Intervento della Santa Sede a sostegno dei diritti delle donne

ROMA, mercoledì, 7 luglio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento pronunciato il primo luglio scorso dall’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, in occasione della sessione sostanziale 2010 del Consiglio economico e sociale, segmento di alto livello, sull’attuazione degli obiettivi e degli impegni concordati a livello internazionale a proposito dell’uguaglianza di genere e della valorizzazione delle donne.

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Presidente,

la sessione di quest’anno è sostanziale e particolarmente pertinente perché prepara il Vertice mondiale sui Millennium Development Goals (Mdg) atteso da tempo. Tutte le donne e le giovani interessate agli Mdg auspicano un maggior riconoscimento del proprio valore e della parità nonché il conferimento di dignità al proprio ruolo nello sviluppo. Qualsiasi deliberazione sulla questione sarà incompleta se non garantirà il progresso delle donne, che sono agenti dinamici di sviluppo nella famiglia, nella società e nel mondo.

Da quando i leader del mondo hanno impegnato i propri governi nell’obiettivo ambizioso di conseguire i Mdg, sono stati compiuti progressi notevoli nell’includere la visione della donna nello sviluppo sia nelle politiche nazionali che in quelle multilaterali. Anche quei Paesi che sono indietro per molti aspetti dello sviluppo  stanno accordando maggiore importanza al ruolo delle donne nella vita pubblica, in particolare nell’arena politica.

La valorizzazione delle donne presuppone una dignità umana universale e, quindi, la dignità  di ogni individuo. Questo concetto implica complementarità fra  uomo e donna, che  significa uguaglianza nelle differenze, laddove uguaglianza e differenza si basano su dati biologici, espressi tradizionalmente dalla sessualità maschile e femminile e sul primato della persona. Il concetto riguarda anche i ruoli da assumere e le funzioni da svolgere nella società. A questo proposito, l’uguaglianza non è uniformità e la differenza non è ineguaglianza.

La valorizzazione delle donne per lo sviluppo significa anche riconoscere i doni e i talenti di ogni donna ed è riaffermata attraverso l’offerta di migliori assistenza sanitaria, educazione e pari opportunità. La valorizzazione delle donne e il rispetto della loro dignità  significano anche onorare la loro capacità di servire e di dedicarsi alla società e alla famiglia attraverso la maternità che implica un amore abnegato e accudente. L’altruismo, la dedizione e il servizio agli altri sono aspetti sani e contribuiscono alla dignità personale. Se l’amore per la vita domestica  si può considerare  un dono particolare delle madri nell’alimentare un autentico rapporto interpersonale nella famiglia e nella società, allora si presterà l’attenzione che giustamente meritano a un’organizzazione del lavoro conciliabile con la famiglia, a congedi per motivi di famiglia e alla ridistribuzione del  fardello del lavoro non retribuito.

La Santa Sede osserva con preoccupazione che le ineguaglianze fra individui e  fra Paesi prosperano e che persistono varie forme di  discriminazione, sfruttamento e oppressione delle donne e delle giovani, che devono essere affrontate attraverso l’offerta di misure di tutela sociale adeguata a loro secondo il contesto nazionale.

Nel settore sanitario bisogna eliminare le ineguaglianze fra uomini e donne e aumentare la capacità di queste ultime di prendersi cura di se stesse, soprattutto ricevendo un’adeguata assistenza sanitaria. Studi scientifici hanno mostrato un miglioramento notevole  nella riduzione della mortalità materna e infantile, rivelando l’importanza della complementarità nell’investire in altre aree importanti per le donne e per le giovani, fra cui l’alimentazione, la salute generale e l’educazione. Il vero progresso delle donne non si raggiunge concentrandosi su una specifica questione sanitaria, tralasciando le altre, ma promuovendo la loro salute generale. Questo implica necessariamente una maggiore attenzione verso malattie specificatamente femminili.

La valorizzazione economica delle donne è essenziale per lo sviluppo economico della famiglia e della società. L’accesso alla terra e alla proprietà, al credito, alle pari opportunità relativamente ai servizi finanziari per le donne contribuiranno a garantire la loro stabilità economica. In questo processo, la famiglia e la comunità devono sostenere questa impresa. Non va trascurata la dimensione etica dello sviluppo delle donne, della loro valorizzazione economica nonché del servizio che rendono alla famiglia.

In modo tragico, la violenza contro le donne, in particolare fra le mura domestiche e sui luoghi di lavoro e la discriminazione in campo professionale, anche per quanto riguarda la retribuzione e la pensione, sono preoccupazioni crescenti. Grazie a politiche nazionali adeguate e a sistemi legali, gli autori di violenza devono essere assicurati  alla giustizia e le donne devono avere la possibilità di una riabilitazione. Alle donne e alle ragazze bisogna garantire il pieno godimento dei diritti civili, politici,  economici, sociali e culturali, inclusi il pari accesso all’educazione e all’assistenza sanitaria.

La mia delegazione sostiene le iniziative a favore di questi diritti, in particolare delle donne immigrate, rifugiate e disabili. Bisogna promuovere campagne  di sensibilizzazione sui diritti umani, soprattutto per le giovani e per le donne, perfino nei primissimi  giorni di scuola  e anche  attraverso un’educazione non formale. La società civile  e le Ong, le associazioni femminili e le organizzazioni basate sulla fede  possono contribuire molto alla diffusione della conoscenza dei diritti umani e a un’educazione di qualità.

In conclusione, Presidente, più la dignità delle donne sarà  tutelata e promossa,  più la famiglia, la comunità e la società verranno veramente promosse.

 

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[L’OSSERVATORE ROMANO – Edizione quotidiana – del 8 luglio 2010]

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ZENIT Staff

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