Josef Dabrowski, il ferroviere di Dio

Carcere e persecuzioni gli hanno fatto conoscere Cristo

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di Antonio Gaspari

RIMINI, venerdì, 26 agosto 2011 (ZENIT.org).- Nel presentare l’incontro “Giovanni Paolo II: quell’uomo afferrato da Cristo” Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione ha detto: “Papa Wojtyla ci ha testimoniato con la sua vita che cosa può diventare un uomo se si lascia trascinare, afferrare dall’incontro cristiano”.

Testimone d’eccezione all’incontro, che si è svolto al Meeting di Rimini il 22 agosto, è stato Josef Dabrowski, presidente nazionale dei ferrovieri cattolici in Polonia. Dabrowski ha raccontato di come ha conosciuto Wojtyla, dell’amicizia che lo ha legato a quell’uomo che sarebbe diventato Pontefice e di come questi gli ha cambiato la vita.

Alle domande su come aiutare la Chiesa e il Papa nella sua missione, Giovanni Paolo II rispondeva “per essere testimoni di Cristo, bisogna mettersi alla sua scuola, penetrare tutto il suo mistero. Non si può mostrare Cristo agli altri senza stare in ginocchio davanti al Signore”.

A questo proposito il presidente nazionale dei ferrovieri cattolici ha raccontato di aver imparato l’importanza della preghiera e l’approfondimento della parola di Dio, proprio nel momento più drammatico per la Polonia e cioè quando è stata introdotta la legge marziale. Era il 13 dicembre 1981.

Essendo tra gli oppositori del regime è stato arrestato e messo in prigione per cinque mesi. In quel periodo ho avuto modo di leggere il Vangelo e pregare, e così ha scoperto l’efficacia della preghiera nella vita personale e nel rapporto con gli altri.

Ha spiegato Dabrowski: “prima non avevo tempo da dedicare a Dio. Con il carcere Dio mi ha dato cinque mesi per la mia conversione. Ho capito che con Dio il tempo non è perduto e il Vangelo è diventato il pane della mia vita”.

“Mentre all’inizio mi lamentavo della prigione come di un castigo – ha continuato -, quando sono uscito ho ringraziato la polizia segreta perché mi ha regalato cinque mesi con Cristo. I poliziotti pensavano che fossi fuori di testa”.

Appena uscito dal carcere il ferroviere è stato licenziato e messo sotto controllo. Costretto in una stanza dove, dalle sette del mattino alle tre del pomeriggio, non aveva nulla da fare.

Ed anche in quest’occasione impara a recitare il rosario, una preghiera di cui non aveva compreso il senso e che invece gli ha permesso di stare vicino a Gesù tramite l’intercessione di Maria.

“La preghiera – ha rivelato il presidente dei ferrovieri cattolici – mi ha aiutato moltissimo perché mi ha permesso di non cadere vittima della spirale dell’odio. Grazie alla conversione e alla preghiera Dio mi ha aiutato perché l’odio non vincesse mai più nella mia vita”.

Caduto il comunismo Dabrowski è stato eletto in Parlamento per quattro anni. La politica ed i lavori parlamentari non hanno intralciato il suo cammino di fede, così in questo periodo ha conosciuto “la bellezza dell’Eucaristia” frequentando assiduamente la Cappella del Santissimo.

“Avevo bisogno di sostare a lungo lì davanti, in ginocchio, prima delle decisioni da prendere”, ha raccontato ed ha aggiunto che “molti dei mali che coinvolgono i nostri uomini politici derivano dal fatto che stanno poco in ginocchio davanti al Santissimo”.

“Per essere testimoni di Cristo bisogna mettersi alla sua scuola, e penetrare tutto il suo mistero”, ha sottolineato Dabrowski, perché “non si può mostrare Cristo agli altri senza stare in ginocchio davanti al Signore”.

All’incontro è intervenuto anche il Vescovo di San Marino – Montefeltro, monsignor Luigi Negri, il quale riprendendo gli insegnamenti di Giovanni Paolo II ha sostenuto che “il beato polacco è stato un grande uomo di cultura perché è sempre partito dall’uomo in carne ed ossa e si è rivolto all’uomo concreto”.

“Giovanni Paolo II – ha precisato monsignor Negri – da grande educatore quale era, ha voluto riaprire il dialogo fra il cuore di Cristo e il cuore dell’uomo. Così facendo papa Wojtyla ha coinvolto la gente dentro un cammino che faceva penetrare di più il mistero di Cristo”.

“Tutta la vita cristiana – ha concluso il Vescovo di San Marino-Montefeltro – è un movimento dell’intelligenza e del cuore dietro Cristo. La Chiesa stessa, come ricordava questo grande Pontefice, è movimento in vista della missione che deve compiere nel mondo, al fine di mostrare agli uomini la vita bella di Dio”.

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ZENIT Staff

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