Il rito penitenziale pasquale

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Nella sua rubrica di liturgia, padre McNamara risponde oggi ad una domanda di un lettore dei Paesi Bassi.

Nella lettera circolare Paschalis Sollemnitatis sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, c’è la seguente direttiva pastorale per il rito penitenziale nel giorno di Pasqua (n° 97): “Si celebri la Messa del giorno di Pasqua con grande solennità. È opportuno oggi compiere l’aspersione dell’acqua, benedetta nella Veglia, come atto penitenziale. Durante l’aspersione si canti l’antifona ‘Vidi aquam’, o un altro canto di carattere battesimale. Le acquasantiere che si trovano all’ingresso vengano riempite con la stessa acqua”. Visto che l’acqua benedetta nella Veglia non ha bisogno di essere benedetta una seconda volta, questo significa che nel giorno di Pasqua sia l’invito pronunciato dal sacerdote che la benedizione dell’acqua vengono omessi quando si fa il rito dell’aspersione e che si comincia con ‘Vidi aquam’ o con un altro canto subito dopo il segno della croce e il saluto? — S.V.R., Breda , Paesi Bassi

Ecco la risposta di padre McNamara:

In questo giorno la benedizione dell’acqua viene omessa, come del resto nei battesimi durante i 50 giorni del tempo di Pasqua, nei quali viene utilizzata l’acqua benedetta durante la veglia.

Va notato che, mentre la Paschalis Sollemnitatis è precisa nel citare l’uso dell’aspersione con acqua benedetta in precedenza e l’antifona da cantare, sia la lettera circolare stessa che il Messale non si pronunciano su quale rito usare per introdurre l’aspersione nella domenica di Pasqua.

Cominciare subito con l’aspersione e l’antifona potrebbe sostanzialmente essere privo di significato per i fedeli. Perciò, ritengo che il sacerdote debba preparare qualche forma di commento o spiegazione del significato del rito in modo che il suo legame con il rito penitenziale venga capito.

Anche se non viene specificato, penso che sia anche possibile per il celebrante usare la formula abituale di introduzione al rito penitenziale prima di iniziare l’aspersione.

Il Messale offre anche un’alternativa a questa procedura per la Domenica di Pasqua. Viene utilizzato il normale rito penitenziale, ma le promesse battesimali vengono rinnovate dopo l’omelia secondo il rito proposto per la Veglia pasquale, omettendo il Credo. In questo caso, l’aspersione con l’acqua benedetta nella notte di Pasqua e il canto dell’antifona vengono eseguiti come conclusione del rinnovo delle promesse battesimali.

La domenica di Pasqua questa seconda opzione è probabilmente da preferire all’aspersione durante il rito penitenziale, in quanto è l’unica domenica in cui esiste questa possibilità.

In tutte le altre domeniche del tempo di Pasqua, invece, è consigliabile che il rito della benedizione e dell’aspersione vengano usati come rito penitenziale.

In questo caso la pratica differisce dunque dai battesimi nel tempo di Pasqua, durante i quali l’acqua non viene benedetta ma si usa quella già benedetta in precedenza. L’appendice al Messale offre una preghiera di benedizione e un’antifona propria per le domeniche del tempo pasquale. La benedizione è la seguente:

“Dio onnipotente, ascolta le preghiere del tuo popolo, che nel ricordo dell’opera ammirabile della nostra creazione e di quella ancor più ammirabile della nostra salvezza, a te si rivolge. Degnati di benedire + quest’acqua, che hai creato perché dia fertilità alla terra, freschezza e sollievo ai nostri corpi. Di questo dono della creazione hai fatto un segno della tua bontà: attraverso l’acqua del Mar Rosso hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù; nel deserto hai fatto scaturire una sorgente per saziare la sua sete; con l’immagine dell’acqua viva i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza che tu intendevi offrire agli uomini. Infine nell’acqua del Giordano, santificata dal Cristo, hai inaugurato il sacramento della rinascita, che segna l’inizio dell’umanità nuova libera dalla corruzione del peccato. Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del nostro Battesimo, perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. R. Amen”. 

Questa bella preghiera sembra essere una composizione relativamente nuova, anche se ispirato su modelli molto più antichi, trovati in manoscritti del VI e del VII secolo.

Le cinque possibili antifone di Pasqua provengono tutte dalla Sacra Scrittura. La prima antifona, Vidi Aquam, si ispira alla visione di Ezechiele (47,1-2,9) e dice: “Ecco l’acqua, che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia; e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza, ed essi canteranno: alleluia, alleluia.”

Dopo aver completato l’aspersione, il sacerdote ritorna alla sede e conclude il rito penitenziale dicendo: “Dio onnipotente ci purifichi dai peccati, e per questa celebrazione dell’Eucaristia ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno, in Cristo Gesù nostro Signore. R. Amen”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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