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Il prestito di denaro in ottica cristiana

Il tema è affrontato nel libro “Il prestito nella tradizione cristiana: una questione controversa” dal teologo Massimo Amelio

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Si chiama Il prestito nella tradizione cristiana: una questione controversa (ed. Cantagalli, 2016), l’ultimo libro del teologo Massimo Amelio. Il tema del prestito nella tradizione cristiana è stato da sempre oggetto di indagini, di questioni e di dispute complesse e controverse. Molti sono stati i trattati elaborati da illustri pensatori su questo tema così vasto e ampio che abbraccia e coinvolge ogni ambito della vita pubblica e privata dell’uomo. Il tema ha assunto una particolare connotazione e rilevanza soprattutto in relazione al tema dell’interesse e dell’usura, trovando, nel corso del tempo, svariate soluzioni e posizioni contrapposte.
Sin dalla prefazione a cura del Prof. Renzo Gerardi (pro-rettore della Pontificia Università Lateranense in Roma), ci si accorge immediatamente del poderoso lavoro di questo giovane moralista che «con molto coraggio e molta determinazione» (pag. 7) ha affrontato un tema assai delicato.
Massimo Amelio, Presbitero della Diocesi di Catanzaro-Squillace, attraverso una vastissima ed accurata raccolta di opere che abbracciano venti secoli di era cristiana, presenta una dettagliata analisi del “fenomeno prestito” nel tentativo – a nostro avviso ben riuscito – di rintracciarne la genesi e lo sviluppo della questione relativa al prestito. Prediligendo il percorso storico-cronologico a quello sistematico, viene presentata nel testo l’evoluzione del problema a partire da fonti bibliche, patristiche, teologiche, magisteriali oltre che canoniche, storiche, sociali e morali.
«Un’adeguata e circostanziata lettura delle cause, delle motivazioni e degli effetti del prestito nella viva tradizione cristiana» (pag. 9), porta il lettore a riscoprire il ruolo eminente occupato dalla Rivelazione nella storia dell’umanità per la soluzione di problemi sociali e economici. L’Autore, prendendo spunto dall’affermazione lucana mutuum date nihil inde sperantes (Lc 6,35), dimostra come la questione del prestito sia stata, nel corso dei secoli, affrontata solo in relazione alla liceità o illeceità dell’interesse. L’indicazione evangelica del “dare in prestito, del donare senza sperare o pretendere un qualsiasi interesse” sembra effettivamente offrire una soluzione – non approssimativa – ai tanti problemi suscitati dal prestito ad interesse e dall’usura.
Il concetto del prestito gratuito, perlopiù accantonato da teologi e moralisti, dimostrerebbe così l’inconsistenza delle soluzioni “non evangeliche” adottate nel corso dei secoli che non tengono conto della condizione miserevole dell’umanità e della necessaria attività redentrice degli uomini. Donare in prestito «senza aspettarsi nulla in cambio» (pag. 241) significa sollevare l’uomo dai problemi della ricompensa, dell’interesse, dell’usura, della povertà materiale e spirituale. Chi dona in prestito si arricchisce presso Dio e aiuta altri uomini a sperimentare la misericordia di Dio.
Il “dare” è fondamentale nella prassi e nella teologia cristiana. Dio si è dato e si dona tutto a tutti quale protagonista assoluto. Con la Sua grazia, Dio restituisce all’umanità la capacità di vivere in comunione. L’adesione alla Parola di Dio porta i credenti ad un libero dono della vita, a Dio e ai fratelli, attraverso l’offerta concreta del proprio tempo e dei beni materiali.
L’Autore, attraverso una puntigliosa indagine tra testi biblici, Tradizione e Magistero, approda alla deduzione della compatibilità tra cristianesimo e mercato, individuando nell’insaziabile avidità e bramosia della ricchezza il pericolo concreto e reale che si insinua in ogni attività dell’uomo (cf. capp. 1-2-3). La traduzione concreta dei principi evangelici viene offerta nella parte finale del libro dove vengono affrontate le questioni delle banche (cf. cap. 5).
Tutto il percorso di Amelio, giunge a determinare che «la “malattia” grave da cui tutti devono difendersi non è il denaro, ma l’attaccamento ad esso» (pag. 432). La bontà o meno delle cose, è data dal loro utilizzo: viene così definitivamente smentito l’assunto medievale che avrebbe indicato il denaro come “sterco del diavolo”.
***
Don Nicola Rotundo è Docente in Teologia Morale presso Sez. S.Tommaso della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – (Napoli). Attualmente è parroco della parrocchia “S. Maria di Acquaviva” Simeri Mare (CZ). Segue la spiritualità del Movimento Apostolico.

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Nicola Rotundo

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