Immigrati tra sofferenze e speranze

Monsignor Bruno Schettino interviene al convegno dei CAV

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di Antonio Gaspari

FIRENZE, domenica, 6 novembre 2011 (ZENIT.org) – “Le migrazioni sono il problema che tocca ogni società ed ogni comunità umana. È la speranza e la sofferenza dei tempi nuovi. La sofferenza perché ogni distacco è amaro. La speranza perché dopo il tempo della prova e dell’abbandono, il sole sorride ancora oltre le nuvole e dà un segno di pace per un nuovo avvenire, per un nuovo umanesimo, più vero, più fecondo, perché la speranza trovi sempre la certezza, oltre il senso caduco della vita”.

Lo ha detto monsignor Bruno Schettino, vescovo di Capua e presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI) della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), intervenendo ieri, 5 novembre, al XXXI convegno nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita che si è svolto a Firenze. Tema in discussione: Nessuna vita ci è straniera.

Il vescovo di Capua ha spiegato che le persone conoscono paure e problemi di ordine pubblico legati all’immigrazione, ma si tratta invece di pratica di umanità.

Andando sullo specifico, monsignor Schettino ha precisato che l’Italia è insieme alla Spagna il paese a più alta crescita migratoria, con circa 4 milioni di immigrati negli ultimi tre anni.

Nella grande maggioranza gli immigrati che arrivano in Italia provengono da Marocco, Tunisia, Egitto e nazioni della zona subsahariana.

In termini demografici gli immigrati sono più giovani e la fecondità è di circa 2,4 figli per donna. Negli ultimi 10 anni la nascita di bambini stranieri ha fatto registrare un fortissimo incremento passando da poco più di 9 mila nati nel 1995 a 57 mila nel 2006, con i minori stranieri che sono attualmente 586.000, pari ad un quinto della popolazione straniera.

Abbastanza stabili le famiglie degli stranieri, con appena il 2,5 di divorziate, il 0,4% di separate e il 2,9% di vedove.

Preoccupante invece il dato relativo agli aborti e alla prostituzione. Il 30% delle interruzioni di gravidanza riguardano donne immigrate e si calcola che siano circa 50.000 le donne straniere che si prostituiscono.

A proposito delle interruzioni volontarie di gravidanza la signora Lina Beatrix Callupe Limay, presidente della comunità peruviana in Italia, ha sottolineato che in Perù l’aborto è vietato, mentre in Italia è libero, ma questo “non è affatto un progresso perché anche tra le donne peruviane si è diffusa la pratica dell’aborto”.

La signora Callupe Limay, ha spiegato che il momento più difficile per le donne immigrate è proprio quello del parto e del ritorno a casa. Spesso sono sprovviste di lavoro e vivono in abitazioni precarie, non hanno genitori o parenti che le aiutano. La scarsa conoscenza della lingua e delle leggi rende loro difficile anche il rapporto con il personale sanitario e con le istituzioni.

Il prof. Bruno Mozzanega, ricercatore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Padova, ha spiegato in maniera chiara tutte le bugie che vengono raccontate sulla “elleone”, una pillola, che a detta dei suoi stessi sostenitori è abortiva.

Il prof. Mozzanega ha citato un articolo scritto insieme a Erik Cosmi e pubblicato dall’Italian Journal of Gynecology and Obstetrics in cui si mostrano le prove scientifiche dell’abortività della Ellaone.

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ZENIT Staff

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