Isis: terza decapitazione in un mese. Questa volta è il britannico David Haines

L’ostaggio era un cooperante delle ong che aveva aiutato i musulmani in Croazia. Il premier Cameron: “Sono dei mostri”. Obama annuncia invece la coalizione internazionale che annienterà i terroristi

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Non si fermano le brutalità dell’Isis: dopo le decapitazione dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff, ieri il boia britannico – soprannominato “John il Jihadista” – ha riservato la stessa tragica morte a David Haines, un cooperante inglese esperto della sicurezza delle Ong. Come nei precedenti casi, l’esecuzione è stata filmata e inviata in mondovisione; subito dopo aver decapitato il giovane, l’assassino ha minacciato di ammazzare un altro prigioniero britannico, il 47enne Alan Henning. 

La nuova vittima dell’Isis era un ex militare che nella sua carriera si era speso per aiutare i musulmani, soprattutto quelli della Croazia, lavorando alla ricostruzione di comunità distrutte dalla guerra civile. Un suo ex collega aveva raccontato infatti che Haines era considerato una sorta di eroe per la sua disponibilità e il suo impegno, tanto che per lui era stato coniato il soprannome di ”scozzese matto”.

“Aiutava tutti, i serbi, i croati, i musulmani. Voleva solo migliorare le loro vite. Mi ha molto sorpreso quando ho saputo che l’avevano rapito dopo quello che ha fatto per i musulmani”, ha dichiarato il suo ex collega al Telegraph. Il 44 enne, sposato, con due figlie di 17 e 4 anni, durante la sua carriera al servizio delle ong, era stato in molti Paesi segnati da conflitti, tra cui Libia e Sud Sudan. Prima di scegliere questa strada era stato un militare al servizio di Sua Maestà per 12 anni.

Attualmente lavorava per la Ong francese Acted. Secondo la stampa britannica, sarebbe stato rapito nel marzo 2013, nel campo di Atmeh, a nord della Siria, col cooperante italiano Federico Motka, liberato invece lo scorso maggio.

Questo terzo caso di violenza in un mese ha fatto rabbrividire il mondo, in particolare la Gran Bretagna e gli Stati Uniti che si sono trovate uniti, come già accaduto nella storia, nella lotta contro un nemico comune. Durissime le parole del primo ministro britannico David Cameron verso questo “atto di barbarie perpetrato da mostri, non da musulmani” che nulla hanno a che fare con l’Islam, ha detto.

Parlando ieri a Downing Street, il premier espresso a nome della Gran Bretagna il profondo “disgusto” verso gli atti compiuti da un loro connazionale, ovvero il presunto ‘boia’ inglese – dato il suo accento – che ha ucciso con le sue mani i tre uomini. L’omicida è “del tutto opposto a quello che la Gran Bretagna rappresenta”, ha dichiarato Cameron, definendo invece David Haines “un eroe”.

Sulla stessa linea, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha condannato il “gesto spregevole”, ribadendo che Londra e Washington sono “pronti a tutto” per “scovare gli assassini” e annientarli. “Lavoreremo con il Regno Unito e con un’ampia coalizione di Nazioni per portare i responsabili di questo atto barbaro davanti alla giustizia e per indebolire e distruggere questa minaccia ai popoli dei nostri Paesi, della regione e del mondo”, ha tuonato il presidente Usa.

Sembra infatti prendere sempre più forma la coalizione internazionale voluta dal Segretario di Stato americano John Kerry per distruggere l’Isis, a cui partecipa anche l’Italia.  Lo scenario è in continua evoluzione. Lo stesso Cameron ha fatto riferimento a un’ampia alleanza che lavorerebbe meglio se sostenuta dall’Onu, anche se quest’ultimo – ha soggiunto – “non è indispensabile”.

Secondo diverse fonti internazionali, inoltre, alla coalizione hanno aderito diversi Paesi arabi che si sono dichiarati pronti anche a bombardare al più presto i miliziani del sedicente Stato islamico, offrendo la loro disponibilità sia agli Usa che a Baghdad a compiere azioni più aggressive. Per ora sembrano esserci solo i raid aerei americani annunciati da Obama, sostenuti da Londra con aerei Tornado e velivoli per la sorveglianza. Non è previsto invece il dislocamento di truppe di terra.

Prima di agire, tuttavia, bisogna risolvere alcune questioni interne alla coalizione; in primis i riscatti che sembra che alcuni Paesi abbiano pagato ai terroristi per liberare i propri cittadini. Un fatto che – a detta di Obama e Cameron – renderebbe vani gli sforzi dell’alleanza. 

La strategia e le misure da adottare contro l’Isis dalla coalizione internazionale in ogni caso verranno delineate oggi durante la conferenza internazionale di Parigi alla quale parteciperanno 20 Paesi tra cui l’Italia rappresentata dal ministro degli Esteri Federica Mogherini. 

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ZENIT Staff

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