Martello del giudice

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Israele: due estremisti incriminati per uccisione di una famiglia palestinese

Il rogo avvenne il 31 luglio a Duma, in Cisgiordania. Resta alta la tensione: aggrediti due militari israeliani e assaltato un villaggio palestinese

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Dopo cinque mesi, due giovani israeliani sono stati incriminati oggi per il rogo in cui il 31 luglio scorso a Duma, in Cisgiordania, morirono tre membri di una famiglia palestinese, tra i quali un bambino di un anno e mezzo. Uno dei due giovani, 21enne, è stato accusato di omicidio. L'altro, minorenne, di complicità in omicidio.  In uno dei muri delle case date alle fiamme gli aggressori scrissero in ebraico “Viva il re Messia” e “vendetta”. Testimoni oculari palestinesi raccontarono alle autorità che gli aggressori erano tre o quattro.

I giudici israeliani hanno emesso anche altre condanne. Appartenenti a una “organizzazione terroristica”, ispirata ad una “ideologia razzista e nazionalista”. Questa l'accusa, secondo quanto riferito da Radio Gerusalemme, mossa verso altri tre israeliani, che sono stati incriminati per vari episodi di violenza, fra cui uno a danno della Chiesa della Dormizione a Gerusalemme.

La tensione, in Israele, resta altissima. Una soldatessa israeliana, di guardia alla Grotta dei patriarchi per gli ebrei o Moschea di Abramo per i musulmani, a Hebron, è stata ferita in un conflitto a fuoco. Secondo le autorità, a spararle sarebbe stato un cecchino appostato in uno dei palazzi adiacenti. Poche ore dopo, un altro israeliano è stato aggredito da un uomo armato di coltello (che è poi riuscito a fuggire) a una fermata dell’autobus nel rione di Armon ha-Nat a Gerusalemme. Proseguono intanto le ricerche del 29enne accusato di essere l'autore di un attentato in un pub di Tel Aviv nel quale hanno perso la vita due persone.

Senza vittime invece l'attacco della scorsa notte a una abitazione nel villaggio palestinese di Beit Furik (Nablus) da parte di quattro coloni ebrei. Gli aggressori, secondo quanto riferito da un funzionario dell'Anp, sarebbero stati messi in fuga da alcuni abitanti del villaggio allarmati dal lancio di sassi e dalle grida di slogan minacciosi.

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ZENIT Staff

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