In Orissa servono più sforzi per la riconciliazione

Il 21 agosto nuovo attacco a una chiesa cattolica

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ROMA, mercoledì, 24 agosto 2011 (ZENIT.org).- Un maggiore sforzo per la riconciliazione: è ciò che un Arcivescovo indiano chiede per lo Stato indiano dell’Orissa a tre anni dalle drammatiche violenze anticristiane e pochi giorni dopo l’ultimo attacco a una chiesa cattolica.

Per l’Arcivescovo John Barwa di Cuttack-Bhubaneswar, bisogna lavorare di più per portare la riconciliazione nel distretto di Kandhamal, il più colpito, dove tre anni fa gli attacchi a quasi 300 villaggi hanno provocato più di 70 morti.

Almeno 25.000 persone sono fuggite per scampare alla violenza scoppiata da quando, il 23 agosto 2008, venne ucciso l’attivista politico Swami Laxmanananda Saraswati.

Tra agosto e settembre di quell’anno, più di 170 chiese e cappelle sono state attaccate, oltre ad altre 100 prese di mira negli attacchi del Natale 2007 nel distretto di Kandhamal, che hanno costretto 3.000 persone ad abbandonare le proprie abitazioni.

Parlando all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), l’Arcivescovo ha affermato che “negli ultimi tre anni ci sono stati vari passi sulla via della ricostruzione e del dialogo”, “ma ci sono persone che hanno ancora paura. C’è qualche progresso vero la pace e la giustizia, ma molto altro deve ancora essere fatto”.

Il presule, che ha sostituito a febbraio l’Arcivescovo Raphael Cheenath, ha voluto lanciare “un messaggio molto chiaro: abbiamo bisogno di pace e tranquillità – basta violenze, basta omicidi. I fedeli cristiani hanno il diritto di stare nel Kandhamal. Stanno crescendo nella fede”.

Nel distretto, ha ammesso, alcuni gruppi hanno continuato a creare problemi, bloccando le forniture di materiali da costruzione per le case e le chiese cristiane.
 
“Abbiamo ottenuto giustizia per ciò che è avvenuto a Kandhamal, ma siamo un po’ scoraggiati. I funzionari di basso livello ci ostacolano, ma quelli di alto livello stanno facendo del loro meglio”, ha riconosciuto, denunciando tuttavia che “anche se si dicono belle parole sulla necessità di giustizia, non sono sempre tradotte in azioni”.

Sottolineando i progressi in altri settori, ha affermato che “la maggior parte delle persone sfollate nel 2007-8 è tornata a Kandhamal, soprattutto grazie alla costruzione di più di 3.700 abitazioni, che dovrebbero diventare 4.000 per la fine dell’anno.

Il presule ha poi ringraziato Aiuto alla Chiesa che Soffre per il suo aiuto nel ricostruire le chiese danneggiate o distrutte dalle violenze anticristiane.

“La maggior parte delle parrocchie a Kandhamal è stata riparata o ricostruita, ma non è il caso di molte delle piccole chiese e cappelle di campagna”.

L’associazione ha anche donato 30.000 euro per l’assistenza psicologica alle vittime delle atrocità.

La minaccia dell’estremismo politico contro i cristiani è un problema che interessa non solo l’Orissa, ma tutta l’India.

La sera di sabato 21 agosto, la chiesa cattolica di St Mary a Pune, nell’India occidentale, è stata attaccata. Il tabernacolo è stato parzialmente bruciato, i dipinti religiosi sono stati danneggiati con graffiti e le Bibbie e altri libri religiosi sono stati strappati e gettati a terra.

“Le nostre preoccupazioni non sono venute meno, e dobbiamo lavorare per la pace mantenendo il nostro diritto a stare qui”, ha concluso l’Arcivescovo.

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ZENIT Staff

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