Iraq: giovani decapitati perché non hanno rinnegato di amare Gesù

La ferocia dell’Isis ha colpito quattro adolescenti che si sono rifiutati di dire “Allah è l’unico Dio e Maometto il suo profeta”. I miliziani pubblicano intanto un manuale su come trattare le schiave sessuali

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È quasi con le lacrime agli occhi che il canonico Andrew White, pastore della piccola comunità anglicana della chiesa di San Giorgio di Baghdad, racconta una recente atrocità (l’ennesima) commessa dai miliziani dell’Isis ai danni di quattro giovanissimi cristiani nei pressi di Mosul.

In un video diffuso dal Christian Broadcasting Network e ripreso da Marco Tosatti su La Stampa, White racconta che quattro giovani cristiani, tutti con meno di quindici anni, sono stati catturati dai terroristi, che hanno chiesto loro di pronunciare la shahada, la testimonianza di fede nell’Islam: “Testimonio che non c’è Dio se non Allah e che Maometto è il suo profeta”. I quattro hanno risposto “No, noi amiamo Gesù”. Al protrarsi della richiesta, la risposta dei giovanissimi non si è lasciata scalfire: “No, non possiamo farlo”. E così, i miliziani dell’Isis li hanno decapitati.

Questa terribile notizia fa il paio con quella pubblicata dal Mail online, secondo cui i capi dell’Isis hanno diffuso tra i propri sottoposti un manuale che prescrive i casi in cui è legittimo picchiare le donne rapite o fare sesso con loro e in quali circostanze è permesso usare violenza anche a bambine che non hanno raggiunto l’età della pubertà.

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ZENIT Staff

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