Il Vangelo? Lavoro in corso!

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, sabato, 26 maggio 2012 (ZENIT.org).

Vangelo

Giovanni 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Lettura

Siamo negli ultimi versetti del Vangelo secondo Giovanni. A conclusione dell’opera, il redattore si qualifica come testimone di quanto è andato narrando. Il suo racconto è stato accettato come autentico dalla comunità, espressa nel “noi” del versetto ventiquattro. Ancora una volta ci viene consegnata la sicurezza che la nostra fede è storica, fondata, cioè, su parole ascoltate e gesti veduti da chi, poi, li ha trasmessi alle generazioni future.

Meditazione

Simone, figlio di Giovanni, ci risulta vicino per la sua esperienza di vita con Gesù di Nazaret. Egli è l’immagine del discepolo del Signore che sperimenta la gioia e la fatica dell’andare pellegrino verso il Regno seguendo il suo Maestro. Giovanni si colloca davanti a noi come icona del traguardo raggiunto, dell’intimità sperimentata. Colui che ha sentito battere il cuore pieno d’amore del Salvatore anticipa, con la sua esperienza, la condizione beatifica che in Cielo ci verrà donata. In ciascuno di noi, come afferma sant’Agostino, sono presenti entrambe le dimensioni: pellegrini sulla terra e cittadini del cielo. Escludere una delle due vuol dire non riuscire a possedere nemmeno l’altra, tanto sono connesse. Custodendo in noi queste due dimensioni, potremo far parte di quella compagnia che attraversa la storia da ormai ventuno secoli proclamando il Vangelo di salvezza e continuando scriverne pagine nuove, attraverso la vita dei seguaci del Risorto. Si potrebbe spiegare così, forse in un modo un po’ forzato, l’espressione del Vangelo che accenna al fatto che, se venissero scritte tutte le cose compiute da Gesù, non basterebbe il mondo a contenere i libri che le descriverebbero. Se è vero, infatti, che Gesù opera nei suoi discepoli e che essi possono fare opere maggiori delle sue (cfr. Gv 14,12), allora possiamo affermare che il Vangelo è un’opera in continua elaborazione. Se ne continuano a scrivere pagine e pagine con i “fatti di Vangelo” che ignoti scrittori vergano quotidianamente, con l’inchiostro della dedizione eroica, il più delle volte conosciuta solo al Padre. Sono loro che compiono i miracoli della carità che avranno l’onore della prima pagina solo nell’edizione definitiva della “Buona notizia”, che vedrà la luce nel grande giorno del giudizio. A comune edificazione, alcuni autori vengono identificati. Sono i santi canonizzati che la Chiesa addita a chi, peregrinando verso il cielo, desidera la certezza di camminare sulla buona strada già percorsa da altri.

Preghiera

Vieni, santo Spirito, vieni a condurci all’intera verità, al godimento del supremo bene, alla gioia delle gioie. A una tale gioia ci conduca il Signore Gesù Cristo che è la via, la verità e la vita. Amen (Gualtiero di S. Vittore).

Agire

Compirò un’opera buona con la consapevolezza di stare scrivendo una nuova pagina dell’Evangelo di Gesù.

La meditazione quotidiana è un servizio offerto dal Regnum Christi. Le riflessioni sul vangelo del giorno sono tratte da Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.

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ZENIT Staff

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