KADOC: una memoria per il domani (Prima parte)

Intervista al prof. Jan De Maeyer, direttore del KADOC, a Lovanio

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di Paola De Groot-Testoni

ROMA, lunedì, 2 aprile 2012 (ZENIT.org).- Proponiamo la prima parte di un’intervista al prof. Jan De Maeyer, direttore del KADOC, il Centro di Documentazione e Ricerca per la Religione, Cultura e Società, di Lovanio, in Belgio, e docente di Storia della Chiesa presso l’Università Cattolica della stessa città.

Nel 2003 il prof. De Maeyer è stato docente ospite all’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi en nel 2007 all’Università di Freiburg, in Svizzera.

Il prof. De Maeyer oltre alla docenza, pubblica saggi sulle diverse sfaccettature della relazione tra la religione, la cultura e la società nel XIX e XX secolo. Ha collaborato fra l’altro a pubblicazioni come The Revival of Medieval Illumination/Renaissance de l’enluminure médiévale. Nineteenth-Century Belgium Manuscripts and Illuminations from a European Perspective (2007) e San Francesco d’Italia. Santità e identità nazionale (2011).

***

Professor De Maeyer, che cos’è precisamente il KADOC?

Il KADOC è un centro di interfacoltà di Ricerca e Documentazione sulla Religione, Cultura e Società, dal 1750 al presente, dell’Università Cattolica di Lovanio. Il centro è riconosciuto dalla Comunità Fiamminga e s ovvenzionato come  istituto archivistico culturale di importanza nazionale. Il centro ha ricevuto due certificati di qualità, come istituto archivistico e come biblioteca patrimoniale.

Com’è nato il KADOC?

Il KADOC è stato fondato nel 1976 da alcuni giovani docenti dell’università per poter conservare e rendere disponibili per la ricerca, le testimonianze storiche ed attuali (pubblicazioni, riviste, archivi, poster, foto) relativi all’interazione tra religione e società nella società moderna (dal 1750, a partire dall’Illuminismo). Vedevano con rammarico che nell’ondata di radicale modernizzazione degli anni ‘60-’70 molti archivi e pubblicazioni rischiavano di venire distrutti. Il centro divenne operazionale nel 1977.

Ci può spiegare qual è la missione del centro?

Il centro ha come compito quello di documentare lo sviluppo dell’interazione tra religione e società dall’Illuminismo, conservare le fonti storiche e attuali –sia analogiche che digitali- renderle disponibili al pubblico, valorizzare queste fonti attraverso un lavoro destinato al pubblico (mostre) e ricerche multidisciplinari (ricerche fondamentali, ricerche a contratto, etc.).

Ci può descrivere le collezioni e la loro importanza?

Il centro ospita attualmente 25 chilometri di archivio provenienti da istituti religiosi (ordini e congregazioni, per es. l’archivio delle Province del Belgio del Nord e del Sud dei Gesuiti, dei Fratelli delle Scuole Cristiane, dei Redentoristi Fiamminghi, di conventi monacali, etc.), provenienti da famiglie che hanno giocato un ruolo nello sviluppo della vita cattolica ( per es. la famiglia Snoy et d’Oppuers e la famiglia van Outryve d’Ydewalle) ma anche provenienti da politici (per es. Jean-Luc Dehaene, Leo Tindemans) o da sacerdoti. Anche gli archivi di grandi organizzazioni sociali (per es. il Segretariato Nazionale dell’Insegnamento Cattolico, laCaritas Cattolica, il Movimento dei Lavoratori Cattolici ACW, il Sindacato Rurale…) oppure di organizzazioni giovanili (per es. Chiro, Scouts…) ma anche di organizzazioni culturali cattoliche quali ad esempio il Davidsfonds. Ma anche per esempio gli archivi del Centro Interdiocesano per la Pastorale Liturgica odell’ONG umanitaria Broederlijk Delen hanno trovato l’accoglienza presso il KADOC.

