Il ruolo dei mass media nella Nuova Evangelizzazione (Prima parte)

Conferenza tenuta da padre Zenon Hanas, S.A.C., durante il recente convegno “Ravvivare la fede e riaccendere la carità”

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ROMA, venerdì, 5 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito la prima parte della conferenza tenuta il 27 settembre scorso da padre Zenon Hanas, S.A.C., vice provinciale della Provincia di Cristo Re, Polonia, durante il recente convegno organizzato a Roma dalla Società dell’Apostolato Cattolico (SAC, meglio nota come i Pallottini) sotto il titolo Ravvivare la fede e riaccendere la carità: Apostoli di Gesù nel mondo che cambia. La risposta dei Pallottini alle sfide della Nuova Evangelizzazione

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Tutti sappiamo che cosa sono i mezzi di comunicazione. Possiamo elencarne diversi tipi, dal telefono a Facebook. Tutti sappiamo che cosa significa il concetto di Nuova Evangelizzazione. E’ una risposta alla crisi della fede e della vita cristiana nei paesi la cui storia è legata al vangelo, nei “Paesi dell’antica evangelizzazione”.

La risposta alla domanda di qual è il ruolo dei mezzi di comunicazione nella Nuova Evangelizzazione sembra semplice.

Possiamo usare i mezzi di comunicazione: per diffondere la fede o le informazioni sulla Chiesa e sulla vita dei cristiani; per creare, mantenere e sviluppare le nostre comunità. D’altro lato sappiamo che i mezzi di comunicazione sono usati anche allo scopo di diffondere idee e stili di vita che non corrispondono a quella cristiana.

Il ruolo dei mass media nella Nuova Evangelizzazione può essere visto come uno strumento utile, come una sfida o un ostacolo alla trasmissione della fede cristiana (mediatizzazione della fede). Questo semplice modo di vedere il ruolo dei mass media costituisce il punto di partenza per sviluppare prospettive più differenziate e approfondite.

Durante il mio intervento vorrei rispondere a tre domande. Sono le mie modeste risposte alle domande di grande portata sul ruolo dei mass media nella Nuova Evangelizzazione.

<p>La prima domanda è perché dobbiamo realizzare la nuova evangelizzazione? A che cosa serve? Quali sono i motivi? Quali sono gli scopi dell’evangelizzazione? Qui è pertinente la questione della missionarietà della Chiesa e del cristianesimo. Si tratta della necessità di offrire una risposta particolare in un momento di crisi della vita cristiana, che si sta verificando in molti Paesi, soprattutto in quelli di antica tradizione cristiana.

La seconda domanda è come possiamo usare i mezzi di comunicazione sociale per realizzare l’evangelizzazione. Vorrei descrivere alcune condizioni necessarie per usare i media con effettività e efficacia.

Infine, la terza domanda riguarda le soluzioni concrete della comunicazione nel mondo della Chiesa di oggi e specialmente nel mondo pallottino.

1. Motivi e scopo dell’evangelizzazione

La “Nuova evangelizzazione” si riferisce a quella situazione intermedia in cui dei gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede o non si riconoscono membri della chiesa. Questa situazione fa emergere l’urgenza di rifare il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali, della rifondazione dell’esperienza cristiana a livello delle singole persone e delle comunità.

Mi sembra utile far notare un divario tra la nostra comunicazione e il mondo moderno (o postmoderno). Dobbiamo spiegare e tradurre il contenuto del Vangelo, ma prima di tutto spiegare i nostri motivi, perché consideriamo l’annuncio del Vangelo importante per il futuro dell’umanità.

1.1 Condurre le persone all’incontro personale con Cristo Crocifisso e Risorto

Il vero scopo dell’evangelizzazione è di condurre la gente all’incontro personale con il Signore e così con Dio vivente. Attraverso il contatto con l’amore di Cristo, l’amore reciproco dei suoi fratelli e delle sue sorelle dovrebbe crescere e maturare. Lo scopo dell’evangelizzazione è di condurre alla confessione di fede: “Tu sei il Cristo”. Nell’lnstrumentum laboris (n° 18) si legge: “La fede cristiana non è soltanto una dottrina, una sapienza, un insieme di regole morali, una tradizione. La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo avvenga”.

In altro passo il Papa Benedetto XVI parla della “bellezza della fede cristiana” e della “gioia dell’incontro personale con il Signore Gesù”, nella comunità dei fedeli. La bellezza e la gioia sono perciò due aspetti importanti dell’esperienza cristiana.

1.2. Promozione integrale dell’uomo

Un altro motivo dell’evangelizzazione è la promozione integrale dell’uomo. Questa promozione sembra necessaria di fronte alla preoccupante distruzione del concetto e del valore unico dell’uomo che possiamo riscontrare nel mondo di oggi. Benedetto XVI scrive: “si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale” (Motu proprio “Ubicumque et semper”).

La proposta del Vangelo è sempre collegata alla dignità della persona umana. I cristiani pronunciano il vangelo non allo scopo di aumentare il numero dei credenti, ma per difendere e giustificare il valore e la dignità di qualsiasi persona umana in tutte le situazioni della vita.

1.3. Proporre il modello della società giusta e basata sulla dignità dell’uomo

Un terzo motivo per il quale i cristiani cercano di evangelizzare il mondo è un motivo sociale, per creare una società più giusta e più umana. La crisi del mondo odierno ha delle radici profonde. Semplificando, si potrebbe descriverla come un lungo processo. Sul piano culturale e storico si potrebbe individuarne l’origine in quel processo di autonomia del mondano?Questo processo ha inizio col “secolo dei Lumi” e si sviluppa nelle varie forme dell’ideologia moderna dell’autonomia dell’uomo. Si afferma che l’uomo, specialmente in campo etico, è un assoluto. Ne deriva un’etica della solitudine: l’altro diventa uno “straniero morale”; il Trascendente è negato; l’io è solo.

Nella visione del Vangelo l’uomo non è una monade solitaria ma è un ente che si rivolge verso l’altro. Il nome di questa relazione è l’amore. Perciò il fulcro della fede cristiana si descrive come “credere all’amore attraverso il volto e la voce di questo amore, cioè attraverso Gesù Cristo” (Instrumentum laboris, 23).

Il punto centrale dell’evangelizzazione non è quello di insegnare la dottrina ma di guarire, di donare la vita piena e – per nostro impegno spirituale – creare spazi di comunione. Suor Angela Zukowski (dall’lnstitute for Pastoral Initiatives – The University of Dayton – Dayton) dà una definizione molto pertinente che rivela un aspetto del processo dell’evangelizzazione: “L’Evangelizzazione: una conversazione sullo spazio del mercato mondiale per condividere i nostri beni spirituali”.

[La seconda parte verrà pubblicata sabato 6 ottobre]

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ZENIT Staff

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