Intervento della Santa Sede a Ginevra sul traffico di persone umane

ROMA, venerdì, 23 settembre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento pronunciato, il 14 settembre, dall’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra, sul traffico delle persone umane, nell’ambito della diciottesima sessione del Consiglio dei Diritti dell’Uomo, in corso a Ginevra.

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Presidente,

il traffico di esseri umani, in particolare di donne e di minori, è divenuto un enorme affare globale che coinvolge molti Paesi di origine, di transito e di destinazione. Le vittime del traffico di persone sono circa tre milioni all’anno, un commercio lucrativo che genera un reddito annuo di più di trenta miliardi di dollari statunitensi. Dopo un viaggio rischioso, queste donne e questi minori sono legati ai loro padroni come schiavi perché vengono privati dei passaporti e di altri documenti e il loro senso di identità viene distrutto. Quel che è nuovo è la globalizzazione di questo commercio, lo sviluppo di un mercato globale che sfrutta la povertà estrema e la vulnerabilità di molte donne e di molti minori che cercano di sfuggire a condizioni intollerabili di miseria e di violenza.

La conseguenza di questa riduzione in schiavitù è la perdita dell’identità psico-fisica, della dignità e della libertà personali. In particolare, in una siffatta violazione sistematica dei diritti umani una donna finisce per considerarsi un oggetto, una cosa, una merce ed è costretta a vivere in una condizione illegale di emarginazione culturale e sociale, svuotata dall’abuso sessuale dei suoi valori più profondi, della propria femminilità, dell’autostima e del suo concetto di amore e di vita. Questo degrado soffoca qualsiasi sogno di un futuro luminoso.

La comunità internazionale e le legislazioni nazionali hanno approvato varie buone misure volte a evitare lo sfruttamento di persone e a offrire rimedio alle vittime di questo traffico. Il commercio di esseri umani, tuttavia, non accenna a diminuire e assume soltanto forme nuove. La povertà endemica e i conflitti armati colpiscono per la maggior parte donne e bambini. La corruzione è un’altra causa che favorisce lo sfruttamento delle persone più vulnerabili. Dunque, l’ignoranza e la mancanza di esperienza delle vittime stesse permette che vengano raggirate e soggiogate come attrezzi per facili guadagni.

Leggi e convenzioni devono essere applicate correttamente se si deve bloccare questo traffico e si devono proteggere le sue vittime. Infatti normative legali indicano direzioni costruttive.

In primo luogo, la prevenzione deve essere prioritaria. Programmi di informazione e formazione nei Paesi di origine, spesso generosamente offerti da comunità confessionali, intendono evitare l’esodo verso Paesi più ricchi, però una prevenzione più efficace può e deve essere messa in pratica eliminando la richiesta di servizi sessuali e promuovendo la creazione di una nuova cultura nella quale le relazioni interpersonali fra uomo e donna siano basate sul rispetto reciproco e non sulla mercificazione del corpo.

In secondo luogo, iniziative concrete vengono indicate per la tutela e la reintegrazione sociale delle vittime di questo traffico, in particolare di quanti chiedono aiuto per uscire dalla condizione di sfruttamento e di schiavitù in cui si trovano. Migliaia di giovani donne, per esempio, sono state accolte in case-famiglia create per ospitarle una volta fuggite dai loro sfruttatori. Le giovani donne trovano in queste case protezione, guida e un ambiente amichevole, elementi che promuovono il loro ritorno a una situazione più umana, normale, e anche spirituale e legale. Vengono aiutate a guarire le ferite causate dal loro sfruttamento e a divenire di nuovo protagoniste del proprio futuro. Per esempio, le buone prassi esistenti portate avanti da religiose diffuse nei vari Paesi per un’azione efficiente potrebbero divenire la risposta esemplare a questo problema enorme del traffico di esseri umani.

In terzo luogo, la persecuzione dei trafficanti deve essere rafforzata attraverso l’applicazione corretta ed efficace della legge. I trafficanti hanno guadagnato molto denaro che utilizzano per sfuggire alla legge e anche alle condanne ricevute, e il loro rilascio rapido dal carcere espone le loro vittime ancora una volta a un rischio insieme con le loro famiglie nei Paesi di origine.

Presidente,

per contrastare la piaga del traffico di donne e di bambini con determinazione maggiore e risultati più concreti, è necessaria una convergenza di sforzi: una mentalità che sia incentrata sulla dignità unica di ogni persona, una punizione certa dei trafficanti, la lotta contro la corruzione, un insegnamento corretto nelle scuole sui rapporti reciproci fra uomo e donna, la correttezza dei mezzi di comunicazione sociale nel riportare i danni causati da questo traffico. Infine, è fondamentale la collaborazione fra i vari organismi che si occupano di questo problema. Infatti, mentre la legislazione dovrebbe essere costantemente adattata e adeguata all’evoluzione del fenomeno di questo traffico, la collaborazione fra istituzioni pubbliche e private e il contributo di volontari garantiranno che nessuna persona possa essere comprata o venduta in violazione della sua dignità e dei suoi diritti umani fondamentali perché è creata libera e a immagine di Dio e non per essere trattata come schiava.

[©“L’Osservatore Romano”]

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ZENIT Staff

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