Il Vaticano e gli OGM

Intervista a Ingo Potrykus, inventore del golden rice

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 20 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il dibattito sui vantaggi e i limiti nell’utilizzo delle biotecnologie vegetali, più note come OGM, sta suscitando reazioni diverse anche nell’ambito della Santa Sede.

Mentre l’Istrumentum laboris per la seconda Assemblea speciale continentale del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà a Roma dal 4 al 25 ottobre 2009, contiene qualche accenno critico, la Pontificia Accademia delle Scienze, che dal 15 al 19 maggio ha organizzato una settimana di studi sul tema “Transgenic Plants for Food Security in the Context of Development“, ha un approccio favorevole.

A dirigere la settimana di studi sarà il prof. Ingo Potrykus, inventore insieme a Peter Beyer del golden rice, il riso dorato ricco di vitamina A la cui coltivazione e diffusione, soprattutto nei paesi poveri, migliorerebbe la nutrizione ed eviterebbe la morte e la cecità per centinaia di migliaia di bambini.

Si calcola che la carenza di vitamina A, associata a denutrizione, uccida 6000 bambini al giorno e accechi 500.000 tra bambini e bambine ogni anno.

Dopo venti anni di studio, il prof. Potrykus ha acquisito i diritti del golden rice e li ha messi a disposizione gratuita delle popolazioni dei paesi poveri.

La diffusione del golden rice potrebbe portare straordinari benefici se si pensa che il riso è l’alimento base per miliardi di persone ed occupa l’11 per cento delle superfici agricole mondiali.

Per comprendere le caratteristiche e le applicazioni delle biotecnologie vegetali cone il golden rice, ZENIT ha intervistato il prof. Ingo Potrykus, docente emerito all’Istituto di Scienze Vegetali dell’Università Eht di Zurigo e membro della Pontificia Accademia delle Scienze.

Al numero 58 dell’Istrumentum Laboris per la seconda Assemblea speciale continentale del Sinodo dei Vescovi è scritto che la campagna di semina di organismi geneticamente modificati (OGM) […] rischia di rovinare i piccoli coltivatori e di sopprimere le loro semine tradizionali rendendoli dipendenti dalle società produttrici di OGM. Qual è il suo parere in proposito?

Potrykus: Non vi è alcun rischio che ciò accada. L’utilizzo degli OGM non rende più dipendenti gli agricoltori dalle industrie sementiere. Non più di quanto lo siano già. Attualmente gli agricoltori utilizzano sementi ibride, che devono acquistare per ogni semina dalle società produttrici. Gli agricoltori acquistano sementi ibride perché forniscono loro un vantaggio economico, cioè producono di più e meglio delle varietà tradizionali. Le sementi ibride non possono essere date gratis, perché i produttori devono coprire i costi di ricerca e produzione, e chi ha investito nell’impresa spera di ricavarne un profitto da reinvestire. E’ quindi evidente che con la vendita di sementi OGM non cambia nulla rispetto alla vendita di sementi ibride.

Per gli agricoltori acquistare sementi OGM significa provare a incrementare produzione e qualità del prodotto. L’unica condizione per produrre senza acquistare semi è quella di utilizzare parte delle sementi del proprio raccolto per la semina successiva, ma in questo caso si riduce la produzione, cala la produttività e la qualità.

Le biotecnologie vegetali possono contribuire allo sviluppo dell’agricoltura africana? E in che modo?

Potrykus: le biotecnologie vegetali possono aiutare molto lo sviluppo dell’Africa, soprattutto se la ricerca e la produzione di OGM può essere utilizzata dal settore pubblico delle istituzioni africane. Si possono realizzare piante che resistono alla siccità, alle inondazioni e al sale. Piante la cui sopravvivenza non viene minacciata dalla presenza di metalli pesanti. Piante che resistono agli attacchi degli insetti, dei funghi, dei batteri e non muoiono per malattie virali. Inoltre si possono sviluppare piante che migliorano la qualità nutrizionale.

Tutto questo, utilizzando la ricerca e lo sviluppo della tecnologia OGM. Si tratta di un potenziale enorme, soprattutto per i piccoli agricoltori.

Non è affatto saggio condannare le biotecnologie vegetali solo perchè vengono prodotte dalle società agroindustriali. Sarebbe più saggio pensare a come utilizzare gli OGM per soddisfare le necessità e apportare benefici alla popolazione dell’Africa.

Quali sono i problemi che limitano lo sviluppo degli OGM in Africa?

Potrykus: Il problema fondamentale è l’enorme costo per la regolamentazione nell’utilizzo degli OGM. Se i costi per la brevettazione e l’utilizzo rimarranno così alti, solo le grandi aziende potranno affrontarli.

L’Africa avrebbe il potenziale scientifico per sviluppare utili esempi di OGM, ma nessun ente pubblico di ricerca in Africa ha i fondi per sviluppare e brevettare una varietà di OGM e distribuirla nei mercati internazionali.

Altri problemi sono relativi ad un atteggiamento negativo nei confronti delle biotecnologie vegetali e all’insufficiente sostegno alle attività agricole in generale.

Di cosa hanno bisogno gli africani per superare il sottosviluppo del settore agricolo?

Potrykus: I leader africani devono riconsiderare le loro priorità. L’agricoltura nel senso più ampio del termine deve ricevere la più alta priorità.

Potrebbe spiegare in che modo ha sviluppato e prodotto il golden rice?

Potrykus: Il golden rice è il prodotto di una variazione genetica indotta nel riso al fine di arricchirlo con la vitamina A. Il riso in genere non dispone di questa vitamina, il golden rice invece ha un grande potenziale per ridurre le carenze di vitamina A nelle popolazioni che sono malnutrite e che si alimentano quasi esclusivamente con il riso.

È stato calcolato che se in India venisse distribuito il golden rice, questo potrebbe evitare la cecità a circa 40.000 bambini l’anno. Inoltre il golden rice è stato sviluppato come ‘progetto umanitario’, il che significa che a livello locale vengono prodotte varietà di golden rice dalle istituzioni pubbliche e il seme viene dato gratuitamente agli agricoltori.

I coltivatori diventano proprietari delle sementi golden rice e possono utilizzare una parte del loro raccolto per la semina successiva. L’innovazione è semplice ed efficace, perchè una volta distribuite le sementi, sono gli agricoltori che utilizzano i loro sistemi agricoli tradizionali e non hanno bisogno di ulteriori input agronomici.

Tutta l’innovazione tecnologica è contenuta nelle sementi. L’utilizzo per scopi umanitari include licenze gratuite per l’utilizzo di tutte le tecnologie. Per accedere all’uso umanitario il profitto di ogni singolo agricoltore non deve superare i 10.000 dollari l’anno, non può utilizzare i prodotti OGM per l’esportazione e non può aggiungere geni che potrebbero limitarne l’uso pubblico.

Progetti simili al golden rice sono in fase di sviluppo con la banana, la manioca e il sorgo. In questi casi si sta provando ad aggiungere non solo la vitamina A ma anche il ferro, lo zinco e proteine varie. Questo perchè nelle popolazioni che soffrono di denutrizione si evidenzia subito la carenza di ferro, zinco e proteine.

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ZENIT Staff

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