Front view of the upper Basilica of St. Francis of Assisi

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Il proselitismo tra il Santo d’Assisi e papa Francesco

La volontà che diventino cristiani non è evangelica se è una “pretesa”

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Papa Francesco nell’incontro di venerdì 12 giugno al terzo “ritiro mondiale dei sacerdoti” promosso dall’International Catholic Charismatic Renewal Services e dalla Catholic Fraternity ha di nuovo esortato a non agire per proselitismo. Per comprendere maggiormente quest’aspetto dell’insegnamento pontificio – già affermato precedentemente da Benedetto XVI – può essere utile rileggere quanto frate Francesco d’Assisi scrisse nella Lettera ad un ministro che voleva lasciare il servizio ai frati per ritirarsi in un eremo. A questo proposito padre Carlo Paolazzi, autore della recente edizione critica degli scritti dell’Assisiate afferma: «Il contesto spiega questa affermazione arditissima: la volontà che i fratelli diventino “cristiani migliori” non è evangelica, se è una “pretesa” che nasce dall’aspirazione egoistica a vivere in pace, mentre chi si mescola con i peccatori, insieme a Cristo obbediente e crocifisso, ha compiuto un esodo da se stesso più radicale di chi si isola in un romitorio».

A frate N… ministro. Il Signore ti benedica!

Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti percuotessero, tutto questo devi ritenere come una grazia. E così tu devi volere e non diversamente. E questo tieni per te in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio e mia, perché io so con certezza che questa è vera obbedienza. E ama coloro che ti fanno queste cose. E non aspettarti da loro altro, se non ciò che il Signore ti darà. E in questo amali e non pretendere che siano cristiani migliori. E questo sia per te più che il romitorio. E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore e ami me servo suo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia mai alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto poteva peccare, il quale, dopo aver visto i tuoi occhi, se ne torni via senza il tuo perdono misericordioso, se egli lo chiede; e se non chiedesse misericordia, chiedi tu a lui se vuole misericordia.

E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore; e abbi sempre misericordia di tali fratelli. E notifica ai guardiani, quando potrai, che da parte tua sei deciso a fare così.

Per un approfondimento cfr. C. Paolazzi, Il cantico di frate sole, Ed. Porziuncola, Assisi, p. 116, euro 7,00.

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ZENIT Staff

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