Il primate Welby scrive ai partner ecumenici: "Abbiamo bisogno gli uni degli altri"

In una lettera, l’arcivescovo di Canterbury spiega la decisione del Sinodo anglicano di nominare le donne vescovo. Decisione che, secondo il Patriarcato di Mosca, “allontanerà molti fedeli”

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Prosegue l’eco nel mondo per la storica decisione del Sinodo anglicano di nominare dal 2015 le donne vescovo. Mentre il Patriarcato ortodosso di Mosca si dichiara “allarmato e deluso” per l’esito della votazione sinodale, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, primate della Comunione anglicana, ha inviato una lettera ai partner ecumenici nella quale ne spiega le ragioni.

Nella missiva, inviata giovedì scorso e riportata da L’Osservatore Romano, Welby si è detto consapevole “che questa storica decisione suscita una duplice reazione all’interno della Church of England. Mentre molti ritengono che la nomina delle donne vescovo affermi il loro ruolo nel ministero della vita della Chiesa, per altri, invece, tale decisione potrà essere fonte di delusione e di preoccupazione”.

“Alcune delle nostre Chiese sorelle in comunione — osserva l’arcivescovo di Canterbury — condividono la gioia di avere le donne nell’episcopato. Ma siamo anche consapevoli che i nostri partner ecumenici troveranno questa nostra decisione un ulteriore ostacolo nel cammino verso la piena comunione”. Tuttavia, sottolinea, “sono molte le cose che ci uniscono e auspico che i legami di amicizia continueranno a rafforzarsi e che la nostra reciproca comprensione continui a crescere in futuro”.

Le Chiese “hanno bisogno l’una dell’altra”, afferma infatti il primate. E assicura che la Comunione anglicana proseguirà nel suo impegno e nella ricerca “per rendere la nostra unità ancora più visibile con quanti sono in comunione con noi, e per una maggiore unità con quanti non lo sono ancora”. 

È evidente, sottolinea ancora Welby nella lettera, che “mentre il nostro dialogo teologico dovrà affrontare nuove sfide, c’è comunque un qualcosa che preoccupa tanto il mondo di oggi, cioè la nostra comune testimonianza al Vangelo”. Soprattutto in un momento storico caratterizzato da “diversi conflitti in molte regioni del pianeta, povertà estrema, disoccupazione e gente che scappa dai loro Paesi in cerca di un rifugio altrove”. Allora “abbiamo bisogno gli uni degli altri – dice il numero uno della Comunione anglicana – e noi, come Chiese rafforzate dallo Spirito Santo, abbiamo il compito di proclamare la buona novella di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e di lottare per una più stretta amicizia e una maggiore unità”.

Le parole del primate Welby sembrano quasi una risposta alle recenti dichiarazioni del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, che ha detto: “La Chiesa ortodossa russa è allarmata e delusa dalla notizia della decisione della Chiesa d’Inghilterra di ammettere le donne all’episcopato”.

Secondo la Chiesa di Mosca, è questa una decisione che “ostacola considerevolmente il dialogo tra ortodossi e anglicani” e “contribuisce ad accrescere le divisioni nel mondo cristiano in generale”. Inoltre, “l’introduzione dell’episcopato femminile elimina anche la possibilità teorica di un riconoscimento da parte della chiesa ortodossa dell’esistenza della successione apostolica nella gerarchia anglicana”. E, come se non bastasse,“la consacrazione di donne vescovo contraddice la tradizione secolare della Chiesa”.

Per il Patriarcato, poi, la decisione del Sinodo non sarebbe stata determinata da “una necessità teologica o questioni di pratica ecclesiale”, bensì – si legge nella dichiarazione – da “uno sforzo di assecondare l’idea mondana dell’uguaglianza di genere in tutte le sfere della vita e accrescere il ruolo della donna nella società britannica”. In altre parole, si tratta di una “secolarizzazione del cristianesimo”, che “allontanerà molti fedeli che, nell’instabilità del mondo moderno cercano sostegno spirituale nell’incrollabile tradizione del vangelo e degli apostoli”.

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ZENIT Staff

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