Il pastore deve avere orecchie aperte per ascoltare la "voce delle pecore"

In occasione della visita “ad limina” dei vescovi del Mozambico, il Papa ha sottolineato che la fecondità della missione non dipende dai mezzi ma dalla vita permeata dall’amore di Cristo

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“La fecondità della nostra missione, amati Fratelli nel sacerdozio, non è assicurata dal numero dei collaboratori, né dal prestigio dell’istituzione, e neppure dalla quantità delle risorse disponibili”. “Quel che conta è essere permeati dall’amore di Cristo, lasciarsi guidare dallo Spirito Santo e innestare la propria esistenza nell’albero della vita, che è la Croce del Signore. Ed è dalla Croce, supremo atto di misericordia e amore, che si rinasce come «nuova creatura»”.

Queste le parole contenute nel messaggio che papa Francesco ha consegnato stamane ai vescovi della Conferenza Episcopale del Mozambico, ricevuti in visita ad limina Apostolorum in Vaticano. Il Pontefice ha invitato a far cadere tutte le possibili false supposizioni, e “lavare i piedi” a uomini e donne aggrappati alla croce di Cristo, per curare i poveri e tutte le miserie umane, materiali, morali e spirituali che si annidano nelle periferie del mondo.

Ha poi indicato San Paolo come “insuperabile modello di missionario cristiano”, perché – ha evidenziato – ha cercato di conformarsi a Gesù nella sua morte per partecipare alla sua risurrezione. San Paolo – ha aggiunto il Papa – ha sofferto, ha conosciuto la debolezza e la  sconfitta ma anche la gioia e la consolazione. Si tratta del mistero pasquale di Gesù che è il cuore pulsante della missione della Chiesa.

A questo proposito, il Santo Padre ha fatto appello ai vescovi affinchè insieme alla cura spirituale del presbiterio, inseriscano i bisogni umani di ogni sacerdote, soprattutto nei momenti più delicati e importanti del loro ministero e della loro vita. Il Vescovo di Roma ha pertanto invitato i fratelli nell’Episcopato a “tenere le orecchie aperte” per ascoltare la “voce delle pecore”, ovvero scendere nelle periferie delle Diocesi dove c’è sofferenza, solitudine, degrado umano. “Questo significa stare con la gente. Penso qui al vostro dovere di risiedere nella diocesi; lo chiede il popolo stesso, che vuole vedere il suo vescovo, camminare con lui, stare vicino a lui.”

“Ha bisogno di questa presenza per vivere e, in un certo modo, per respirare” – ha ribadito il Papa – perché “siete sposi delle vostre comunità diocesane” e “l’incontro con l’altro allarga il cuore, moltiplica la capacità di amare”. Per questo motivo “i pastori e i fedeli del Mozambico hanno bisogno di sviluppare maggiormente la cultura dell’incontro”. Papa Francesco ha concluso infine invitando i presuli a non aver paura, perché anche “nella periferia estrema” “Gesù è già lì”: Egli “ci precede sempre; seguiamolo!”

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ZENIT Staff

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