In Nigeria, dove la carità spera l'impossibile (Prima parte)

Diario d’Africa dall’ultima missione della Steadfast nel paese africano

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La Steadfast Onlus è un’associazione umanitaria che ha posto, come elemento centrale della propria attività, la cooperazione internazionale con i Paesi che versano in costante stato di disagio economico e sociale. Attraverso una costante opera di sensibilizzazione, promozione di iniziative culturali, raccolta fondi e realizzazione di progetti di cooperazione, la Steadfast è impegnata a tutelare e promuovere la difesa del diritto alla vita, alla salute, all’istruzione ed al lavoro in ogni parte del mondo, in particolare in questo periodo in Nigeria. Dell’ultimo viaggio in Nigeria della Steadfast, fatto a novembre, vogliamo proporvi il racconto di una giornata speciale tratto da una delle pagine di diario d’Africa del Presidente Emmanuele Di Leo.

***

E’ assurdo pensare che nel 2013 ci siano posti nel mondo dove l’uomo viva in situazione di totale precarietà. Oggi vi raccontiamo la parte del nostro Diario d’Africa, che più ci ha toccato e allo stesso tempo spronato ad impegnarci sempre di più.Dopo mesi di corrispondenza con una nuova amica, sul social network Facebook, conoscenza avvenuta per “caso”, ci ritroviamo in una jeep avvolta in un enorme polverone mentre percorre la strada che ci accompagna dritta ad un piccolo “molo” per poi giungere a Igbedor, isola nei pressi del Delta del Niger. 

In macchina con noi una donna, una religiosa, che continua ogni giorno a portare avanti la sua vocazione: essere a totale servizio dei più bisognosi. E’ minuta, di mezza età, con una tempra di un leone… dallo sguardo deciso e il fare umile e cordiale. Mesi addietro nella corrispondenza si evidenziava la grande necessità di aiuto per la sua comunità e a tal proposito uno degli obiettivi della nuova tappa nigeriana di Steadfast, è stato proprio quello di aiutarla.. 

L’abbiamo incontrata ad Asaba e nella mezzora di tragitto che ci separava dal molo, ha raccontato la sua storia fatta di scelte e di totale donazione e fede. “Lascia tutto e seguimi!” Così la donna si è abbandonata alla sequela della sua vocazione, abbandonandosi completamente al volere di Dio e nella consapevolezza di una vita difficile, di totale rinuncia. Santa Teresa d’Avila diceva: “La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto. Per questo motivo fate ciò che più vi spinge ad amare”. Bene, Suor Enza, questo il suo nome, oggi lo sta facendo con tutte le sue forze.

Siamo giunti sulle rive del Niger che si manifesta imponente. Dalle misteriose e torbide acque, incute timore anche ai nostri amici nigeriani, Charly e Malaky. Un po’ inconsciamente e con senso di sfida, tutta la squadra Steadfast e la nostra nuova amica, salpa alla volta di Igbedor. E’ tanta l’emozione e la voglia di arrivare che i 45 minuti di navigazione passano in un batter d’occhio. La nostra imbarcazione non da molte sicurezze, tutta in legno, con molti anni di navigazione, con la massima capienza di 12, 15 persone.

Il peso mette a dura prova la barchetta, che sembra quasi affondare per il gran numero di persone che porta. Guardando ai lati dello scafo, il fiume prova ad entrare superando le sponde, ma oggi non è il suo giorno fortunato, bensì il nostro. La natura nel tragitto si manifesta in tutto il suo splendore. 

E’ affascinante stare lì e guardare questi luoghi. Tanto è lo stupore, che l’assordante rumore del motore che ci spinge verso Igbedor, non viene percepito dal nostro udito. Siamo tutti in contemplazione di un Creato a noi sconosciuto, visto solo dietro uno schermo o in una fotografia. Siamo quasi arrivati e iniziamo ad intravedere l’altra parte del fiume, dove vive una famiglia di pescatori, formata di uomini, donne e bambini, che nel nulla ci doneranno l’essenza del tutto. Che emozione nel solcare le acque del Niger, come se non avessimo mai navigato… Che emozione nell’attesa d’incontrare chi sulla riva è lì che ci aspetta. 

Eccoci arrivati, l’isola di Igbedor si presenta in tutta la sua umile semplicità, popolata in gran parte da bambini e bambine. Secondo l’ultimo censimento governativo la popolazione è composta da 8000 persone di cui 5000 bambini. Inizialmente scorgiamo qualche casetta, fatta di canne e fango, una donna con il suo bimbo viene verso di noi sorridendo… si percepisce nell’aria che questa giornata ci porterà a provare emozioni forti e indimenticabili.

Proseguiamo nel camminare e i racconti di Suor Enza, avuti via corrispondenza elettronica, prendono forma.  Dopo cinque minuti di cammino ci ritroviamo davanti al ponte “Speranza”, costruito con la partecipazione e la fatica di tutti gli abitanti, per permettere una via di entrata e di uscita dal villaggio quando il Niger, durante la stagione delle piogge, sommerge gran parte dell’isola… 

(La seconda parte verrà pubblicata domani, venerdì 29 novembre)

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Emmanuele Di Leo

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