Peshmerga throw away the ISIS flag and hang up the Kurdish flag

Peshmerga throw away the ISIS flag and hang up the Kurdish flag - flickr

Iraq: countdown per l'attacco finale a Mosul

Le truppe di Baghdad preparano l’assalto per strappare Ia città dalle mani dell’Isis. I peshmerga curdi intanto guadagnano terreno a est

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Continuano a guadagnare terreno i peshmerga curdi in Iraq che stanno tentando di strappare Mosul al controllo dell’Isis, il capoluogo della provincia di Ninive divenuta dal 2014 roccaforte dello Stato Islamico. Secondo gli esperti, sembra ormai imminente l’attacco finale per riconquistare la città. L’ultimo villaggio conquistato è quello di Qarqashah, che essendo quasi del tutto disabitato permette di essere usato dai peshmerga come una sorta di base militare dalla quale lanciare l’assalto conclusivo.

A luglio le forze governative avevano annunciato la riconquista della più importante base aerea del Paese, nei pressi del villaggio, costruita ai tempi del regime di Saddam Hussein. Tale base – ha dichiarato il premier Haidar Al Abadi – costituirà il quartier generale delle operazioni per l’attacco a Mosul. “La battaglia finale si avvicina — ha detto il primo ministro iracheno poche settimane fa — e segnerà la liberazione di Mosul con la fine dell’organizzazione terroristica militare in Iraq”.

Più nel dettaglio, l’obiettivo principale è di aprire una strada verso la piana di Ninive. Accanto ai peshmerga combatte l’esercito iracheno che proprio ieri ha annunciato la riconquista di quattro villaggi a circa 60 chilometri a sud di Mosul. Secondo un comunicato ripreso da L’Osservatore Romano, l’azione è stata compiuta dalle forze dell’antiterrorismo: gli uomini del Califfo sono stati cacciati dai villaggi di Hawish, Jabla, Ghaziyya e Jawana. Nel comunicato le forze di sicurezza irachene hanno annunciato inoltre i preparativi per porre sotto assedio anche il villaggio di Aljdah.

Negli ultimi mesi l’offensiva dell’esercito iracheno, sostenuti dai raid dell’aviazione statunitense, ha segnato un successo militare dopo l’altro. Sul piano umanitario, la situazione resta invece del tutto critica. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), a causa dell’offensiva su Mosul oltre 100mila civili sono già fuggiti dalle loro case negli ultimi quattro mesi nel nord dell’Iraq.

Gran parte dei profughi interni provengono dalle aree della stessa Mosul e da quella vicina di Shirgat. Ma, secondo il Comitato internazionale della Croce rossa, fino un milione di persone potrebbe fuggire quando verrà lanciata l’offensiva finale per la riconquista di Mosul. Attualmente, secondo l’Unhcr, sono già 3,4 milioni i profughi interni iracheni, di cui 1,8 milioni ammassati nella regione autonoma del Kurdistan. Altri 220.000 sono rifugiati all’estero.

Intanto nel resto del Paese la violenza continua: almeno 18 persone sono morte pochi giorni fa in una serie di attentati avvenuti a poca distanza l’uno dall’altro a Baghdad e nei dintorni della capitale.

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ZENIT Staff

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