L'amor che move il sole e l'altre stelle, cardine della vita cristiana

Lettera pastorale di mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace

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Inviata ai “carissimi presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, consacrati e laici della Santa Chiesa di Dio che è in Catanzaro-Squillace e a tutti gli uomini e donne amati da Dio Padre in Cristo e nello Spirito”, la lettera desidera che “la predicazione, la catechesi per tutte le stagioni della vita, l’attività di formazione ad ogni livello, le celebrazioni, soprattutto le scelte personali, familiari, sociali, cittadine, economiche, finanziarie, politiche… siano attuate alla luce che proviene da questo riscoperto comandamento  dell’amore di Dio”.

Punto di partenza è per eccellenza l’amore misericordioso di Dio che “ci ricolma e da noi dovrebbe essere comunicato agli altri, ed effettivamente è un altro mondo rispetto al nostro piccolo mondo”.Alle comunità parrocchiali è l’invito a riflettere sulle realtà esistenziali quali l’amore nuziale, l’amicizia fraterna, l’amore tra le generazioni, l’amore sociale e politico “ rivolto gratuitamente nei confronti di chi tradisce l’amicizia (terribile il caso di Pietro, che poi si pente, e di Giuda), e perfino di chi ci è avversario o nemico”. Ciò vuol dire che “nel cristianesimo è centrale un piano di salvezza, che si rivela anche e soprattutto come un piano di tenerezza e di amore predisposto per noi dal Padre fin dall’eternità e che arriva fino alla consegna di Cristo alla morte per la salvezza degli uomini e per la riconciliazione del mondo”. E con estremo realismo Mons. Bertolone evidenzia che “non c’è santità, non c’è perfetta carità, che non scaturisca dalla fonte dell’amore: è il cuore di Cristo, quel cuore trafitto sulla croce e dato per noi nel Sacramento dell’Eucaristia”.

Il capitolo successivo, intitolato “Saremo giudicati sulla carità sfrenata”,  indica che grazie alla misericordia divina “ci viene offerta la chance di testimoniare davvero la fede nella storia, facendoci carico dell’altro, risanando ogni sua mancanza in una corrente affettuosa che ce lo farà sentire amico, caro, fratello o sorella che sia: mi stai a cuore, perché mi sento tuo fratello”. Ciò vuol dire che “la carità ci avvicina a Dio nell’affetto, e la misericordia, come la più grande virtù di legame con il prossimo, ci rende simili a lui nell’operare, nel pensare, nel desiderare. Perciò la misericordia non si limita ai soli sentimenti, ma invita a soccorrere concretamente i nostri fratelli”. Ciò vuol dire, sottolinea Mons. Bertolone, che “la ragione della carità, ascoltata nella Scrittura e continuamente ricordata nella persona di Gesù Cristo, consiste nell’incontro, che poi è il vero senso della vita, di ogni essere umano con altri umani, dentro la catena della biosfera”. 

E particolarmente interessante nella lettera pastorale è il riferimento alle opere di misericordia che “compiute per amore del Signore, ci conducono a una vita di perfezione perché ci rendono più simili a Lui. La misericordia, intesa come disponibilità a entrare nel cuore dell’altro, consiste soprattutto nella nostra esperienza di Dio e del Principio-amore, che è lo Spirito-Santo”. E passando in rassegna le opere di misericordia, ad ognuna delle quali è associata un’immagine della memoria di cristiani o un versetto biblico,Mons. Bertolonesi sofferma a esaminare con estrema precisione il dar da mangiare agli affamati, il dar da bere agli assetati, il vestire gli ignudi, l’alloggiare i pellegrini, il visitare gli infermi, il visitare i carcerati, il seppellire i morti che vuol dire “far loro dono di cristiana pietà, assisterli mentre ci precedono nel cammino verso il Padre, verso l’amore che riscatta i corpi da ogni ferita e li trasfigurerà ad immagine del risorto”. 

E soffermandosi ad esaminare la convinzione che “il pane della misericordia nutre il corpo di tuo fratello e sazia la tua anima”, l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace analizza con precisione il ruolo fondamentale del consigliare i dubbiosi, dell’insegnare agli ignoranti, dell’ammonire i peccatori, del consolare gli afflitti, del perdonare le offese, del sopportare pazientemente le persone moleste, del pregare Dio per i vivi e per i morti. 

E nella conclusione, dedicata al tema “Pace, misericordia e carità, in abbondanza su voi tutti!”, la lettera pastorale diMons. Bertolonesottolinea che “la carità conduce alle beatitudini. Non perché oltre la carità ci sia ancora una meta più alta da raggiungere. La carità è in se stessa beatitudine, ‘perfetta letizia’ – come amava dire san Francesco – realizzazione piena dell’uomo. Oltre la carità ci può essere solo una carità più alta, più piena, più elevata nell’immagine della carità divina”. 

Ed è originale l’affidamento di ogni pensiero e di ogni opera al “cuore di Maria Immacolata Madre della Misericordia, dimora e fonte della carità di Dio. Ella è la creatura in cui Dio ha posto tutti i tesori delle sue Grazie, la Madre dal cui grembo Dio riversa sul propri figli la sovrabbondanza della sua carità. Dio può vivere in Maria, con tutta l’onnipotenza del suo Amore, perché Ella gli ha dato totalmente se stessa e ha permesso che il Cuore di Dio battesse in lei, e con quel cuore ella ha pensato, ascoltato, operato, offerto il sacrificio di sé e con il Cuore di Dio ha amato e sempre ama e ci aiuta a far abitare il Cuore di Cristo nel nostro cuore perché purtroppo la carità non è il bene che noi scegliamo di compiere. Se, come figli, noi ci rendiamo disponibili al Padre, allora la carità sarà il dono di noi stessi che Dio vorrà offrire al mondo, per completare ciò che manca alla passione di Cristo”.

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Eugenio Fizzotti

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