L'ambasciatore Lewy dichiara "Giusto fra le Nazioni" don Piccinini

Sarebbe un errore dichiarare che la Chiesa non salvò gli ebrei

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ROMA, giovedì, 23 giugno 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso tenuto questo giovedì dall’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, in occasione della consegna, avvenuta a Roma, della Medaglia di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria di don Gaetano Piccinini (1904 – 1972).

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Desidero salutare loSpettabile Superiore Generale dell’Opera Don Orione, Don Flavio Peloso,ilSig. Sindaco di Avezzano, Dott. Antonio Floris, Monsignor Andrea Gemma, Vescovo di Isernia e Venafro,ifamiliari del giustodon Gaetano Piccinini, e dellafamiglia Camerini, signore e signori

Sono lieto di aver potuto accogliere l’invito a partecipare a questa cerimonia in onore di Don Gaetano Piccinini che ha aiutato a salvare membri della famiglia Camerini facendo il possibile per alleviare la dura prova cui sono stati sottoposti durante il periodo dell’occupazione. Non mi soffermo dunque sui dettagli della vicenda che la mia collega Livia Link ha già illustrato e del resto sono presenti i testimoni diretti che certamente molto meglio di me possono raccontare la storia.

Vorrei invece accennare molto brevemente ad un argomento ampiamente discusso: l’atteggiamento della Chiesa durante il periodo dell’occupazione nazista a Roma, durante il quale la vita degli ebrei della città è stata messa in serio pericolo, e tanti di loro purtroppo non hanno fatto ritorno dai campi di sterminio. Senza Don Gaetano Piccinini, e altri uomini e donne come lui, il numero di vite umane spezzate sarebbe stato molto più alto. A Don Piccinini riconosciamo di non aver dato solo asilo, ma di averlo fatto nel rispetto delle origini e identità di ciascuno.

A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 Ottobre del 1943 (millenovecento quaranta tre), e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi tenuti da ordini religiosi hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di questi gesti. Sarebbe pertanto un errore dichiarare che la Chiesa Cattolica, il Vaticano e il Papa stesso si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei. E’ vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto.

Il fatto che il Vaticano non abbia potuto evitare la partenza del treno che portò al campo di sterminio, durante i tre giorni trascorsi dal rastrellamento del 16 ottobre fino al 18, può solo aver aumentato la volontà, da parte vaticana, di offrire i propri locali come rifugio per gli ebrei. Gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica. Essi vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio. Bene, sappiamo tutti cosa è successo, ma dobbiamo anche riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l’unico convoglio che i nazisti riuscirono ad organizzare da Roma verso Auschwitz. Questo desideravo condividere con Voi. non vi trattengo oltre e Vi ringrazio nuovamente per avermi invitato.

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ZENIT Staff

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