Il popolo della vita chiede di impedire la morte di Eluana

Mobilitazione straordinaria della società civile

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Cardinali, associazioni, radio, giornali ed esponenti politici si sono mobilitati per impedire che Eluana Englaro venga fatta morire.

Appena si è diffusa la notizia del trasferimento da Lecco a Udine della Englaro il Cardinale Javier Lozano Barragan, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, in una intervista al quotidiano La Repubblica ha dichiarato che “interromperle alimentazione ed idratazione equivarrebbe ad un abominevole assassinio e la Chiesa lo griderà sempre ad alta voce”.

Alla eccezione secondo cui ci sarebbe una sentenza della Cassazione che autorizza i sanitari a bloccare l’alimentazione della ragazza, il porporato ha replicato affermando che “con tutto il rispetto per le sentenze, la posizione della Chiesa in difesa della vita è sempre la stessa. E non può certamente cambiare in seguito ad un pronunciamento dei giudici. Non solo nei confronti di Eluana Englaro, ma in ogni caso in cui si tratta di salvaguardare quel bene inestimabile di Dio che è la vita, dal primo concepimento fino alla conclusione naturale”.

“Come uomo di Chiesa – ha precisato il Presidente del dicastero vaticano – mi sento solo di ricordare che c’è un preciso comandamento biblico, il quinto del Decalogo dettato da Dio, che dice ‘Non uccidere’. Per cui, se la sorte di Eluana sarà segnata tragicamente dal blocco dell’alimentazione, significa che si tratterà di un assassinio. Non vedo come si possa definire diversamente la decisione di non far mangiare più una persona”.

Alla domanda se la morte di Eluana sarà una sconfitta per la Chiesa, il Cardinale Lozano ha spiegato che “saremmo sconfitti tutti se ad Udine si andrà verso questo tragico epilogo. Ma, prima di tutto, ad essere sconfitto sarebbe il rispetto della vita umana. La Chiesa, pur nel dolore, continuerà a pregare, a proclamare la difesa della vita perché dono di Dio irrinunciabile e a proporre – non a imporre – la sua dottrina di vita”.

 “Fino all’ultimo momento mi augurerò che ciò non accada – ha continuato –. Per il resto, come cristiano, non posso che affidarmi alla misericordia divina, pensando in primo luogo alle persone che soffrono e che non possono difendersi. Come Eluana Englaro”.

L’inizio dell’itinerario che porterà Eluana Englaro alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ha scosso anche le istituzioni. Politici e ministri hanno rilasciato dichiarazioni molto chiare.

L’onorevole Alfredo Mantovano, Sottosegretario di Stato, ha sostenuto che con questa decisione sul caso Englaro “l’Italia esegue la prima condanna a morte dopo il 1948”.

Si tratta, ha spiegato il Sottosegretario, della “condanna di una innocente cui, attraverso una lunga agonia, verrà negato il fondamentale diritto all’alimentazione e all’idratazione”.

Secondo l’onorevole Mantovano, “la ‘cultura di morte’, che ha ispirato le pronunce giudiziarie sul ‘caso Englaro’, giustifica ed esalta l’abbandono a se stessi delle persone disabili, priva di tutela i più deboli, ed esige come primo immediato freno una legge che ribadisca la tutela della vita senza se e senza ma; con norme chiare e inequivoche, che non lascino la vita in balia di qualsiasi forma di eutanasia o di testamento biologico”.

Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha ipotizzato invece un Decreto del Consiglio dei Ministri con “il divieto di interrompere i trattamenti di alimentazione e idratazione, fermando la procedura che porterà alla morte di Eluana”.

Un appello al Presidente delle Repubblica per salvare Eluana, lo ha invece lanciato la Federvita della Liguria.

Il Presidente di Federvita della Liguria il dott. Eraldo Ciangherotti, ha chiesto in forma pubblica al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di interompere “immediatamente l’esecuzione della sentenza di morte su Eluana Englaro”.

“Il Presidente – ha spiegato Ciangherotti – è il rappresentante di tutti gli Italiani, e anche di Eluana che in questo momento non può parlare. E nessuno ha più bisogno di essere difeso come chi non ha voce per poter chiedere aiuto”.

“Eluana Englaro – ha concluso il Presidente dei Federvita – si trova nello stesso stato di coma persistente dal quale è uscito Salvatore Crisafulli. Lo stesso Crisafulli ha dichiarato nella sua lettera al Presidente del Consiglio come durante lo stato di coma profondo, avvertisse di aver fame e sete”.

“Sentiva ma nessuno lo capiva – ha raccontato –. Provava a comunicare con tutta la forza, con il pianto e con gli occhi ma nessuna parola usciva dalla sua bocca. Percepiva le parole dei medici che lo dichiaravano un vegetale, incapace di sentire e avvertire”.

“Prigioniero del suo corpo, non riusciva a comunicare. Il coma vegetativo persistente è una malattia transitoria, non uno stato di morte”, ha detto infine.

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ZENIT Staff

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