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Istruzione "Ecclesiae Sponsae Imago": "Frutto di una grande consultazione, un lavoro sinodale"

Oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo – Presentazione dell’Istruzione “Ecclesiae Sponsae Imago” sull’ “Ordo Virginum”

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Presentazione del Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Em.mo Card. João Braz de Aviz
«Le vergini consacrate sono immagine della Chiesa sposa di Cristo», in questo modo il decreto della Sacra Congregazione per il Culto Divino che, su mandato del Beato Paolo VI, promulgò il nuovo Rito della Consacrazione delle vergini, presentava le donne consacrate nell’Ordo virginum. Era il 31 maggio 1970. Come accadeva nelle comunità apostoliche e in epoca patristica, dopo secoli era concessa la possibilità di ricevere questa consacrazione anche alle donne che restano nel proprio ordinario contesto di vita, e non più riservata alle monache.
L’Istruzione Ecclesiae Sponsae Imago, che la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica oggi presenta, riprende quella definizione. Dopo il Rito liturgico e le norme in esso contenute, l’Istruzione è il primo documento della Sede Apostolica che approfondisce la fisionomia e la disciplina di questa forma di vita.
Tra due anni, nel 2020, il Rito ripristinato celebrerà il 50 anniversario: nel mezzo secolo trascorso, con la riscoperta della Chiesa particolare, questa peculiare vocazione femminile è stata conosciuta ed amata in tutto il mondo. Le vergini consacrate sono presenti in tutti i Continenti, in numerosissime Diocesi, e offrono la propria testimonianza di vita in ogni ambito della società e della Chiesa.
Nel 2016, durante l’Anno della Vita Consacrata una statistica approssimata per difetto stimava la presenza di oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo, in continua crescita. L’Istruzione sull’Ordo virginum intende rispondere alle richieste che numerosi Vescovi e vergini consacrate in questi anni hanno presentato alla Congregazione per la vita consacrata circa la vocazione e la testimonianza dell’Ordo virginum, la sua presenza nella Chiesa e universale, e – in particolare – sulla formazione e il discernimento vocazionale.
Ecclesiae Sponsae Imago vuole aiutare a scoprire la bellezza di questa vocazione, e contribuire a mostrare la bellezza del Signore che trasfigura la vita di tante donne che quotidianamente ne fanno esperienza. Esprimo oggi un auspicio, quello di organizzare e veder convenire a Roma le vergini consacrate di tutto il mondo per un nuovo incontro internazionale nel 2020, per celebrare con Pietro il 50 anniversario del Rito.
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Presentazione del Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, S.E. Mons. José Rodríguez Carballo, O,F.M.
Giunti alla vigilia della celebrazione del cinquantesimo anniversario del ripristino dell’antico Ordo virginum, voluto dal Beato Paolo VI nel 1970, e considerando il grande sviluppo di questa forma di vita consacrata in tutto il mondo, la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha inteso offrire a tutti Vescovi, alle vergini consacrate, alle donne in formazione e a quanti sono interessati a questa peculiare vocazione un documento di indirizzo e promozione.
L’Istruzione Ecclesia Sponsae Imago sull’Ordo virginum è frutto di una grande consultazione, un lavoro sinodale che ha visto la partecipazione di Vescovi, vergini consacrate ed esperti di ogni parte del mondo, che hanno offerto il proprio contributo per mettere in luce le specificità e le ricchezze di questa forma di vita consacrata.
Il contesto in cui si pone il documento, le ragioni della sua pubblicazione e i suoi obiettivi sono delineati nell’Introduzione, dopo un’ampia premessa di carattere storico, rivolta a evidenziare le peculiarità dell’Ordo virginum e la sua originale configurazione ecclesiale.
Alcuni passi del Nuovo Testamento testimoniano che già nelle comunità apostoliche erano presenti donne che, accogliendo il carisma della verginità, lo abbracciavano come stabile condizione di vita per occuparsi con cuore indiviso delle cose del Signore. Insieme con le altre forme di vita ascetica, la scelta della verginità fiorì spontaneamente in tutte le regioni nelle quali il cristianesimo si diffondeva, assumendo le caratteristiche di uno stato di vita pubblicamente riconosciuto nella Chiesa come Ordo virginum, con espressione analoga a quelle usate per indicare gli altri Ordines (Ordo episcoporum, Ordo presbyterorum, Ordo diaconorum, Ordo viduarum).
Rifacendosi all’insegnamento paolino, i Padri riferivano anche alle vergini cristiane il titolo di sponsa Christi, che è proprio della Chiesa: in loro, infatti, vedevano riflessa l’immagine della Chiesa, vergine perché conserva integra la fede, sposa perché indissolubilmente unita a Cristo suo Sposo, madre perché il Crocifisso Risorto genera in lei la vita nuova secondo lo Spirito. Nel periodo delle persecuzioni numerosissime vergini cristiane affrontarono il martirio; in seguito la loro scelta verginale continuò ad essere circondata di particolare stima e considerazione.
