Capharnaum's Sinagogue

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Il peso supremo: il rifiuto di Dio

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 11,20-24

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Lettura

I miracoli e la predicazione di Gesù suscitano l’interesse degli ascoltatori che si domandano se sia o no lui il Messia. Ma in Israele il Messia atteso doveva essere di stirpe reale, davidica, oppure profetica, sacerdotale o il Figlio di Dio. C’è fermento tra la gente, tanto tra gli scribi e i farisei come tra le persone più semplici. Si va dallo scetticismo allo stupore e all’inquietudine, dall’accoglienza al rifiuto. Gli uni dicono: «Costui bestemmia!». Gli altri: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele». Ma Gesù ha il più grande rifiuto proprio nelle città nelle quali aveva operato molti miracoli.

Meditazione

Corazìn, Betsàida e Cafàrnao sono colpevoli perché non hanno voluto cogliere le prove evidenti della messianicità di Gesù. Quando Egli domanda ai discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» rispondono: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia; altri Geremia o qualcuno dei profeti» (Mt 16,13-14). Egli non commenta queste supposizioni semplici e grossolane. La risposta la vuole dai suoi, dai più vicini. Pietro è illuminato e di getto risponde: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! (Mt 16,16). Sì, Gesù è veramente il Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo: nasconde, sotto la scorza della carne, il suo essere divino: Ecco l’Uomo, ecco Dio! Non c’è affermazione più grande di questa, come non c’è sorte peggiore di chi si ostina nell’incredulità. Il rifiuto non è cosa neutra: è assumersi la responsabilità suprema. Produce peccato la responsabilità mal vissuta. Di fronte a Cristo-Dio non si può né giocare, né barare. Ai suoi occhi penetranti nessuno può sfuggire. Proprio a tutti rivolge la stessa domanda fatta a Pietro: «Tu chi dici che io sia? ». Qual è la tua risposta? Nascondersi dietro ad affermazioni come «non riesco a credere», oppure «non che io non creda, ma…», «crederei se…» è rincorrere scappatoie per eludere un problema, è ignavia che a nulla si espone, è superficialità, mancanza di interiorità o, peggio, essere carico di peccati: «Chiunque fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate» (Gv 3,20). Quanto è sincero chi dice ad un credente: «Invidio la tua fede», quando Dio, nel suo apparente silenzio, incrocia sempre i passi dell’uomo? Sant’Anselmo direbbe: «Abbandona una buona volta le pesanti preoccupazioni, volgi un poco il pensiero a Dio e in Lui riposati» (Proslogio, I).

Preghiera: «Signore, insegnami a cercarti, mostrati a chi ti cerca, perché non posso cercarti se tu non me lo insegni e non ti posso trovare se tu non ti manifesti. Possa cercarti desiderandoti, possa desiderarti cercandoti, ti possa trovare amandoti e ti possa amare trovandoti» (sant’Anselmo).

Agire: Avere verso l’incredulo un atteggiamento amorevole per la proposta cristiana, rifiutando ogni irenismo di comodo.

***

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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