Il vero sguardo è quello del Cuore

L’omelia del cardinal Zygmunt Zimowski al convegno internazionale sui non vedenti iniziato oggi in Vaticano

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di Salvatore Cernuzio

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 4 aprile 2012 (ZENIT.org) – “Rabbunì, che io riabbia la vista”. Proprio da questa preghiera del cieco Bartimeo a Cristo nel Vangelo di Marco (Mc 10,51), ha preso oggi le mosse il Convegno Internazionale di studio sul tema «La Persona non vedente: Rabbunì, che io riabbia la vista».

L’incontro di due giorni, organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, in collaborazione con Missioni Cristiane per i Ciechi nel Mondo, ha preso il via, questa mattina, nella Basilica di San Pietro, con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale presidente del Dicastero, Zygmunt Zimowski.

Un inizio speciale, ha ricordato il porporato, in un luogo unico, accanto alla tomba dell’Apostolo Pietro”, ed in un tempo di grazia, “il primo anniversario della Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, così tanto amato per il suo amore verso ogni uomo, specialmente se malato e sofferente”.

Soprattutto, il convegno ha segnato la sua apertura nel primo venerdì del mese “giorno in cui celebriamo il Sacro Cuore di Gesù”.  Una celebrazione, ha detto il cardinale, che “ci ricorda la verità che Dio-Uomo, Gesù Cristo, ha il Cuore”, ovvero il “punto di congiunzione dell’amore di Dio per l’umanità” come testimonia la Storia della Salvezza.

Il Sacro Cuore di Gesù, infatti – ha spiegato il cardinal Zimowski – è “pieno di bontà e di amo­re” ed è “fornace di carità”. Tanti episodi del Vangelo confermano come “l’atteggiamento di Gesù verso tutti quelli che incontrava lungo il cammino sia sempre stato cordiale”, ovvero “proveniente dal profondo del cuore divino, nonché umano”.

Proprio in virtù di queste “parole sincere, perbene, che venivano dal profondo del cuore” – ha proseguito – la folla lo seguiva e lo ascoltava” e venivano da Lui “tutti i malati, i sofferenti, i rifiutati ed umiliati dall’indifferenza, i deboli e gli incerti”.

L’incontro personale tra il Signore e l’uomo sofferente è fondamentale, ha rimarcato infatti Zimoswki; in esso si ritrovano “Dio con la sua volontà di guarire e l’uomo con il suo desiderio di essere guarito”. E si compie il miracolo.

Lo dimostra l’episodio già citato di Bartimeo, il cieco, che grazie alla fede della sua preghiera, anzi del suo “grido di supplica Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”, viene guarito e conosce pienamente il “Cuore pieno di comprensione e di perdono di Gesù Cristo”, tanto che, come narrato nel Vangelo, “prese a seguirlo per la strada” diventando così Suo apostolo.

“Questa è la missione che tutti noi siamo chiamati a compiere – ha insistito il cardinale, richiamando le parole del Beato Papa Giovanni XXIII, nel Discorso ai partecipanti al Congresso Mondiale per la protezione sociale dei ciechi, il 29 luglio 1959 – un apostolato di esempio, silenzioso e benefico”.

Un apostolato, in particolare, di “amore paziente e gentile” come quello che ci offre Dio senza chiedere nulla in cambio e di cui il Sacro Cuore di Gesù ne è proprio il simbolo.

“L’amore più forte è più grande dal peccato – ha aggiunto il porporato – Dio ci parla spesso del Suo amore e tutta la Storia della Salvezza testimonia il fatto che Egli non è indifferente al nostro destino, ma anzi ci aspetta, nonostante le nostre infedeltà ed i peccati, per farci ritrovare la strada giusta che conduce a Lui”.

“Guardare nel Cuore di Gesù per formare il tuo cuore”, è questo, dunque, il vero messaggio dell’omelia del Presidente del Dicastero per gli Operatori Sanitari. In tal direzione, è fondamentale l’esempio di Maria, “la Madre che, piena di premura e di preoccupazione, cerca il figlio smarrito durante il pellegrinaggio a Gerusalemme”, di cui domani, primo sabato del mese, celebriamo il Cuore Immacolato.

“Entriamo così nel mistero del grande amore di Maria verso Gesù, dell’amore che abbraccia con il suo Cuore Immacolato l’Amore ineffabile, il Verbo dell’eterno Padre” ha esortato infine il cardinale.

“La Madre di Gesù – ha soggiunto – fu preservata dal peccato, ma non dalla sofferenza; perciò il popolo cristiano si identifica con la figura della Vergine Addolorata, scorgendo nel suo dolore i propri dolori”.

L’invito è, quindi, in questi giorni di Simposio sui non vedenti, di imparare a “guardare” non solo con la vista, ma con il “cuore” e, soprattutto, non solo con il nostro cuore, ma in comunione con il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria, in modo da essere “fedeli a Dio nell’itinerario della vita” ed entrare pienamente nel mistero salvifico del Suo Figlio Gesù.

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ZENIT Staff

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