Il Patriarca di Lisbona invita a contemplare la grazia in Maria

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LISBONA, mercoledì, 10 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Nella Messa della solennità dell’Immacolata Concezione, nella Cattedrale di Lisbona, il Cardinale José Policarpo ha invitato i cattolici a contemplare due momenti della grazia in Maria.

Il Patriarca della capitale portoghese ha spiegato nella sua omelia che la grazia significa “l’amore benevolente di Dio e la sua forza creatrice”.

Nella grazia ci sono sempre due momenti, ha affermato: “l’azione dell’amore misericordioso di Dio e la risposta d’amore da parte della creatura”.

“Poter rispondere all’amore è il chiaro segno che lasciamo che Dio cambi il nostro cuore”, ha sottolineato il porporato, che ha chiamato i fedeli a contemplare questi due momenti di grazia “in Maria, la piena di grazia”.

“L’Immacolata Concezione di Maria, come poi l’Incarnazione del Verbo eterno di Dio nel suo seno, sono l’apice, il massimo punto d’arrivo dell’amore redentore di Dio”.

“In lei l’amore misericordioso di Dio per l’umanità ha raggiunto l’effetto massimo della sua forza creatrice”, ha spiegato.

Il Cardinale sottolinea che Maria “è membro di un’umanità peccatrice; ella è espressione massima del frutto della misericordia”. La grazia, ha aggiunto, risplende anche nella risposta della persona amata, anzi “il poter rispondere è il primo frutto della grazia”.

“In Maria la grazia risplende, in primo luogo, nella sua obbedienza di fede, nel lasciare che l’amore con cui è amata riassuma la sua vita e tracci il suo destino”.

Secondo monsignor Policarpo, “la ribellione alla volontà è sempre, in tutti noi, la lotta più grande della grazia nel cammino della santità”.

“Sentirsi amati da Dio e non obbedire all’amore, non lasciare che questo entri nella nostra vita, ecco il controsenso per la nostra fede e il nostro cammino di fedeltà”.

“Lo splendore della grazia brilla in Maria, soprattutto nella radicalità con cui assume una missione misteriosa, decisa da Dio, ma che ella dovrà vivere”.

“Tutta la salvezza diventa anche il frutto benedetto del suo seno. La donna torna ad essere il tesoro dell’umanità, perché dà la vita”.

“Possiamo affidarle la nostra vita come un figlio si abbandona tra le braccia della madre – ha concluso il Cardinale –. Possiamo proclamarla la più bella delle creature, dicendole con tenerezza: ‘Tu sei benedetta fra le donne’”.

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ZENIT Staff

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