Il Signore è vicino

Padre Raniero Cantalamessa indica i laici come nuovi evangelizzatori

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 23 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Nella sua quarta predica di Avvento, pronunciata stamane dinanzi al Pontefice Bendetto XVI, Padre Raniero Cantalamessa ha spiegato come riaccendere la fede nel cuore degli uomini ed ha indicato i laici come i protagonisti della Nuova Evangelizzazione

Di fronte al mondo occidentale secolarizzato e per certi versi post-cristiano, il Predicatore della Casa Pontifica si è chiesto: “Chissà che la fede cristiana non debba tornare di nuovo in Europa dai paesi da essa un tempo evangelizzati; questa volta però non dal Nord, come dopo le invasioni barbariche, ma dal Sud”.

Riprendendo le parole del Santo Padre che ha parlato della fede incontrata in Africa, “tanto più vibrante e gioiosa di quella che si riscontra ormai in Occidente” Padre Cantalamessa ha indicato l’emergere di una nuova categoria di annunciatori: “i laici”.

“Non si tratta – ha precisato – del sostituirsi di una categoria a un’altra, ma di una nuova componente del popolo di Dio che si aggiunge alle altre, rimanendo sempre i vescovi, con a capo il papa, le guide autorevoli e i responsabili ultimi del compito missionario della Chiesa”.

Secondo il Predicatore della Casa Pontificia il compito principale è quello di aiutare l’umanità a “stabilire un rapporto con Gesù”.

Il Vangelo di Luca racconta che erano 72 i primi apostoli che Gesù mandò in missione.

E San gregario Magno commentando scrive che Gesù manda i 72 “a due a due, “ perché meno che tra due non ci può essere amore”, e l’amore è ciò da cui gli uomini potranno riconoscere che siamo suoi discepoli.

“Questo vale per tutti, – ha affermato Cantalamessa – ma in modo tutto speciale per due genitori” per questo sono decisive la famiglie missionarie.

“La parabola della pecorella smarrita – ha aggiunto – si presenta oggi rovesciata: novantanove pecore si sono allontanate e una è rimasta all’ovile. Il pericolo è di passare tutto il tempo a nutrire quell’unica rimasta e non avere tempo, anche per la scarsità del clero, di andare alla ricerca delle smarrite. In questo l’apporto dei laici si rivela provvidenziale”.

Ed ancora “Gesù volle che i suoi apostoli fossero pastori di pecore e pescatori di uomini. Per noi del clero, risulta più facile essere pastori che non pescatori; cioè, nutrire con la parola e i sacramenti quelli che vengono in chiesa, che non andare alla ricerca dei lontani, negli ambienti più disparati della vita”.

Circa le ragioni dell’efficacia dei laici e dei movimenti ecclesiali il Predicatore della Casa Pontifica ha citato un famoso canto spiritual negro intitolato “There is a balm in Gilead” dove si dice: “Se non sai predicare come Pietro; se non sai predicare come Paolo, và a casa tua e dì ai tuoi vicini: Gesù è morto per noi!”

“Fra due giorni è Natale – ha commentato Padre Cantalamessa – È di conforto ai fratelli laici ricordare che intorno alla culla di Gesù, oltre Maria e Giuseppe, c’erano i loro rappresentanti, i pastori e i magi”.

E ha concluso “tutto è iniziato da quel Bambino nella mangiatoia” e “Cristo nasce oggi, perché egli nasce davvero per me nel momento in cui riconosco e credo nel mistero. (…) Vieni, Signore, e salvaci!”

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ZENIT Staff

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