generale ed eccessivo di essere accuditi, bisogno che porta a un comportamento sottomesso e a un’angoscia di separazione. E’ l’antitesi dell’amore verso sé stessi. Il dipendente affettivo non riesce a sviluppare l’amor proprio né l’autostima.

Nella società attuale, in cui viene data una grande importanza all’estetica e alla bellezza esteriore, il dipendente affettivo vive costantemente nella paura di non piacere e accetta di fare qualunque cosa per mostrarsi compiacente verso l’altro anche se questo va contro i suoi valori e il suo codice morale.

Le persone provano paura soprattutto quando soffrono di solitudine, e nello stesso tempo non hanno il coraggio di prendere sul serio una relazione perché è troppo difficile. E’ veramente così? Perché?

Dott. Michela Pensavalli: Solitudine significa venire in contatto con sé stessi e con la propria anima, significa, a volte, terrore di vivere nel dolore dell’abbandono. Le persone temono la solitudine, perché in quel momento si trovano davanti a loro stessi. Allo stesso tempo però hanno paura di stringere forti legami perché non si sentono capaci di mantenerli e gestirli nel tempo. La psicoterapia post-moderna va nella direzione di sostenere la persona mentre ricerca l’equilibrio tra gli eccessi di solitudine estrema e ricerca compiacente e continua dell’altro.

Lei, insieme al prof. Tonino Cantelmi ha scritto un libro su questo tema: “Scusa se non ti chiamo più amore” (Edizioni San Paolo). Qual’é il messaggio che darebbe ai giovani che si trovano di fronte a scegliere se sposarsi o non sposarsi, che si trovano di fronte alle difficoltà psicologiche nella relazione con il partner?

Dott. Michela Pensavalli: Una giusta premessa da sottolineare è sapere che l’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva ma la dipendenza non si trasforma mai in amore. Ciò spiega perché in molti casi una relazione amorosa mutata in una storia di dipendenza reciproca può essere risanata attraverso l’impegno attivo dei partner mente un rapporto che si è connotato come dipendenza sin dall’inizio è destinato a finire in un modo o nell’altro quando non sfinisce e distrugge le persone coinvolte.

Tuttavia, investire sull’amore è sempre e comunque la giusta direzione e soluzione. Questo quando l’amore è sano e non vincolante, quando viene vissuto in autonomia e reciprocità senza precludere l’amore verso sé stessi. L’unione nel matrimonio non significa dipendenza affettiva, ma anzi l’opposto. Una sana relazione si basa sulla libertà e l’autonomia, nel puro bisogno di essere amati. In un matrimonio ognuno manifesta il suo amore a modo suo, e ciascuno ama l’altro come crede meglio: questo è l’amore umano. Amare significa accettare la sfida di sopportare ed accogliere soprattutto i difetti dell’altro.

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ZENIT Staff

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