Il Sinodo per l'Africa dà spazio all'arte

All’ingresso dell’Aula Paolo VI l’esposizione “Tempo d’Africa”

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 15 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Oltre alle intense ore di interventi e di discussioni libere, i Cardinali, i Vescovi e gli invitati alla seconda Assemblea Sinodale per l’Africa hanno avuto l’opportunità di apprezzare anche l’arte.

Nelle tradizionali pause per il caffè o per il pranzo, all’ingresso dell’Aula Paolo VI i Padri sinodali hanno potuto arricchirsi e ispirarsi con una mostra di pittura religiosa africana.

Le nozze di Cana festeggiate dalle tribù africane, dipinte da Joseph Belly Malenga Mpasi della Repubblica Democratica del Congo, e un angelo che cerca di liberarsi dalla schiavitù di Tondo Mamgengi sono alcune delle opere che si possono ammirare in questi giorni nell’esposizione intitolata “Tempo d’Africa”.

La mostra ha la particolarità di avvicinare al cuore della Chiesa le risorse umane, le espressioni complesse e originali e le ricche tradizioni ancestrali dell’arte sacra africana.

E’ organizzata con il sostegno del Centro Orientamento Educativo (COE), un’associazione di laici volontari cristiani impegnati in Italia e in vari Paesi del mondo nello sviluppo di una cultura di dialogo, scambio e solidarietà.

Il COE è stato fondato alla fine degli anni Cinquanta, e nel 1974 ha ottenuto il riconoscimento come ONG dal Ministero degli Esteri. In Africa sostiene progetti in vari Paesi, come Camerun, Zambia e Repubblica Democratica del Congo.

ZENIT ha parlato con l’organizzatore della mostra, Joseph Atangana Ndzie, che lavora come coordinatore del COE in Camerun. Per lui, l’esposizione vuole mostrare l’“ereditá cristiana dei fedeli africani e radicare il Vangelo nella loro vita”.

La mostra è nata dal sogno del sacerdote italiano Francesco Pedretti, fondatore del COE, morto dieci anni fa. Inizialmente la voleva realizzare durante il primo Sinodo per l’Africa, nel 1994. “E’ un omaggio al Sinodo e al fondatore”, ha detto Joseph Atangana

Un linguaggio universale

L’organizzatore della mostra, che ha studiato arte alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha sottolineato come in ogni opera si possa vedere che gli artisti esprimono “l’universalità del cristianesimo, quella identità cattolica dei fedeli africani. C’è una comunione dei sentimenti”.

“Quando qualcuno vede questo arte, c’è un linguaggio universale che può esprimere la devozione; una partecipazione all’espressione verso Dio singolare che arrichisce l’universalità della Chiesa”, ha osservato.

Per Rosa Scandella, presidente del COE, la mostra fa vedere come gli artisti africani possano essere una specie di “profeti che gridano con le loro opere i grandi valori ideali degli uomini in questo continente, troppo spesso tormentato dalle situazione storiche ma ancora capace di futuro”.

“Tempo d’Africa” rende realtà una delle principali conclusioni dopo il primo Sinodo per l’Africa: il dialogo tra il Vangelo e la cultura africana.

Esprime, come ha detto Atangana, la particolarità degli africani di “esprimere la religiosità con tutto il loro corpo, con la loro natura. Non è una fede solo di testa. E’ una fede gioiosa e semplice. E’ un’espressione di vita”.

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ZENIT Staff

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