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Il vero discepolo di Gesù

Meditazione della Parola di Dio di venerdì 4 novembre 2016 – XXXI settimana del Tempo Ordinario

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Lettura
Le grandi folle che seguono il Signore credono che non sia difficile mettersi alla sequela del Maestro. Animate da un facile entusiasmo del momento tutto sembra loro semplice e naturale. Per disingannarle, Gesù mostra la dura esigenza imposta a chi vuole seguirlo: «Chiunque di voi non rinuncerà a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33). Al tempo di Gesù si aspettava un liberatore politico, che avrebbe dovuto combattere contro i Romani e liberare la Palestina dal loro giogo. Ma Gesù è re dei cuori; viene per liberare gli uomini dal peccato, che è la radice e la causa di ogni schiavitù.
Meditazione
L’uomo che vuole seguire Gesù deve staccarsi proprio da ciò a cui è più attaccato, strappare finanche i legami della famiglia: padre e madre, moglie e figlio, fratello e sorella. I legami di sangue fanno parte della natura dell’uomo e sono rafforzati dal vivere insieme per lungo tempo. Ma Dio è più importante. Ogni diritto umano deve cedere dinanzi a Dio. Egli può legare a sé cosi fortemente un uomo che tutti gli altri legami debbono essere sciolti. Secondo la Bibbia il nostro Dio è un Dio geloso. Bisogna amare Lui solo, esclusivamente e totalmente, affinché Egli, da parte sua, possa riempire della pienezza del suo amore coloro che la sua grazia ha scelti. C’è di più. Bisogna lasciare se stessi e bisogna rinunciare definitivamente alla propria umanità in ciò che ha di più puramente naturale, con i suoi desideri che ci allontanano dal Signore, il suo impulso a farsi valere e la sua sete naturale di vivere. La farfalla deve uscire fuori dalla crisalide. L’uomo deve fare la scelta e decidersi: “Chi non prende la sua croce, non può essere mio discepolo”. Nel dono totale di se stesso al Signore non c’è posto per nessun ragionevole compromesso, non c’è posto per altri, anche se questo potrebbe far comodo: Dio pretende l’esclusiva e l’amore che si porta a Lui deve ignorare tutto il resto. Nel nostro vocabolario croce significa sofferenza, tribolazione. Ed è vero, ma in bocca a Gesù croce significa soprattutto capacità di donarsi agli altri, fino a dare, se è necessario, la propria vita, imitando pienamente il Signore. Lo avevano capito i martiri che andavano incontro alla morte cantando e lodando il Signore.
Preghiera
«O Gesù, mi presenti un calice così amaro che la mia debole natura si ritrae spaventata. Ma non voglio ritirare le labbra da questo calice preparato dalla tua mano. Per essere tua sposa, Signore, bisogna somigliare a Te e Tu sei tutto sanguinante, coronato di spine!» (santa Teresa di Gesù Bambino).
Agire
Offriamo oggi al Signore tutte le nostre sofferenze, tutte le nostre contrarietà, consapevoli che le tribolazioni, unite alla passione di Gesù, convertono i peccatori e li orientano a Dio.
*
Meditazione del giorno a cura di mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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ZENIT Staff

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