Il triplice segno della croce prima del Vangelo

Che la tua Parola, Signore, sia nella nostra mente, sulle mie labbra, nel mio cuore

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Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara, professore di liturgia e decano di teologia presso l’Università Regina Apostolorum, risponde oggi ad una domanda fatta da un lettore negli Stati Uniti.

Mi è stato riferito di recente che alcune comunità religiose, tra cui i Carmelitani, non si fanno il triplice segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul cuore quando dicono le parole “Gloria a te, o Signore” prima della proclamazione del Vangelo durante la Messa. La spiegazione è che la loro regola precede l’introduzione del gesto nella liturgia. Nelle attuali rubriche del Novus Ordo, solo chi annuncia il Vangelo, quindi il sacerdote o il diacono, è tenuto a compiere il gesto. L’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) sembra trattare il tema solo tre volte: nel n° 134, quando il sacerdote dice la Messa senza diacono, e menziona che anche tutti i presenti fanno il gesto; il n° 175 invece, quando un diacono annuncia il Vangelo, non menziona il gesto compiuto dai fedeli; ed infine al n° 262, quando parla della Messa a cui partecipa un solo ministro, manca del tutto il dialogo. Poi l’ultimo elemento di questo rebus: come ci è stato insegnato, le parole che accompagnano il gesto (oltre a Gloria a te, o Signore“) sono: “Che la tua Parola, Signore, sia nella nostra mentesulle mie labbranel mio cuore“. L’elemento centrale, “sulle mie labbra”, sembra liturgicamente appropriato per il ministro del Vangelo, ma lo è anche per i fedeli? Non dovrebbe esserci piuttosto il riferimento alle orecchie di coloro che stanno per ascoltare il Vangelo? Il gesto è proprio necessario per la congregazione, e se no, perché lo facciamo? — T.D., Madison, Wisconsin (USA)

Anche se sulla base della mia conoscenza personale non posso confermare la pratica dei Carmelitani, posso comunque dire che non è insolito che in ordini religiosi antichi ci siano delle usanze liturgiche che si discostano dalla pratica comune e che sono comunque state autorizzate.

Come accennato dal nostro lettore, il n° 134 dell’Ordinamento Generale del Messale Romano dice che i presenti fanno il gesto insieme con il sacerdote. Cito:

“134. All’ambone il sacerdote apre il libro e, a mani giunte, dice: Il Signore sia con voi, mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito; quindi: Dal Vangelo secondo N., tracciando con il pollice il segno di croce sul libro e sulla propria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto, gesto che compiono anche tutti i presenti. Il popolo acclama, dicendo: Gloria a te, o Signore. Il sacerdote, se si usa il turibolo, incensa il libro (Cf. nn. 276-277). Quindi proclama il Vangelo, concludendo con l’acclamazione: Parola del Signore, alla quale tutti rispondono: Lode a te, o Cristo. Il sacerdote bacia il libro, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati”.

Il fatto che questa specifica è omessa quando al n° 175 si parla del diacono non vuol dire ancora che i presenti non fanno il segno. Significa solo che non c’era bisogno di ripetere la specifica, poiché ritenuto già conosciuto.

Per quanto riguarda la Messa celebrata da un sacerdote con un solo ministro l’OGMR dice:

“262. Quindi, il sacerdote, profondamente inchinato, dice: Purifica il mio cuore, poi legge il Vangelo. Alla fine dice: Parola del Signore, a cui il ministro risponde: Lode a te, o Cristo. Poi il sacerdote venera il libro con il bacio, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo”.

Francamente non è molto chiaro se questo paragrafo implichi che il sacerdote legga semplicemente il testo nel solito modo già descritto due volte o invece se debba omettere del tutto l’introduzione al Vangelo. La seconda interpretazione sarebbe piuttosto strana, visto che altri saluti al ministro, meno significativi, sono previsti. Inoltre manca qualsiasi indicazione su come iniziare la lettura del Vangelo senza presentazione. Sarebbe quasi assurdo che il lettore introducesse “Una lettura del profeta X”, mentre il prete omette qualsiasi introduzione al Vangelo. Ritengo perciò che il sacerdote debba fare la solita introduzione e compiere il triplice segno della croce.

Vale la pena ricordare che l’indicazione al n° 134 per i presenti a fare il triplice segno della croce è una novità della terza edizione del Messale Romano. Non si trova nel corrispondente n° 95 del precedente edizione dell’OGMR degli anni ’70, dove il gesto è prescritto solo per il ministro che legge il Vangelo. Facendo questa specifica indicazione il messale riconosce semplicemente una pratica già diventata quasi universale tra i fedeli nel corso dei secoli.

La tradizione di farsi il segno della croce sulla fronte e il cuore è di origine franca o germanica, e probabilmente entrò a far parte della liturgia romana nel periodo che va dall’800 al 1000. Il segno della croce sulle labbra è stato aggiunto piuttosto tardi, ma non è chiaro quando è diventato una pratica standard.

I fedeli hanno probabilmente iniziato ad imitare il gesto del sacerdote o del diacono a un certo momento. Nessuno sembra sapere quando, ma vorrei azzardare l’ipotesi che sia avvenuto solo dopo la completa unificazione della liturgia romana in seguito al Concilio di Trento. Probabilmente questa pratica è stata anche rafforzata dai catechisti che insegnavano ai bambini i gesti della Messa.

Viste queste origini storiche, tutti i significati spirituali collegati a questi gesti sono probabilmente venuti in seguito. Questo non vuol dire che si tratta di fantasia o che non hanno alcun fondamento nella verità, ma significa che non sono necessariamente le uniche possibili interpretazioni. Hanno infatti anche il significato generale di qualsiasi segno della croce, che è una professione di fede nella Trinità e nella redenzione attraverso la Croce.

Un significato viene suggerito dalle preghiere dette dal sacerdote prima e dopo la proclamazione del Vangelo. Prima del Vangelo, il sacerdote si inchina davanti all’altare e prega in silenzio: “Purifica il mio cuore e le mie labbraDio onnipotente, perché possa annunziare degnamente il tuo Vangelo“. Queste stesse idee sono contenute anche nella benedizione del diacono: “Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra, perché tu possa annunziare degnamente il suo Vangelonel nome del Padre…” Dopo il Vangelo, il sacerdote o il diacono bacia il libro del Vangelo e prega: “Le parole del Vangelo cancellino i nostri peccati.”

In questo modo, facendo il triplice segno della croce i fedeli chiedono a Dio di benedire la loro mente e il cuore che accetteranno, abbracceranno il messaggio del Vangelo proclamato dal sacerdote o dal diacono, e che a loro volta lo proclameranno attraverso le loro labbra e attraverso la loro vita.

È anche una proclamazione di fede che la parola che riceviamo è veramente quella di Cristo. Infatti, è Gesù stesso che ci parla, e desideriamo che egli prenda completo possesso delle nostre esistenze, pensieri, parole, sentimenti e opere.

Ci possono essere altre possibili interpretazioni di questo gesto, ma queste qui sono sufficienti per dimostrare che anche un semplice gesto come questo può contenere significati spirituali più profondi.

[Traduzione dall’originale inglese a cura di Paul De Maeyer]

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime
domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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