Il Tar del Lazio tutela l'obiezione di coscienza

Il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia di un provvedimento della Regione che obbliga gli obiettori di coscienza dei consultori a rilasciare il certificato per l’aborto

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Nel Lazio l’obiezione di coscienza è salva, per il momento. Sono stati raccolti pochi giorni fa i frutti del ricorso al Tar che l’estate scorsa presentarono il Movimento per la Vita insieme all’Associazione Italiana dei Medici Cattolici (Amci) e dall’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (Aigoc). Con una sentenza emanata venerdì, la Terza sezione del Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia del provvedimento con il quale il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, “nella qualità di commissario governativo, obbligava anche gli obiettori di coscienza impiegati nei consultori pubblici a rilasciare il certificato necessario ad effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza”.

La notizia è stata diffusa dal Movimento per la Vita presieduto da Carlo Casini, il quale sottolinea “l’importanza di questa decisione, sebbene pronunciata in sede cautelare e non definitiva sia perché interviene in una antica diatriba, sia perché sottolinea l’importanza costituzionale dell’obiezione di coscienza”.

Casini precisa inoltre che il Tar ha accolto soltanto una parte del ricorso. “Il provvedimento peraltro non ha concesso la sospensiva riguardo a un’altra parte del provvedimento Zingaretti – afferma -, quella in cui si fa obbligo agli obiettori impiegati nei consultori di prescrivere la pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo”. Questo perché “i giudici non hanno affermato con certezza il carattere non abortivo di questi prodotti, ma si sono unicamente rifatti ai documenti delle agenzie preposte al controllo dei farmaci europee e nazionali”.

Secondo il presidente del Mpv, la prudenza delle toghe dimostra che la documentazione prodotta su questo tema ha almeno “instillato il dubbio”. Ne deriva che “se saranno dimostrati gli effetti abortivi di queste sostanze, come del resto già risulta da uno studio attento degli stessi documenti ufficiali, l’obiezione di coscienza potrà essere completamente ripristinata”.

Il Consiglio di Stato ha stabilito che sarà il Tar a pronunciarsi in sede di trattazione del merito, approfondendo anche la questione relativa alla somministrazione di pillole.

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ZENIT Staff

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