Internet e pornografia

Un rapporto britannico richiede nuove misure

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di Padre John Flynn, LC

ROMA, lunedì, 30 aprile 2012 (ZENIT.org) – E’ stata pubblicata in Inghilterra, il 16 aprile, la relazione finale di un’Inchiesta Parlamentare sulla Child Online Protection. La conclusione è che i Provider di Servizi Internet (ISP) e il governo devono fare di più per tenere al sicuro i bambini durante la navigazione in rete.

Il parlamentare conservatore alla base dello studio, Claire Perry, ha chiesto che i fornitori di Internet offrano ai genitori un modo semplice per filtrare i contenuti per adulti.

“La nostra indagine ha accertato che molti bambini accedono facilmente alla pornografia via Internet, così come ai siti web che mostrano violenza estrema o promuovono autolesionismo e anoressia”, ha detto alla BBC il 18 aprile.

Il rapporto comincia lodando i numerosi benefici di Internet ha, ma, allo stesso tempo, rileva la presenza di aspetti negativi, tra cui il fatto, sempre più evidente, che Internet è divenuta una presenza always-on, attiva, fissa, nella nostra vita.

Molti nell’industria di Internet – osserva il rapporto – dicono che sarebbe meglio installare sui singoli computer controlli o filtri, piuttosto che a livello di ISP, ma questi dispositivi a livello di filtri hanno dei limiti e molti genitori non li usano. L’utilizzo di questi filtri è calato del 10% negli ultimi tre anni e ormai quasi sei bambini su dieci hanno un accesso illimitato.

Di conseguenza sempre più bambini si sono imbattuti, o comunque hanno cercato, materiale pornografico. L’età media in cui un bambino comincia ad utilizzare Internet nel Regno Unito è di 8 anni e molti accedono da soli.

Un sondaggio del 2008 ha rilevato che il 27% dei ragazzi guarda materiale pornografico ogni settimana. Un altro studio ha scoperto che un quarto dei giovani aveva ricevuto posta elettronica porno indesiderata o messaggi istantanei.

Prima dell’inchiesta parlamentare, sia sondaggi che testimonianze avevano espresso seria preoccupazione per la facilità di accesso alla pornografia e alle immagini spesso violente e degradanti disponibili. Inoltre, negli ultimi tempi la quantità di contenuto esplicito è aumentato notevolmente.

Desensibilizzazione

Nell’indagine alcuni testimoni hanno detto che l’uso regolare di materiale pornografico desensibilizza i bambini i giovani ad atti violenti o sessualmente aggressivi, riducendo le inibizioni, rendendoli più vulnerabili agli abusi e allo sfruttamento. Inoltre, l’esposizione alla pornografia conduce i giovani molto presto coinvolgimento sessuale.

In altri settori dei media, governo e industria privata lavorano insieme per proteggere i bambini, attraverso la costituzione delle valutazioni dei film e degli standard pubblicitari.

Il rapporto tuttavia lamentava il fatto che, con Internet, qualsiasi proposta di regolamentare i contenuti prima del punto di consegna viene attaccata come censura.

In ogni caso, alcune iniziative positive sono state prese, spiega il rapporto. Da ottobre di quest’anno i quattro maggiori ISP britannici hanno deciso di attuare nuovi controlli in cui il consumatore deve attivamente scegliere se installare il dispositivo di filtri come parte dell’account nel processo di iscrizione.

Mentre questo è un passo nella giusta direzione, il rapporto osserva che nove bambini su dieci vivono in case che hanno già un accesso Internet e le imprese non hanno piani dettagliati per offrire questo filtro ai clienti esistenti.

Inoltre, non protegge tutti i dispositivi attraverso i quali è possibile accedere alla rete. I telefoni cellulari, infatti, così come le console per giochi, i lettori multimediali portatili ed e-reader, possono accedere tranquillamente a Internet e ognuno di questi dispositivi, in una casa, richiederebbe quindi un proprio filtro.

Va aggiunto poi il fatto che, sempre secondo il rapporto, molti genitori trovano i filtri difficili da installare e da mantenere, e possono essere “superati in astuzia” dai bambini più esperti di tecnologia.

L’indagine ha anche scoperto che i dispositivi non sono venduti con impostazioni di sicurezza di acceso come impostazione predefinita; i rivenditori, inoltre, non chiedono mai se i computer o i dispositivi abilitati ad Internet che stanno vendendo, dovranno essere utilizzati da bambini e non forniscono informazioni sulle impostazioni di sicurezza.

Necessario un nuovo sistema

“Un nuovo approccio è necessario” afferma dunque il rapporto. La proposta è di un sistema di opt-in, attraverso il quale i clienti potranno scegliere se ricevere contenuti pornografici, preservando in tal modo la scelta dei consumatori, ma che fornisce, allo stesso tempo, contenuti “puliti” di Internet, in modo da proteggere i bambini.

Tale sistema è già in vigore per i telefoni cellulari in Gran Bretagna: la maggior parte delle aziende ha infatti bloccato i contenuti per adulti fino all’età della verifica di controllo stabilita per il cliente, ovvero più di 18 anni.

Filtri di rete, che sono offerti da un solo ISP britannico, TalkTalk, proteggono tutti i dispositivi che condividono una connessione a Internet e migliorano la protezione per i bambini.

Un unico filtro di rete applica i filtri ad un livello di account singolo, in modo che ogni dispositivo collegato ad una singola connessione Internet è coperto dalle stesse impostazioni. Tali sistemi sono già in atto in molte aziende e nelle scuole.

Non ci sono prove, afferma infine il rapporto, che un modello di opt-in potrebbe rallentare la velocità di Internet e le principali obiezioni al suo utilizzo sembrano essere solo “ideologiche”.

Un’altra forma di protezione sono i cosiddetti whole-network filters, che escludono contenuti a tutti gli account serviti collettivamente dai fornitori di servizi Internet. Il rapporto però ha detto che bisogna approfondire e studiare maggiormente questa opzione.

Altri tipi di misure sono state poi raccomandate dal rapporto. Queste includono il miglioramento dell’educazione alla sicurezza di Internet; il filtraggio di rete pubbliche di Wi-Fi e una nuova struttura regolamentare per i contenuti online. Resta da vedere se il governo attuerà le raccomandazioni dell’inchiesta.

[Traduzione dall’inglese a cura di Salvatore Cernuzio]

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ZENIT Staff

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