Infuriano i combattimenti contro l'Isis. E la Giordania grida vendetta per il pilota

L’aviazione di Amman bombarda i terroristi, mentre coalizioni curde e irachene riconquistano villaggi in Siria. Intanto l’Onu denuncia brutali uccisioni di bambini, crocifissi e sepolti vivi

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“Amman colpirà l’Isis ovunque, in Siria e Iraq”. La Giordania grida vendetta ai terroristi dello Stato islamico colpevoli di aver ucciso barbaramente il proprio pilota, arso vivo in una gabbia. Dopo la diffusione del video della morte di Muath al-Kassasbeh, il governo giordano aveva giustiziato all’alba due jihadisti prigionieri. Ma la risposta all’affronto non è finita qua: bombe sono state gettate ieri, giovedì 5 febbraio, su postazioni dell’Isis in Siria, depositi di munizioni e centri di addestramento sono stati distrutti, mentre venivano dispiegati decine e decine di caccia.

“Ed è solo l’inizio”, ha annunciato il ministro degli Esteri giordano, Nasser Judeh, intervistato dalla Cnn all’indomani dei bombardamenti, “siamo solo al principio della nostra ritorsione in risposta a questa orribile e brutale uccisione del nostro giovane e coraggioso pilota”. Il Paese sta “alzando la posta in gioco”, ha aggiunto Judeh, ribadendo che i terroristi verranno perseguiti “con qualsiasi mezzo abbiamo”. Non si esclude infatti la possibilità di inviare anche truppe speciali di terra, alle quali parteciperanno anche delegazioni degli Usa.

La rappresaglia contro i miliziani sunniti ha anche un nome: “Operazione martire Muath”. Lo annunciano le stesse Forze Armate in un comunicato in cui promettono: “Pagheranno per ogni capello di Muath”. Dopo la missione punitiva di ieri, i caccia giordani hanno sorvolato Karak, città natale del pilota. La Giordania infatti è stretta in questi giorni in un grande simbolico abbraccio intorno alla famiglia del giovane; a cominciare da Re Abdallah che, insieme alla moglie la regina Rania, ha fatto visita ai gentiori di al-Kassasbeh e alla vedova Anwar Tarawneh.  

Intanto, lo Stato islamico continua a seminare orrore in Siria e in Iraq. Proprio ieri un rapporto del Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia ha denunciato la drammatica sorte riservata dai jihadisti ai bambini iracheni, molti dei quali crocifissi o sepolti vivi. Ma gli abusi sui minori dell’Isis riguardano anche l’addestramento a ragazzi di età inferiore ai 18 anni, allenati per combattere o essere utilizzati come kamikaze e scudi umani contro gli attacchi aerei americani. Ci sarebbero video che documentano persino l’uso come kamikaze di bambini con problemi mentali. 

Le vittime sono per lo più bambini yazidi o cristiani ma anche sciiti e sunniti, riferisce l’Onu. E racconta pure che i militanti hanno organizzato proiezioni pubbliche, nelle piazze delle città da loro controllate, per mostrare le immagini del pilota giordano bruciato vivo, istigando così alla violenza anche le nuove generazioni. Ne è esempio il fatto che a Raqqa, città siriana eletta “capitale” del Califfato – spiega il rapporto – tra gli spettatori c’era un bambino di circa otto anni che, alla vista del video, ha sorriso e ha detto: “Anche io da grande voglio catturare e bruciare dei piloti”.

A fare le spese della presenza dei terroristi dell’Isis in Siria, poi, non sono soltanto le persone ma anche i simboli sacri. Media siriani riferiscono che i jihadistihanno imposto la rimozione di tutte le croci e i crocifissi dalle chiese di Tel Hamis, località a maggioranza cristiana nel nord-est del Paese.

Tuttavia, dal vicino villaggio di Tel Hormuz giungono notizie confortanti. Fonti locali riferiscono a Fides che le milizie curde sono riuscite a riconquistare la località, consentendo così ai cristiani di ripristinare la croce della chiesa, rimossa nei giorni scorsi. Tel Hormuz non è l’unico villaggio tornato sotto il controllo curdo e iracheno. Una forte controffensiva ai jihadisti ha permesso dalla metà di gennaio di recuperare ampie sezioni delle aree rurali intorno a Hassake e Quamishli. I miliziani anti-Assad – aggiunge Fides – sono stati cacciati anche da villaggi come Bab al-Khair e Sabaa Skor, che controllavano da quasi un anno.

La situazione appare però assai confusa. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi, parla di “tensioni e scontri esplosi di recente tra le milizie curde e l’esercito siriano fedele a Assad”. Il presule spiega che “tutti e due combattono insieme contro i jihadisti, ma negli ultimi tempi i curdi sembrano intenzionati a muoversi in maniera autonoma, con l’evidente intento di guadagnare terreno e riproporre da posizioni di forza le loro istanze autonomiste. Una prospettiva destinata a entrare in rotta di collisione con gli obiettivi dell’esercito di Assad”.

Intanto i combattimenti imperversano anche nella capitale Damasco. A fare le spese del fuoco incrociato dell’esercio e dei jihadisti è stato nelle scorse ore il convento francescano collegato alla parrocchia cattolica latina dedicata alla Conversione di San Paolo, nel quartiere di Bab Touma, la parte della città vecchia di Damasco, dove sono concentrate molte chiese cristiane

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ZENIT Staff

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