"Immagini e Parole": H. C-B.

Negli Appartamenti della Reggia di Caserta, in mostra fino al 14 gennaio 2013

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Henri Cartier-Bresson (H. C-B.) “Immagini e Parole” è la mostra fotografica attualmente in corso a Caserta dopo essere stata a Roma nei primi mesi del 2012. L’esposizione nasce da un’idea di Robert Delpire che chiese a scrittori e critici (soprattutto francesi, ma non solo) di scegliere e commentare la propria immagine preferita per l’ottantesimo compleanno del grande fotografo francese.

Il risultato ottenuto è un gruppo unico di capolavori, quarantatré, ognuno accompagnato dalle parole di intellettuali e amici per comprendere il potere e il valore della fotografia.

In mostra le immagini di quattro continenti (Africa, Americhe, Asia, Europa) attraversano dodici nazioni (Marocco; Messico e Stati Uniti; Cina e India; Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, URSS, Spagna) con metà degli scatti realizzati prima del secondo conflitto mondiale (in particolare nel triennio 1932 – 1934) rigorosamente in bianco e nero.

Tra gli istanti rappresentati, di particolare fascinazione, quello del 1934 dal titolo “Mensa degli operai che lavorano alla costruzione dell’hotel Metropol”; del 1937 “Messa di mezzanotte a Scanno in Abruzzo”; del 1938 “Il Cardinale Pacelli a Montmartre”; del 1963 “Il muro di Berlino” e del 1945  “In un campo di deportazione donna riconosce la spia della Gestapo che l’aveva denunciata” con un commento della scrittrice e giornalista francese Danièle Sallenave incentrato sul tema del perdono.

Hanno contributo con le loro riflessioni anche gli italiani Alessandro Baricco, Leonardo Sciascia, e Antonio Tabucchi (scrittori), l’architetto Gae Aulenti ed il fotografo Ferdinando Scianna mentre i luoghi italiani immortalati da C-B. sono stati L’Aquila, Scanno, Tivoli, Trieste e Salerno.

Tra i tanti commenti, si segnala per la perenne modernità del tema e la capacità visionaria dell’autore, quello di Leonardo Sciascia alla fotografia del 1933 che riprende un momento di gioco di un gruppo di bambini tra le rovine di alcune abitazioni a Siviglia, in Spagna, e che qui si riporta integralmente.

La straordinaria capacità di Cartier-Bresson a cogliere in una sola fotografia la sintesi di una particolare condizione umana, di un particolare avvenimento, ha in questa fotografia qualcosa di prodigioso. Se non portasse la dicitura “Siviglia, Spagna, 1933” e ci desse da indovinare luogo e data, diremmo che è stata fatta  in un paese dell’Europa mediterranea: in Spagna tra il 1936 e il 1939, in Sicilia o in Grecia verso il 1943. In uno di quei paesi, insomma, dopo la guerra.

Il fatto che sia stata fatta invece a Siviglia nel 1933, tre anni prima dell’alzamiento e della guerra civile, le conferisce un senso di ineffabile, misteriosa premonizione. Sono, obiettivamente, è il caso di dire, bambini che giocano alla guerra, a una guerra che ancora non conoscono, tra le rovine di una guerra che ancora non c’è stata; ma vista oggi, la fotografia sfugge a quella obiettività: è la fotografia di un dopoguerra.

“Premonizione alla guerra civile” s’intitola un quadro di surreale ossessione, di Salvador Dalì: ma mi pare sia stato fatto mentre la guerra era in corso o subito dopo. La vera premonizione è però questa: una fotografia (una fotografia!) del 1933.

*

NOTE

Henri Cartier-Bresson è nato nell’agosto del 1908 ed è scomparso, sempre in agosto, del 2004.

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Antonio D'Angiò

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