In Gran Bretagna si infiamma il dibattito sull'eutanasia

Venerdì prossimo la Camera dei Lord discuterà un progetto di legge che legalizza il suicidio assistito. Ferma condanna della Chiesa d’Inghilterra, “aperture” da parte degli anglicani

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Mentre in Italia l’ex ministro della Salute Umberto Veronesi e le associazioni radicali invocano che si torni a parlare di eutanasia, in Regno Unito il tema è già al centro del dibattito. Venerdì prossimo la Camera dei Lord sarà chiamata a discutere un progetto di legge del laburista Charles Falconer sul suicidio assistito. Il testo prevede che tutte le persone malate terminali con meno di sei mesi di vita possano chiedere e ottenere farmaci letali per essere uccise.

Le voci di molte e trasversali personalità britanniche si sono alzate per opporsi a questo progetto di legge. Forte e chiaro si registra l’intervento della Chiesa d’Inghilterra, in nome della tutela della vita umana. Padre Thomas Rosica, portavoce del Vaticano, ha posto l’attenzione sul fatto che questa legge alimenterebbe squilibri sociali e diseguaglianze, giacché i forti potranno decidere sul destino dei deboli finendo per rendere gli esseri umani strumenti nelle mani di altri esseri umani.

Padre Rosica ha poi agitato il fantasma del controllo della popolazione, il quale si cela torbido dietro il suicidio assistito su impulso di una cultura consumistica. “L’invecchiamento della popolazione nella società occidentale e forze di lavoro sempre meno rilevanti stanno creando spinta verso l’eutanasia”, ha commentato il sacerdote. Citando Giovanni Paolo II, Padre Rosica ha infine chiosato: “Il diritto di morire cede inevitabilmente il passo al dovere di morire”.

La mobilitazione della Chiesa per impedire questo scenario passa anche attraverso l’invocazione divina. Mons. Philip Egan, vescovo di Portsmouth, ha organizzato una giornata di preghiera per domani, vigilia della seconda lettura del disegno di legge alla Camera dei Lord. Il presule ha chiesto di “pregare affinché il Parlamento rifiuti fermamente questa proposta”. La quale, secondo mons. Egan, comporterebbe “il collasso catastrofico del rispetto per il valore di ogni vita umana e di ogni persona, non importa quanto debole, vulnerabile o ‘inutile’”.

Il vescovo ha inoltre chiesto ai fedeli di pregare anche per i malati terminali, nonché per i parenti che si prendono cura di loro e per il personale sanitario che li assiste. Un pensiero l’ha inoltre rivolto alla Gran Bretagna, affinché “per intercessione della Beata Madre, possa ricevere una nuova effusione dello Spirito Santo”.

Opinione diversa è invece quella di alcuni esponenti della Chiesa anglicana. L’ex primte George Carey è intervenuto sulla questione dalle pagine del Daily Mail dichiarando che aiutare un sofferente a morire non rappresenta un gesto anti-cristiano. L’ex primate ha ammesso di aver cambiato idea sul tema dopo essersi confrontato con “le reali sofferenze” delle persone. In linea con lord Carey anche Desmond Tutu, arcivescovo anglicano sudafricano e premio Nobel per la Pace. Egli ha detto di rispettare profondamente la santità della vita ma “non ad ogni costo”; ha inoltre affermato che prolungare la vita al presidente sudafricano Nelson Mandela, scomparso l’anno scorso, è stato un “affronto” alla sua dignità.

Le argomentazioni di coloro che sono favorevoli all’eutanasia vengono tuttavia respinte da chi ha avuto a che fare con il delicato tema in modo molto ravvicinato come il professor Theo Boer, professore presso l’Università di Utrecht, che sin dal 2005 monitora i casi di eutanasia per un comitato di revisione dei Paesi Bassi. Egli afferma che i membri del Parlamento che credono che l’eutanasia possa essere regolamentata sbagliano.

Il prof. Boer in un’intervista apparsa sul Daily Mail ha spiegato che “una gran parte dei casi” da lui monitorati consistevano in persone uccise dall’eutanasia a causa “dell’età, della solitudine o di un lutto”. Secondo la sua analisi, “alcuni di questi pazienti avrebbero potuto vivere per anni o decenni”. Le sue pressioni sul comitato di revisione al fine di impedire questi sviluppi non sono però servite, anzi Boer ha espresso la preoccupazione che la legge olandese sull’eutanasia sia stata estesa anche ai dementi e ai depressi.

I timori del prof. Boer fanno eco nelle parole scritte in una lettera contro questa proposta di legge a firma di tredici parlamentari britannici. Nel testo trapela chiaramente l’impegno a “non emanare leggi che metterebbero a rischio la vita delle persone in situazioni vulnerabili”. Il 18 luglio si saprà quanto il loro impegno sarà stato efficace.

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Federico Cenci

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