Il taglio dei tassi della Bce e l'impatto sui mutui delle famiglie

Non è tanto, ma per le famiglie il taglio dei tassi è una buona notizia

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La notizia è che i contratti future [1] sull’Euribor [2] a tre mesi vedono il saggio risalire sopra l’1% solo fra 4 anni, mentre fino a pochi mesi fa si ipotizzava che sarebbe avvenuto già nel 2016. Il taglio dei tassi operato dalla Banca centrale europea (Bce) è una buona notizia per le famiglie? La risposta è Si e No.

In merito al taglio dello 0,25% dei tassi, le famiglie faranno bene a non attendersi cambiamenti eclatanti, almeno nel breve periodo. Difatti il taglio dei tassi non potrà incidere più di tanto le già ridotte rate dei mutui a tasso variabile, dato che l’Euribor (cioè il parametro di riferimento per questo tipo di prestiti) viaggia da mesi al di sotto del tasso di riferimento europeo ed è molto vicino allo zero.

Nei giorni scorsi, per esempio, la scadenza ad un mese veniva quotata dello 0,116%; quella a 3 mesi dello 0,207%. I margini di discesa sono quindi ridottissimi e gli effetti su una rata mensile si possono misurare in pochi euro.

Con questo taglio dei tassi viene ulteriormente allontanata una ripresa significativa dell’Euribor che potrebbe mettere in crisi ulteriormente le famiglie (anche se i tassi non dovessero tornare al limite del 5% superato nel 2008).

Secondo gli studi più accreditati, i mercati si attendono un periodo di tassi bassi più prolungati di quanto non si potesse prevedere qualche mese fa.

I contratti future sull’Euribor a 3 mesi, quotati a Londra, vedono il tasso risalire sopra l’1% soltanto fra più di 4 anni (giugno 2017), mentre ad inizio anno si pensava che questa soglia potesse essere superata già nel settembre del 2016.

Notizie positive per le famiglie anche per l’effetto sulla riduzione del costo del debito pubblico. La crescita del debito pubblico genererebbe altre tasse. Difatti oltre alla discesa dello spread oggi al 265.26, si sono altrettanto ridotti il rendimento dei BoT. Il titolo del Tesoro a 12 mesi è infatti sceso allo 0,92% (lordo) nell’ultima asta d’aprile.

Negli ultimi due anni, i rendimenti obbligazionari italiani a breve termine non hanno sempre seguito le decisioni sui tassi di Francoforte. Tuttavia è evidente che al taglio dei tassi potrebbe seguire un ulteriore allentamento delle tensioni, che a sua volta contribuirebbe a rendere meno onerosa per le casse dello Stato l’emissione di nuovi titoli di Stato, a partire da quelli a breve scadenza.

C’è poi un’altra buona notizia, puramente tecnica: il presidente della BCE, Mario Draghi, non ha escluso la possibilità di rendere negativo il tasso sui depositi che le banche detengono presso la BCE. Una mossa, questa, che potrebbe spingere gli istituti di credito a spostare il denaro su strumenti di liquidità che ancora offrono qualche briciola di rendimento (i BoT, appunto), contribuendo così a ridurne ulteriormente i tassi.

*

NOTE

[1] I contratti future sono dei contratti in cui ci si impegna a compare o vendere lo strumento sottostante a una certa data futura a un dato prezzo.

[2] L’Euribor è uno dei parametri (l’altro è il tasso di riferimento della Bce stesso) ai quali sono agganciati i tassi dei mutui variabili. Il suo andamento è generalmente legato a quello del costo del denaro stabilito a Francoforte. Negli ultimi anni le continue iniezioni di liquidità nel sistema da parte della Bce hanno però provocato la discesa dei valori Euribor al di sotto del tasso di riferimento europeo e il loro quasi azzeramento.

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Antonio Tabarro

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