Indagine su Maria

Padre Mario Piatti spiega il ruolo della Vergine nella religione e nella società

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì.5 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Per molti la festa dell’Immacolata è solo un giorno di vacanza in più. Per i fedeli invece è una festività di importanza notevole, considerando l’enorme devozione mariana diffusa in tutto il mondo.

E’ vero che i devoti di Maria, vengono spesso banalizzati e derisi come “creduloni”, nonostante che le prove concrete di quanto la Vergine medi l’intervento di Dio nella realtà terrena siano molteplici.

Per cercare di capire quanto sia ancora viva la fede in Maria, e quale significato ha questa festività nell’economia della salvezza, ZENIT ha intervistato Padre Mario Piatti icms, direttore della rivista “Maria di Fatima”, organo della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria.

Che significato ha per i credenti la festa dell’Immacolata?

P. Mario: Nell’ “immaginario” religioso, riferirsi alla Vergine Maria significa pensare a quanto di più bello e di più amabile possa esistere. Le sue Feste, i luoghi e Lei dedicati, gli eventi legati alla sua persona – specialmente le apparizioni – confermano l’ammirato stupore del credente per la grandezza dell’opera che Dio ha compiuto e ancora va compiendo in Lei e per mezzo di Lei. L’Immacolata, in particolare, richiama al dono della purezza e della trasparenza; permette di intuire almeno qualcosa della fragranza di un Cuore concepito in una totale innocenza, sempre gelosamente custodita e preservata da qualunque insidia del male.

Perché è stato necessario proclamare un dogma per l’Immacolata?

P- Mario: Il popolo di Dio, fin dalle origini, ha percepito la originalità e la unicità di Maria Santissima, tributandole lodi e onori del tutto particolari, che la Liturgia ha poi espresso sempre più correttamente e organicamente. È significativo rilevare come i grandi dogmi mariani, formulati dalla Chiesa, siano stati sempre preceduti e accompagnati dalla fede viva e semplice della gente comune, che ha colto in Lei la totale appartenenza al “versante di Dio” – per i suoi ineguagliabili privilegi – ma anche la sua totale appartenenza al nostro “versante umano”. La Chiesa, riconoscendo la sua Immacolata Concezione, ha dato voce a una tradizione millenaria, confermando così definitivamente il “sentire” del popolo santo di Dio. È stato necessario promulgare ufficialmente questo dogma per togliere ogni possibile dubbio sulla immacolatezza di Maria, modello ineguagliabile, certamente, eppure tanto prossima a ciascuno di noi.

Perché è così importante la verginità di Maria?

P. Mario: Nonostante le numerose “derive” della nostra epoca, questa Festa conserva tutto il suo fascino e ci riporta con nostalgia al cuore del nostro destino e della nostra predestinazione al Bene. La verginità di Maria, prima che la dimensione fisica, riguarda l’integrità e la totalità del suo donarsi a Dio, senza riserve, avvenuta nel suo Cuore e da Lei confermata ogni momento dalla sua vita. Questo aspetto va ricuperato molto, ai nostri giorni: la verginità rimane un “carisma” e un tesoro prezioso, di cui la Chiesa è vigile depositaria e di cui la Madonna è custode ed eccelso esempio.

Il mondo moderno sembra essere poco sensibile a Maria ed al suo ruolo di mediatrice. Quali sono gli argomenti che lei utilizzerebbe per spiegare l’importanza religiosa, sociale, caritatevole dell’Immacolata?

P. Mario: Più che tante disquisizioni teologiche partirei da alcune semplici constatazioni. Maria Santissima ha sempre sostenuto, specialmente nei momenti della prova, la vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità cristiane. Ha ispirato opere caritative, educative e sociali in ogni epoca, promuovendo il bene e indicando sempre nuovi sentieri. Le Suore di Madre Teresa hanno aperto una Casa in Vaticano, nella piazza del Sant’Uffizio, intitolata proprio a Lei, per aiutare i poveri. San Massimilano Kolbe, il “folle della Immacolata”, le ha dedicato addirittura una Città. Padre Pio, devotissimo della Vergine, ha fondato uno degli Ospedali più moderni e funzionali d’Europa. La Madonna sottolinea la componente affettiva della fede: “amare ciò che si crede”, amare Dio, autore di ogni bene e ogni uomo, sentito e accolto come fratello. Se mancasse la sua figura, rischieremmo di rendere spesso la nostra adesione a Dio fredda o troppo “intellettuale”. Lei – prima discepola di Cristo – ci aiuta ad amare e a comprendere tutta la Rivelazione come una grande “educazione all’Amore”. Forse dovremmo ripartire proprio dal suo Cuore materno e immacolato, dalla sua straordinaria capacità di comprendere le nostre necessità e di compatire i nostri limiti per parlare al nostro tempo, suscitando il desiderio e la nostalgia di un Bene oggi travolto dalla indifferenza, dal cinismo, dalla immoralità dilagante. Un Bene continuamente disprezzato, ma di cui – mai come oggi – si sente la struggente mancanza e la urgente necessità.

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ZENIT Staff

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