Il "press divide", sempre più italiani perdono il contatto con i mezzi a stampa

Il XII Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione: “L’economia della disintermediazione digitale”

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Due importanti eventi si svolgono sabato mattina 28 marzo in contemporanea. Al Monastero di Santa Scolastica di Subiaco si tiene l’apertura delle celebrazioni “Subiaco 2015 – 550 anni dal primo libro stampato in Italia”, con presentazione delle iniziative atte a valorizzare la diffusione del patrimonio culturale sublacense.

Alla Camera dei Deputati l’apertura al pubblico dell’archivio di lavoro del giornalista de “La Repubblica” Filippo Ceccarelli composto da ritagli di stampa, opuscoli e altro materiale contenuto in 1480 cartelline, ripartite in 334 raccoglitori, per uno sviluppo di 45 metri lineari.

Vale la pena partire da qui, per approfondire un punto del XII Rapporto realizzato dal Censis e dall’Ucsi intitolato “L’economia della disintermediazione digitale” (1).

Dal 2007 al 2015 in relazione alla evoluzione del consumo dei media, gli utenti che hanno indicato una frequenza d’uso del mezzo di almeno una volta alla settimana (ovvero hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno) si sono così suddivisi:

Quotidiani a pagamento: dal 67% del 2007 al 41,9% del 2015.
Free Press: dal 34,7% al 9,7%.
Quotidiani online: dal 21,1% al 23,4%.

Siti web di informazione: dal 36,6% (del 2011) al 39,2% del 2015.

Settimanali: dal 40,3% del 2007 al 27,5% del 2015.
Mensili: dal 26,7% al 20,8%.

Libri: dal 59,4% al 51,4%.
E-Book: dal 2,9% all’8,9%.

Dal 2007 – ovvero dall’anno prima dell’inizio della crisi – ad oggi i lettori dei quotidiani, della free press, dei settimanali, dei mensili e dei libri sono diminuiti, mentre sono cresciuti i contatti dei quotidiani online, quelli degli altri portali web di informazione e i lettori con i E-Book, pur avendo quest’ultimi un’utenza ancora limitata.

Come riporta il Censis, tutte queste oscillazioni sono avvenute comunque per effetto della crisi e in un contesto di generale arretramento dei consumi mediatici e, pertanto, l’investimento combinato di tempo e denaro sembra essere la chiave di lettura in grado di decifrare il significato delle tendenze in atto. Così si spiega la difficoltà dei mezzi a stampa a ritagliarsi uno spazio, in quanto costano (anche se non molto) e richiedono un investimento particolare di tempo.

Se nel 2015 due italiani su tre utilizzano il web, ponendo pertanto il digital divide in secondo piano, una questione che sta assumendo connotazioni sempre più gravi è rappresentata da quanti hanno perso un contatto abituale con i mezzi a stampa, diventati la maggioranza di italiani, con punte più elevate tra i giovani, così da poter sottolineare che “il press divide è in aumento”.

Infatti, confrontando l’utenza complessiva di new media e quotidiani differenziata tra giovani (14 – 29 anni) e anziani (65 – 80 anni), si evidenziano questi valori percentuali per l’anno 2015:

Utenza di quotidiani: giovani 27,5% e anziani 54,3%.
Utenza di siti web di informazione: giovani 50,5% e anziani 15,3%.  

Dopo la “guerra” di qualche mese fa tra la libreria online Amazon e l’editore francese Hachette su chi fissava il prezzo per i titoli elettronici; sul mix tra digitale e carta si possono prendere come spunto di riflessione due interventi apparsi sui giornali in queste ultime settimane.

Il primo, di Luca De Biase sull’inserto Nòva, presentando l’avvio di Edicola Italiana, un negozio per acquistare quotidiani, periodici e altri prodotti editoriali online, così scrive: “L’Edicola Italiana non potrà essere vissuta come un canale di distribuzione in più, ma dovrà essere immaginata come un generatore continuo di sfide innovative”.

Il secondo, di Edoardo Segantini sul Corriere della Sera, racconta di come Obama, per mandare un messaggio al vincitore delle elezioni israeliane Netanyahu non ha scelto un network televisivo  o un quotidiano, ma una testata online, per concludere in questo modo: “I modelli di business, così come le formule editoriali, sono diversi e in continua evoluzione. Le esperienze migliori hanno però in comune informazione di qualità e alta professionalità giornalistica”.

E questo trova conferma nella copia anastatica di uno dei primi incunaboli sublacensi, il “De Oratore” di Cicerone, presentata a Subiaco.

*

NOTE

1) Il Rapporto è stato presentato giovedì 26 marzo da Massimiliano Valerii, realizzato dalla Fondazione Censis e dalla Unione Cattolica della Stampa Italiana e promosso da Mediaset, Rai e Telecom Italia. Approfondimenti sui due precedenti Rapporti possono essere acquisiti sulle edizioni di Zenit dell’8 ottobre 2012 e del 20 ottobre 2013.

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Antonio D'Angiò

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