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In Europa, 40 milioni di anziani vittime di abusi e violenze psicologiche

L’allarme dei geriatri In occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani

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In occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani, celebrata ieri 15 giugno , i geriatri lanciano l’allarme: ogni anno in Europa circa 40 milioni di anziani subiscono abusi, maltrattamenti e violenze fisiche e psicologiche. Si tratta di oltre 10.000 casi al giorno, ma sono episodi tuttora sottostimati, poco noti e spesso non denunciati. Se ne discuterà al Convegno “Dignità della persona anziana e qualità della cura. Una sfida ad abuso e contenzione”, organizzato dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a Roma il 22 giugno.
In Italia un anziano su tre è vittima di una forma di violenza: 2,9 milioni over 65 sono sottoposti a maltrattamenti psicologici, 600.000 subiscono truffe finanziarie, 400.000 vengono maltrattati fisicamente, 100.000 sono oggetto di abusi sessuali. In aumento anche la contenzione fisica o farmacologica degli anziani: secondo un’indagine della IPASVI – Federazione Nazionale Collegi Infermieri, il 68,7% degli anziani residenti in RSA è sottoposto a contenzione fisica. Ma si stima una percentuale addirittura maggiore per la contenzione farmacologica.
Ad alto rischio soprattutto i più poveri, chi è poco istruito, i pazienti con disabilità cognitive e le donne, con pericoli che si corrono nella propria casa: badanti, vicini di casa e operatori sanitari sono i più frequenti responsabili di aggressioni fisiche e psicologiche, in due terzi dei casi l’aguzzino è addirittura un membro della famiglia. I geriatri propongono di migliorare la formazione di medici e operatori per riconoscere i casi di abuso, diffondere le cure palliative per la dignità del fine vita e ritrovare un atteggiamento di rispetto nei confronti delle persone più fragili.
Vittime dimenticate di truffe finanziarie, maltrattamenti fisici, offese verbali, angherie e mancanza di rispetto, di cui non si parla perché sono fragili e senza voce: a ben 4 milioni di anziani italiani non viene risparmiata la sofferenza per mano di familiari, vicini di casa, badanti od operatori sanitari. Il fenomeno degli abusi, oltre a essere in aumento a causa dell’incremento della popolazione anziana, è purtroppo un fenomeno sottostimato e poco conosciuto: l’allarme arriva dai geriatri in occasione della Giornata Mondiale contro gli abusi sugli anziani e sarà discusso al Convegno “Dignità della persona anziana e qualità della cura. Una sfida ad abuso e contenzione” organizzato dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), a Roma il 22 giugno.
Secondo le stime dei geriatri un anziano su tre è vittima di abusi: 2,9 milioni sono gli anziani maltrattati psicologicamente, 600.000 quelli che subiscono truffe finanziarie, 400.000 le vittime di violenze fisiche, 100.000 gli over 65 oggetto di abusi sessuali. Più a rischio i soggetti fragili, come le donne pari al 65 per cento del totale delle vittime, e chi è più povero, meno istruito o soffre di disabilità cognitive. Sempre più diffusa anche la contenzione fisica e farmacologica perché agli anziani fragili e in difficoltà si chiede anche di “non disturbare” e di non essere un peso soprattutto in estate quando prendersi cura di loro può diventare più gravoso e spesso si passa alle “maniere forti”. Non ci sono dati precisi sugli anziani istituzionalizzati “legati”o costretti ad assumere medicinali per stare tranquilli. Per contrastare gli abusi e condividere una nuova coscienza dei diritti e delle responsabilità, ma soprattutto per promuovere un atteggiamento attivo di rispetto della dignità dei più fragili e di utilizzo delle cure palliative per accompagnare al fine vita, i geriatri propongono iniziative di formazione di medici e operatori sanitari per riconoscere e contrastare ogni forma di violenza.
