In Italia il primo romanzo di Solzenicyn

La nuova collana Jaca Book ha tradotto il primo romanzo del grande autore russo “Ama la rivoluzione!”

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ROMA, martedì, 7 luglio 2012 (ZENIT.org) – Finalmente è possibile leggere il primo romanzo del grande Alexandr Solzenicyn (1912-2002), Ama la rivoluzione!, pubblicato in Russia nel 1999 e adesso in Italia grazie alla nuova collana di Jaka Book, Jaka letteratura.

La magistrale traduzione e cura di Sergio Rapetti, storico curatore di Arcipelago Gulag e traduttore dello stesso Solzenicyn, ma anche dei Racconti di Kolyma di Varlam Shalamov, ci presenta un Solzenicyn nel quale ritroviamo tutti i temi della sua produzione letteraria. Romanzo iniziato nel 1948 ma rimasto incompiuto quando, nel maggio del 1950, inizierà il suo viaggio forzato nell’arcipelago.

Attraverso la storia del giovane Gleb Nerzin, insegnante di matematica e comunista convinto, che smania di andare al fronte, ma che, dopo lunghe insistenze, viene assegnato alle retrovie e viene così in contatto, giorno dopo giorno, con la drammatica realtà della rivoluzione. Drammatica realtà che già nel villaggio dove insegnava lo assediava, ma che non voleva vedere reso miope dall’ideologia.

L’avvincente narrazione si svolge tra il giugno del 1941 e il marzo del 1942 quando l’invasione tedesca dell’URSS porta alla mobilitazione di milioni di sovietici e, tra questi il nostro “ingenuo «pivello» con la testa infarcita di formule, slogan e sogni, ma ansioso di misurarsi con la realtà e le altrui esperienze”, come scrive Rapetti nel breve saggio che conclude il volume.

Il viaggio di Gleb è anche un viaggio all’interno di sé stesso che lo porterà a mettere in discussione i propri convincimenti e ad arrivare veramente lontano attraverso una continua sfida “ai «giganti» della menzogna, dell’iposcrisia, della disonestà, della prevaricazione politica e burocratica, della fuga dalle responsabilità e dai doveri”.

La narrazione è piena di ironia, autoironia e di episodi anche comici, ma è anche “una confessione – prosegue Rapetti – , di una sincerità e freschezza mai eguagliate nelle migliaia di pagine autobiografiche”. Nerzin è Solzenicyn: studente, insegnante, “«marmittone» incapace di fare il saluto militare (…) – spesso solitario per il rigore morale non incline ai compromessi – che si rifugia nella tenerezza disinteressata dei cavalli che accudisce.”

Solzenicyn, con la sua opera sempre attuale, anche per la Russia post comunista, “tende a sostituire al mito della Rivoluzione – al singolare e con la maiuscola – la realtà varia e paziente della creazione: solo la creazione può rimettere in causa e rinnovare le fondamenta della nostra civiltà” (O. Clement, Solzenicyn in Russia, Jaka Book, 1976).

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ZENIT Staff

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