L'albinismo in Africa: una tragedia silenziosa

La “maledizione” di nascere totalmente bianco nel Continente Nero

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Pelle ed occhi chiarissimi, capelli biondi o bianchi in mezzo ad un mare di persone dalla pelle scurissima. Sono i segni inconfondibili dell’albinismo, malattia congenita che colpisce sia uomini che animali, consistente nella totale o parziale mancanza di pigmentazione melaninica nella pelle, nell’iride e nei capelli. 

Fa effetto vedere una persona totalmente bianca in mezzo ad un mare di gente dalla pelle nera. Purtroppo però l’impatto visivo non è l’unica conseguenza con cui gli albini devono fare i conti. 

In Africa un albino è considerato da alcuni il fantasma di un non morto e da altri un figlio appartenente ad una famiglia maledetta. Per metà uomo e metà dio, è una persona dai poteri soprannaturali poiché i loro occhi così chiari permetterebbero di esplorare l’eternità. In alcuni Stati addirittura la sola nascita di un bambino albino potrebbe equivalere ad una sentenza di morte. In Tanzania ad esempio 1 persona su 1.400 ne è portatore, a fronte di un rapporto mondiale che parla di 1 ogni 20.000 individui. 

Purtroppo l’ignoranza ed i pregiudizi la fanno da padrone nel continente africano. Qualche guaritore realizza pozioni magiche con parti del loro corpo per ottenere salute e prosperità. Orecchio, lingua, naso, genitali e gli arti di un albino possono arrivare fino a 75mila dollari. Per questo motivo la polizia cerca di proteggere queste persone dalle aggressioni. Il torrido clima africano poi non li aiuta di certo, poiché devono proteggersi costantemente dal sole. Il 98% dei morti nell’Est dell’Africa è da attribuirsi al cancro alla pelle, oltre che alle ustioni dovute dai raggi solari. 

Una tragedia silenziosa purtroppo ancora troppo ignorata dai media. Alcune famiglie accettano coraggiosamente i figli albini, altri invece crescono con un solo genitore, altri ancora sono uccisi dagli stessi familiari al momento della nascita. Una morte spietata per una piccola vita che ha la “colpa” soltanto di essere nata con la pelle chiarissima. Una fine drammatica quasi a voler eliminare la prova di una maledizione giunta in famiglia o nel proprio villaggio. 

Secondo le credenze del luogo mamma e figlio sarebbero posseduti dal male, per questo è necessario che siano ripudiati dal marito e dal proprio paese, a meno che il neonato non venga fatto sparire, prima che si venga a sapere qualcosa. Tutti coloro che riescono a sopravvivere però decidono di sposarsi tra di loro, aumentando così la probabilità di avere anche eredi con questa malattia genetica. 

Un’altra credenza popolare difficile da scardinare riguarda lo stupro delle ragazze affette da albinismo: poiché si crede che avere rapporti con loro guarisca dall’aids. La denuncia della violenza subita poi non è quasi mai dichiarata, proprio per paura di avere ulteriori soprusi. 

Avendo problemi di vista, poiché ipovedenti, gli albini non vanno oltre la scuola elementare. Hanno difficoltà a leggere, per questo motivo si distraggono, ma la maggior parte di loro si reca a scuola solo nei casi in cui non vengono considerati ritardati, altrimenti restano analfabeti, svolgendo così solo lavori manuali. Eppure basterebbe farli sedere vicino alla lavagna per risolvere il problema.

Integrazione sociale e accettazione sembrano parole lontanissime per persone costrette a vivere in solitudine e rinchiusi in casa per evitare le aggressioni. Una vita trascorsa tra l’emarginazione e una profonda tristezza interiore. 

Solo nel nostro Paese si contano circa 3mila persone affette da questa anomalia genetica. Secondo i dati dell’International Federation for the Red Cross and Crescent Societies, dovrebbe essere circa 10mila gli albini nella sola Africa orientale. Mai più sacrifici umani è l’urlo che si alza per dire basta a questa pratica deplorevole. Chiaro è che l’educazione è il primo atto su cui investire per fermare queste terribile tragedia. Sforzi necessari per cambiare le abitudini e la mentalità di pratiche legate alla magia e alla superstizione. Non si tratta di animali da macello, o semplici oggetti destinati ad arricchire il mercato nero degli stregoni, ma di persone umane, e come tale vanno rispettate: siano esse bianche, nere…o albine.

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Daniele Trenca

Daniele Trenca è laureato in Editoria Multimediale e Nuove Professioni dell’Informazione presso “Sapienza - Università di Roma” con una tesi in Sociologia delle Relazioni Internazionali sugli scenari della guerra cibernetica, meglio conosciuta come Cyberwarfare. Giornalista pubblicista ha collaborato con le seguenti testate “Il Tempo”, “L’Ottimista” e “World Family of Radio Maria”.

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