Il turismo può essere strumento di dialogo interreligioso e interculturale "senza intermediari"

Al Congresso di Cancún si discute del ruolo di conferenze episcopali, diocesi e parrocchie nel settore

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di Luca Marcolivio

CANCUN, giovedì, 26 aprile 2012 (ZENIT.org) – Nel corso della terza giornata del VII Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo, sul tema Il turismo che fa la differenza, si è discusso di nuove tecnologie e di reti sociali, e si è proseguito il discorso sulla pastorale turistica.

L’argomento è stato affrontato in modo sistematico Gabriele Torresan, Amministratore di Soluzione srl e responsabile di Hospites.it, secondo il quale, “il mondo religioso ed ecclesiastico non si è fatto trovare impreparato all’avvento rivoluzionario delle nuove tecnologie”.

A tal proposito Torresan ha illustrato l’esperienza del proprio portale, i cui dati “sono stati alimentati dai vari annuari cartacei circolanti in Italia (Diocesani, Istituzionali e Commerciali) e da contatti e ricerche costanti”.

Hospites.it raccoglie in particolare le “oltre 3000 case per ferie italiane e guida pellegrini, gruppi parrocchiali, famiglie e turisti nella scelta della struttura religiosa che più si addice ai propri bisogni e riporta migliaia di articoli di interesse turistico-culturale”.

Quanto alla realtà dei social network, Torresan ha affermato che anche il turismo religioso dovrà “necessariamente adeguarsi” al loro stile “diretto”, “informale” e “real time”, e i relativi siti web dovranno iniziare ad accogliere le tipiche funzioni di profilo, condivisione, amicizia, status, commento, ecc.

Di carattere più strettamente pastorale ma sempre con un occhio all’aspetto tecnologico, l’intervento di monsignor José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo di Panama, già incaricato della sezione di Mobilità Umana e Turismo del Consiglio Episcopale Latinoamericano.

Secondo il presule panamense, al giorno d’oggi l’evangelizzazione “non è solo questione di pulpiti e di sermoni, di libri e di catechismi; il cyberspazio e le reti sociali sono e devono essere anche aree da evangelizzare e strumenti di evangelizzazione”.

Il turismo è anche un’occasione per praticare l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, poiché offre “la possibilità della conoscenza diretta, del dialogo culturale senza intermediari, che permette al visitatore e all’ospite di scoprire le loro rispettive ricchezze”.

Sul tema specifico del turismo nell’azione pastorale, la Chiesa dispone come punto di riferimento, oltre al magistero degli ultimi papi, gli Orientamenti per la pastorale del turismo, a cura del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti.

Alcuni aspetti messi in luce sono rappresentati dalle proposte liturgiche e formative per il turista, il quale può ricevere una “attenzione personalizzata”, con specifici “spazi di accoglienza” e celebrazioni liturgiche con “alternative di messe in diverse lingue”.

Anche per i viaggiatori che sostano a lungo negli aeroporti e in altri luoghi di frequenza turistica è opportuno incentivare o – dove non esistono – creare “cappelle” e simili spazi “di incontro e di preghiera con Dio”.

Va inoltre favorita l’informazione riguardo alle celebrazioni liturgiche e alle messe nei luoghi di turismo e villeggiatura, assieme alle informazioni storico-artistiche sulle chiese che si visitano.

Se esistono luoghi naturali che “motivano la contemplazione della creazione”, è giusto evidenziarli, affinché “il turismo abbia uno spazio contemplativo”.

Successivamente monsignor Ulloa ha fornito indicazioni e proposte pastorali a livello di Conferenze Episcopali, Diocesi e Parrocchie.

Le Conferenze Episcopali devono principalmente stabilire contatti con “enti del turismo dei Paesi, per conoscere le loro preoccupazioni, i loro bisogni e le loro attese e per riconoscere il valore e il potenziale evangelizzatore che può svilupparsi in luoghi o centri religiosi”, senza trascurare “contatti e accordi con università e centri di formazione per orientare la preparazione di professionisti del turismo, che conoscano il contributo e il servizio pastorale della Chiesa in questo settore”.

Le Diocesi, da parte loro, hanno la possibilità di formare gli operatori pastorali del settore turistico e di “consolidare reti con operatori turistici e agenzie di viaggio, in maniera tale da fornire un’assistenza migliore ai turisti dalla prospettiva del Vangelo”.

Le Parrocchie, infine, per il loro maggiore radicamento nel territorio, hanno l’opportunità di fornire il “contatto diretto” con gli operatori e con i luoghi di accoglienza del turismo.

Monsignor Ulloa ha quindi concluso definendo il turismo come “uno dei nuovi areopaghi che costituiscono una sfida per la nuova evangelizzazione”.

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ZENIT Staff

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