John Henry Newman, “dottore della Chiesa”, ricorda Benedetto XVI

“Ponte tra anglicani e cattolici”, dice ai giornalisti

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EDIMBURGO, giovedì, 16 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha definito il Cardinale John Henry Newman, C.O. (1801-1890), teologo che beatificherà questa domenica al culmine del suo viaggio nel Regno Unito, “dottore della Chiesa” e “ponte tra anglicani e cattolici”.

Il Pontefice ha tracciato un profilo personale di questa figura di spicco del Movimento di Oxford durante la conferenza stampa che ha offerto ai 70 giornalisti che lo accompagnavano sul volo Roma-Edimburgo questo giovedì mattina.

Newman, ha detto, è un uomo moderno – “con tutti i dubbi e i problemi del nostro essere di oggi”-, un uomo di “cultura grande” – di “conoscenza dei grandi tesori della cultura dell’umanità” – e di “vita spirituale con Dio”.

Questi tre elementi, ha sottolineato, “danno a quest’uomo un’eccezionale grandezza per il nostro tempo; è una figura di dottore della Chiesa per noi tutti e anche un ponte tra anglicani e cattolici”.

Non era la prima volta che Joseph Ratzinger definiva così Newman. Il 28 aprile 1990, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un discorso pronunciato in occasione del centenario della morte del Cardinale inglese aveva parlato di lui come di un “grande dottore della Chiesa”.

“È un uomo di una grande spiritualità, di un grande umanesimo, un uomo di preghiera, di una relazione profonda con Dio e di una relazione propria, perciò anche di una relazione profonda con gli altri uomini del suo tempo”, ha sottolineato il Papa.

Newman è soprattutto “un uomo moderno che ha vissuto tutto il problema della modernità, che ha vissuto anche il problema dell’agnosticismo, il problema dell’impossibilità di conoscere Dio, e di credere”.

“Un uomo che era in tutta la sua vita in cammino, in cammino di lasciarsi trasformare dalla verità in una ricerca di grande sincerità e di grande disponibilità, di conoscere meglio e di trovare e di accettare la strada che dà la vera vita”.

“Questa modernità interiore della sua vita implica la modernità della sua fede. Non è una fede in formule del tempo passato, ma una fede personalissima, vissuta, sofferta, trovata in un lungo cammino di rinnovamento e di conversioni”, ha concluso il Papa sottolineando quest’ultima parola al plurale.

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ZENIT Staff

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