“La cronaca saltuariamente denuncia episodi di violenze a carico di anziani, ma si tratta della punta di un iceberg – spiega Nicola Ferrara, presidente SIGG –  La discriminazione degli anziani, la tolleranza della violenza, la mancata coesione fra generazioni e le disuguaglianze di genere creano in qualche misura i presupposti per abusi e maltrattamenti sugli over 65. Inoltre il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento del numero di anni trascorsi in una condizione di dipendenza, ma soprattutto la riduzione dell’ampiezza e della forza delle reti familiari, accentuata dalla crisi economica, sono tutti fattori che incrementano la fragilità degli anziani e quindi il pericolo di essere vittime di abusi di ogni genere. Le violenze possono essere sia fisiche che psicologiche, ma possono anche prendere la forma di sfruttamento economico, abbandono e soprattutto di disattenzione (come denutrizione, disidratazione, scarsa igiene, indumenti indecorosi). Purtroppo si tratta di un problema poco noto, sottovalutato e sottostimato: una realtà sfuggente, anche se in continuo aumento visto che secondo alcune analisi l’incremento dei casi è pari al 150% in dieci anni”.
Molti casi non vengono alla luce perché le vittime hanno un rapporto di dipendenza con il loro aguzzino e temono perciò ulteriori vessazioni in caso di denuncia, inoltre non mancano le violenze su anziani con problemi cognitivi, non in grado di descrivere le condizioni in cui si trovano o le violenze subite.
“Tra le diverse modalità di abuso, una criticità tuttora persistente è rappresentata dalla contenzione, fisica e farmacologica, che lede profondamente dignità e diritti degli anziani – interviene Flavia Caretta, responsabile del Centro di Ricerca per la Prevenzione e lo Sviluppo della Assistenza Geriatrica (CEPSAG), Università Cattolica del Sacro Cuore ¬– Al contrario di altre nazioni, come ad esempio gli Stati Uniti, dove da decenni un regolamento federale implementato in tutte le nursing homes richiede e verifica una diminuzione progressiva dell’uso della contenzione, nel nostro Paese non sono disponibili dati nazionali”.
“Riconoscere questi casi e i fattori di rischio che possono aumentarne l’incidenza è importante per la prevenzione e il trattamento”, prosegue Caretta, “la Carta Europea dei diritti e delle responsabilità degli anziani bisognosi di assistenza e cure a lungo termine sottolinea la necessità di rispettare il diritto a cure palliative, sostegno, rispetto e dignità nell’agonia e nella morte. La prevenzione passa innanzitutto da una riscoperta del valore dell’anziano e dalla consapevolezza che l’invecchiamento è una parte del ciclo di vita in cui devono permanere rispetto, dignità, accesso ad attività educative, culturali, spirituali, economiche; logicamente ancor prima ad ogni anziano devono essere date risposte ai bisogni fondamentali di cibo, sicurezza, protezione e accesso alle cure” conclude.
“È importante che la lotta alla violenza sia una realtà di ogni giorno e un impegno per ogni cittadino, ma servono anche iniziative specifiche – aggiunge Massimo Petrini, Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria ‘Camillianum’ – Occorre aumentare la formazione degli operatori sanitari per il riconoscimento e la prevenzione del fenomeno, per esempio tramite la conoscenza e la gestione dei fattori di rischio che potrebbero favorire gli abusi da parte degli operatori sanitari come lo stress, il burnout, la scarsità di risorse o relazioni”.
“Preparazione e qualità di chi sostiene il peso delle cure all’anziano sono elementi fondamentali per garantire un buon supporto al paziente fragile”, sottolinea Petrini, tuttavia “occorre imparare un nuovo approccio nel farsi carico di soggetti che non sono autosufficienti e non possono guarire: l’attenzione a ciò che rende la vita accettabile e degna di essere vissuta non deve mai venire meno a favore delle modalità di organizzazione standardizzata. Oggi la morte per vecchiaia non è contemplata e gli operatori si sentono in dovere di intervenire, ma dobbiamo ritrovare la capacità di accompagnare l’anziano al fine vita con rispetto e attenzione ai suoi bisogni, per esempio estendendo e migliorando le cure palliative negli hospice e nelle residenze sanitarie assistenziali per una medicina centrata sulla persona e non sulla sola terapia”.
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ZENIT Staff

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