Fin dal IV secolo l’ingresso in questo stato di vita avveniva tramite il solenne rito della consecratio virginum, presieduto dal Vescovo diocesano. Le vergini consacrate restavano nel proprio ambiente familiare e sociale, e partecipavano attivamente alla vita della comunità cristiana radunata attorno al Vescovo, manifestando il carattere escatologico della Chiesa, la Sposa purificata e resa santa dall’amore dello Sposo, vigile nell’attesa del suo ritorno glorioso e anticipatrice dell’incontro con Lui.
Durante il medioevo, con l’affermarsi del monachesimo e per complesse ragioni storiche e culturali, le vergini consacrate si riunirono progressivamente nei monasteri e nella legislazione canonica lo stato di vita consacrata femminile venne a identificarsi con la vita contemplativa claustrale. Il rito della consecratio virginum, utilizzato soltanto in alcuni monasteri, si arricchiva nella sua forma celebrativa, ma l’appartenenza alla comunità monastica faceva venir meno il radicamento nella comunità cristiana, caratteristico dell’età primitiva e patristica, con il suo diretto riferimento all’autorità episcopale. Salvo rarissime eccezioni, questa situazione perdurò fino al Concilio Vaticano II.
L’impulso di rinnovamento ecclesiale che precedette il Concilio suscitò un nuovo interesse anche nei confronti del rito della consecratio virginum e pose i presupposti per la sua revisione, poi disposta da Sacrosanctum Concilium, n. 80. Su speciale mandato del Beato Paolo VI, il 31 maggio 1970 la Sacra Congregazione per il Culto Divino promulgò il nuovo Ordo Consecrationis Virginum, nel quale veniva prevista la possibilità di consacrare anche donne che restano nel proprio ordinario contesto di vita, secondo le modalità dell’antico Ordo virginum. Lo stesso testo liturgico e le norme in esso contenute delineano negli elementi essenziali la fisionomia e la disciplina di tale forma di vita consacrata, il cui carattere istituzionale – proprio e distinto da quello degli Istituti di vita consacrata – è stato successivamente confermato per la Chiesa latina dal Codice di Diritto Canonico nel can. 604.
Ripresa dopo molti secoli e in un contesto storico, sociale ed ecclesiale radicalmente mutato, questa consacrazione ha rivelato una sorprendente forza di attrazione. Oggi, non essendo ancora trascorsi cinquanta anni dalla promulgazione dell’Ordo Consecrationis Virginum, ci sono vergini consacrate nei cinque continenti, in moltissime diocesi, in contesti ecclesiali e sociali molto diversi tra loro.
Durante l’Anno della Vita Consacrata, una statistica sicuramente approssimata per difetto stimava la presenza di oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo. Numerosissimi sono i Vescovi diocesani che hanno promosso la ricomparsa di questa forma di vita consacrata, direttamente affidata alla loro cura pastorale. La Congregazione per la vita consacrata, che secondo le proprie competenze ha rivolto ad essa un’attenzione costante, con l’Istruzione Ecclesiae Sponsae Imago intende rispondere alle richieste, giunte da più parti, di indicazioni che orientino l’azione dei Vescovi diocesani nella cura pastorale dell’Ordo virginum.
L’elaborazione del documento ha fatto tesoro dell’esperienza di questi decenni, da cui appare chiaramente che l’identità dell’Ordo virginum deve essere custodita rispettando e valorizzando la diversità dei contesti ecclesiali, culturali e sociali in cui il carisma si esprime, e tenendo conto delle situazioni locali. L’Istruzione si sviluppa in tre parti: La vocazione e la testimonianza dell’Ordo virginum; La configurazione dell’Ordo virginum nelle Chiese particolari e nella Chiesa universale; Il discernimento vocazionale e la formazione per l’Ordo virginum.
A partire dal fondamento biblico e cristologico della verginità consacrata, e avendo come costante riferimento il rito di consacrazione, la prima parte presenta il carisma, la fisionomia spirituale e la forma di vita assunta dalle donne che costituiscono l’Ordo virginum. è messa in evidenza l’inscindibile connessione tra la consacrazione battesimale, che inserisce nella trama generativa e fraterna delle relazioni ecclesiali, e la consacrazione verginale, per la quale la donna è costituita segno escatologico della Chiesa sposa e nella condizione verginale si apre al dono della maternità spirituale.
L’Istruzione sottolinea l’assoluta gratuità e il profilo mariano di questa vocazione, ricordando che la Vergine Madre di Dio è la Virgo virginum, madre, sorella e maestra delle vergini consacrate. Chiamate nella sequela Christi ad abbracciare il suo stile di vita casto, povero e obbediente, le consacrate si dedicano alla preghiera, alla penitenza, alle opere di misericordia e all’apostolato, ciascuna secondo i propri carismi, accogliendo il Vangelo come regola fondamentale per la loro vita.
