India, dove essere cristiani è pericoloso per la propria incolumità

Il ‘2014 Persecution Report’ diffuso dalla Catholic Secular Forum dipinge una situazione grave. Lo scorso anno 5 cristiani uccisi e 300 sacerdoti aggrediti. Preoccupa la crescita di gruppi nazionalisti indù

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È un bilancio desolante per i cristiani indiani, quello che emerge dal “2014 Persecution Report” diffuso dall’organizzazione cattolica Catholic Secular Forum. Attingendo a fonti, documenti e testimonianze raccolte sul posto, l’anno appena trascorso ha fatto registrare in India l’uccisione di 5 cristiani, tra i quali un bimbo undicenne, e il ferimento di oltre 300 tra sacerdoti, pastori e leader di comunità cristiane. Inoltre, più di 2mila tra donne e bambini cristiani sono stati vittime di violenze per odio religioso.

“Questo elenco è solo indicativo e non esaustivo”, aggiunge all’agenzia Fides Joseph Dias, laico cattolico, responsabile del Csf. Gli autori delle violenze sono principalmente estremisti indù e uno degli epicentri delle persecuzioni è il Chhattisgarh, Stato indiano in cui – si legge nel report – “è più pericoloso essere un cristiano”. In tutto il Paese asiatico, nel 2014 si è avuto “almeno un incidente al giorno” che abbia coinvolto come vittime dei cristiani. Sono circa 7mila gli episodi censiti da quelli più gravi (i 5 omicidi) a quelli in cui sono rimaste coinvolte oltre 1.600 donne, molte molestate e stuprate, e 500 bambini.

Secondo il Rapporto, le radici della violenza sono da ricercare nelle campagne nazionaliste e discriminatorie di gruppi indù come Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, “Corpo nazionale dei volontari”), il quale registrerebbe una costante crescita anche grazie alla salita al potere del partito Baratiya Janata Party del premieri Nerendra Modi. Nel Rapporto si legge che se nel 2013 sono nate 2000 nuove tra sezioni e cellule locali del Rss, nel 2014 ne sono nate oltre 5.000, per un totale di oltre 5 milioni di membri attivi. 60 è il numero di chiese occupate, sconsacrate e rese proprie basi dal Rss.

Uno dei problemi più gravi è la complicità delle istituzioni. “Spesso la polizia rifiuta di registrare atti di violenza anticristiana come tali e anche i mass-media tendono a ignorare gli abusi, non riportando le notizie”, denuncia il Rapporto. In altri casi la persecuzione non viene alla luce perché le vittime hanno paura di essere uccise e non denunciano le violenze. In pochi casi gli abusi sono giustificati da cause diverse dall’odio religioso, come malattia mentale, ubriachezza, rapina.

Come riferisce Fides, il giudice Michael Saldanha, cattolico, ex magistrato dell’Alta Corte del Karnataka, ha detto che il Rapporto è stato inviato al Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay, Presidente della Conferenza episcopale dell’India e responsabile di turno della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia.

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ZENIT Staff

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