Nel quadro degli accordi di collaborazione con il vzw Evadoc, è stato deposto presso il centro, anche l’Archivio della Missione Evangelica Belga. Ogni archivio possiede una collezione di poster e archivi di filmati e fotografie. La vasta collezione di immagini devozionali e santini offre un’idea interessante dell’evoluzione delle convinzioni religiose e delle presentazioni iconografiche.

Inoltre devono essere anche citate le vaste collezioni della Erfgoedbibliotheek (Biblioteca patrimoniale), che possiede attualmente 300.000 volumi e 15.000 riviste. Il centro si pone l’obiettivo di conservare almeno una copia di tutte le pubblicazioni stampate da istituti religiosi, ma anche quelle di case editrici cattoliche o protestanti, messali, breviari, testi rituali, libri del catechismo nella lingua del popolo, etc. Così il centro possiede l’intera collezione delle edizioni dell’abbazia di Averbode (De Goede Pers, cioè La Buona Stampa, giornalini per bambini e giovani e letteratura), del Davidsfonds, Carmelitana, l’Abbazia di Maredsous, etc.) ma anche i settimanali cattolici come Le Patriote Illustré o il giornale parrocchiale Kerk en Leven (Chiesa e Vita ndr). Il centro come biblioteca patrimoniale pone la sua attenzione sulla collezione e la conservazione della letteratura cosiddetta grigia, cioè quelle pubblicazioni che i membri delle organizzazioni cristiane ricevevano ma che spesso non conservavano. In questo senso KADOC è una memoria per il domani.

Se si vuole sapere di più sulla collezione, ci si può rivolgere al sito www.kadoc.kuleuven.be

Naturalmente questi archivi non possono essere consultati da tutti. Perciò vengono applicate regole internazionali. Per la tutela della privacy, dossiers che contengono dati personali rimangono chiusi per cento anni. Gli istituti religiosi, le organizzazioni o le famiglie restano proprietari dei loro archivi e sono loro che decidono se il materiale depositato può essere accessibile.

Molta attenzione viene data alla devozione popolare.

Giusto. Vi ho appena indicato la vasta collezione di stampe devozionali e santini (centinaia di migliaia), ma anche la collezione di bandiere e stendardi di organizzazioni cristiane, gagliardetti di pellegrinaggi, canti popolari dei pellegrini, etc. Una meravigliosa collezione di immagini di pellegrinaggi mariani da tutto il paese, proveniente dai Padri Montfortani. In mezzo a queste immagini si trovano perle di iconografia. In relazione a ciò il centro ha anche pubblicato degli studi sulla ricca cultura dei pellegrinaggi e delle processione nelle Fiandre (Belgio) e sui rituali della vita e le abitudini popolari a loro connesse (nascita e battesimo, prima comunione e cresima, matrimonio, funerale).

Una particolarità nell’archivio continuamente in crescita del KADOC sono le vesti (con annessi e connessi, anche eventuali veli omerali e pluviali) di alcune congregazioni precedenti al Concilio Vaticano II.

Quando l’archivio di una provincia o di un generalato di un istituto religioso viene dismesso lo conserviamo interamente noi, incluso anche le pubblicazioni dell’istituto (per es. annuari, riviste degli amici, etc.) ma anche gli scritti e le pubblicazioni dei membri. Ma vengono conservati con attenzione anche foto e film (per es. i film della missione di un istituto missionario) e i diversi abiti, calzature, cinture e strumenti di penitenza che possedeva l’istituto. Queste collezioni sono molto apprezzate, come dimostra una serie che attualmente è in programma presso la VRT (televisione pubblica fiamminga ndr) con il titolo di “Nonkel Pater”, nella quale viene mostrata una serie di frammenti provenienti dalla nostra collezione dei film della missione.

[La seconda ed ultima parte verrà pubblicata domani, martedì 3 aprile]

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ZENIT Staff

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