L’elemento peculiare dell’Ordo virginum, per cui si distingue dagli Istituti di vita consacrata, è che il carisma della verginità si armonizza con il carisma proprio di ciascuna consacrata, dando luogo ad una grande varietà di risposte alla vocazione, in una libertà creativa che esige senso di responsabilità ed esercizio di un serio discernimento spirituale. Pur potendo attingere alla ricchezza delle diverse spiritualità presenti nella Chiesa, il carisma verginale è plasmato innanzitutto dalla meditazione orante della Parola di Dio, dalla celebrazione dei Sacramenti e della Liturgia delle Ore: trovano così unità e orientamento non soltanto le altre pratiche di preghiera e di ascesi, ma anche il loro concreto “farsi prossimo” nei confronti delle donne e degli uomini del proprio tempo. La consacrazione, infatti, le riserva a Dio senza distoglierle dall’ambiente nel quale vivono.
Possono vivere da sole, in famiglia, insieme ad altre consacrate o in altre situazioni favorevoli alla espressione della loro vocazione e all’attuazione del loro concreto progetto di vita. Provvedono al proprio sostentamento con i frutti del proprio lavoro, che scelgono liberamente e nel quale si mettono a servizio del progresso integrale della società. Mantenendo uno sguardo contemplativo sulla realtà, sono partecipi delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini del proprio tempo, specialmente dei più poveri, e contribuiscono al rinnovamento della cultura secondo lo spirito del Vangelo.
Nella seconda parte, dedicata alla configurazione ecclesiale dell’Ordo virginum, l’Istruzione si concentra sulle concrete implicazioni del radicamento diocesano. È questo uno speciale vincolo di amore e di appartenenza reciproca: la consacrata si riconosce figlia di una Chiesa particolare, condivide la sua storia di santità, e con i propri doni contribuisce alla sua edificazione e partecipa alla sua missione. In questa prospettiva, oltre alla responsabilità pastorale del Vescovo diocesano, si mette in luce che l’appartenenza all’Ordo virginum, pur abitualmente vissuta in condizioni di solitudine, instaura profondi rapporti di comunione. E poiché il radicamento diocesano non consiste in una chiusura particolaristica entro i confini della diocesi, le consacrate si aprono agli orizzonti della missione universale della Chiesa e sperimentano forme di comunione anche in ambito sovradiocesano, sia a livello dei raggruppamenti di Chiese particolari, con il sostegno delle rispettive Conferenze Episcopali, sia a livello della Chiesa universale, riferendosi alla Santa Sede e in particolare al nostro Dicastero.
Alla luce del radicamento diocesano, la seconda parte dell’Istruzione considera poi la permanenza temporanea e i trasferimenti in altra diocesi; l’eventuale costituzione di fondazioni per il sostegno economico dell’Ordo virginum o di associazioni e le esperienze di vita comune; l’eventuale coinvolgimento in altre aggregazioni ecclesiali; le diverse ipotesi di separazione dall’Ordo virginum.
La terza parte dell’Istruzione individua i principi e i criteri fondamentali per il discernimento vocazionale, la formazione previa alla consacrazione e la formazione permanente. Quanto precedentemente illustrato circa l’Ordo virginum viene riproposto in chiave pedagogica, evidenziando il primato dell’azione dello Spirito santo, la responsabilità delle donne chiamate a questa vocazione, il senso ecclesiale dei processi di discernimento e formazione.
In particolare è delineato il ruolo del Vescovo diocesano, cui spetta discernere la vocazione delle aspiranti e delle candidate; provvedere affinché ciascuna possa ricevere un’accurata formazione iniziale; portare a compimento il discernimento relativo alla ammissione alla consacrazione; presiederne la celebrazione e successivamente accompagnare e sostenere il cammino di formazione permanente delle consacrate. Per svolgere questi compiti tanto importanti e impegnativi, il Vescovo dovrà valorizzare le risorse presenti in diocesi, in primo luogo l’esperienza e la competenza delle stesse vergini consacrate, e attivare le opportune collaborazioni per impostare in modo efficace i percorsi di discernimento vocazionale e di formazione, così da evitare la genericità, la disorganicità, la fretta, il rischio di un’eccessiva uniformità che non sarebbe rispettosa della singolarità di ogni vocazione, e l’opposto rischio dell’individualismo che minerebbe non soltanto l’acquisizione del senso di appartenenza all’Ordo virginum, ma più profondamente la comprensione del valore ecclesiale di questa consacrazione.
Concludo con due brevi considerazioni. L’aver riproposto questa forma di vita nella Chiesa sembra un anacronismo, ma è un atto di fiducia nell’azione dello Spirito, che sta conducendo molte donne ad accogliere e interpretare tale vocazione alla luce del cammino compiuto dalla Chiesa nei secoli e secondo le esigenze dell’attuale contesto storico: si tratta di una vera via di santificazione, affascinante ed esigente.
Infine, la ricomparsa, dell’Ordo virginum, vocazione specificamente femminile, è un dato significativo, non soltanto per la comprensione e la valorizzazione della presenza delle donne nel popolo di Dio, ma anche e più radicalmente in ordine all’approfondimento della coscienza che la Chiesa ha di se stessa come Sposa di Cristo, popolo di Dio che nella storia cammina verso il compimento escatologico. Con fiducia e speranza affidiamo quindi all’intercessione della Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, tutto l’Ordo Virginum e le donne che in futuro vi apparterranno, insieme con la recezione di questa Istruzione.

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ZENIT Staff

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