Il paradigma mariano per accogliere il Verbo

Abbracciare il Verbo fatto carne nella fede

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di padre Thomas Rosica, CSB

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 23 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Martedì pomeriggio Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo e uditore nominato dal Papa, si è rivolto al Sinodo dei Vescovi affrontando due aspetti molto importanti emersi nell’assemblea, che possono rivelare la piena fioritura o il completo fallimento dell’impatto della Parola di Dio sulla vita dei fedeli.

Il cavaliere supremo ha ricordato alcuni temi mariani affrontati durante il discorso inaugurale del Cardinale Marc Ouellet nel primo giorno del Sinodo. Questo intervento, pronunciato dall’Arcivescovo di Québec in latino, ha stabilito il tono di tutto il Sinodo.

Carl Anderson ha parlato specificamente dell’arte della “Lectio divina” e ha chiesto un rinnovamento della devozione e della pietà mariana. Il cavaliere supremo della maggiore organizzazione caritativa cattolica del mondo ha affermato: “Per molti anni, i Cavalieri di Colombo hanno promosso una forma di ‘Lectio divina’ nel contesto della devozione mariana attraverso il Rosario e le Ore di preghiera mariane. Consideriamo questa proclamazione e meditazione comune della Parola di Dio nel contesto delle devozioni cattoliche tradizionali – soprattutto la recita del Rosario – parte di una risposta efficace all’avanzata delle sette soprattutto in America Latina, dove le comunità sono svantaggiate dalla carenza di sacerdoti”.

Anderson ha affrontato una dimensione molto importante della Parola di Dio: il suo potere di toccare la vita della gente ordinaria attraverso una pietà solida, una devozione autentica e l’attenzione alla Parola vivente che non è relegata in un passato remoto, incatenata dai metodi scientifici, presentata in vincoli linguistici o affetta da incoerenze archeologiche.

Anche se le storie bibliche che leggiamo e contempliamo vengono da un passato lontano, il loro messaggio è attuale. Per quanto possano essere storicamente imprecise, i loro autori non stavano scrivendo storiografia, ma messaggi teologici viventi che mantenevano vive le comunità di fede. Visto che l’archeologia è stata così utile nel localizzare posti, dissotterrare manufatti e confermare dettagli nel testo, la scienza archeologica ha a che fare con pietre morte e a volte civiltà perdute. La Parola di Dio ha invece a che fare con le comunità di fede viventi che hanno trasmesso a noi questo messaggio, un messaggio che tiene viva la nostra comunità di fede.

Per molte persone che non hanno il lusso, il privilegio, il denaro, il tempo o forse il desiderio di addentrarsi in seri studi scritturali, l’unico incontro con la Parola di Dio potrebbe avvenire attraverso la liturgia o la pietà e la devozione popolare. Per questo motivo, spetta a quanti insegnano e predicano la Parola di Dio mostrare rispetto e agire umilmente quando si parla di pietà e devozione. Nei moltissimi incontri dei Cavalieri di Colombo a cui ho assistito in Canada o negli Stati Uniti, mi hanno colpito la serietà e l’apertura dei Cavalieri e delle loro mogli a recitare il Rosario, la Coroncina della Divina Misericordia, a celebrare i sacramenti e a riflettere sulla Parola di Dio. La domanda che ho sentito molto spesso porre da loro e da molti altri è: “Cosa mi sta chiedendo questa Parola oggi?”.

Confessione

Ho qualcosa da confessare: nel mondo accademico, nei laboratori di teologia e di studi scritturali, non solo abbiamo spesso scartato, screditato e sminuito la pietà e le devozioni nella Chiesa, ma abbiamo anche fallito nel vedere queste attività come opportunità d’oro per insegnare la Parola di Dio.

Ricordo il mio primo incarico pastorale 23 anni fa. Le comunità etniche in quella parrocchia erano etichettate, si diceva che usavano devozioni datate e abbracciavano forme di pietà “senza senso”, soprattutto perché molti membri di queste comunità si rifiutavano semplicemente di frequentare le “classi di studio biblico” per gli “illuminati” che erano state regolarmente programmate. Andando controcorrente, ho deciso di lavorare con i gruppi etnici, francese e inglese, e “respirare” le Scritture nelle loro devozioni e nella loro pietà. I risultati sono stati più che sorprendenti. Non solo moltissime persone hanno aumentato la pietà e le pratiche devozionali, ma è nata anche una “fame” della Parola di Dio. Allora abbiamo formato dei gruppi di studio biblico per loro!

La cultura scritturale porta frutto a tutta la Chiesa quando suscita studi e scoperte seri, riflessione profonda, “Lectio divina”, conversioni personali, pietà autentica e devozioni ricche e basate sulla Bibbia per il Popolo di Dio. Non siamo gente del libro, ma popolo della Parola Vivente di Dio che ci presenta a una persona, Cristo.

Gli studi scritturali sono vani quando suscitano discordia, divisione, scetticismo, indifferenza, compiacenza, orgoglio, elitismo, dubbio e mancanza di fede. Se misuro il mio successo da esegeta o esperto della Bibbia da quanta divisione e quanto dubbio posso seminare tra i miei ascoltatori e i miei studenti, povero me!

Questo Sinodo ci ha aiutati a guardare onestamente al “golfo” che si è ampliato negli ultimi anni quando gli studi sulla Scrittura sono diventati pura critica letteraria separata dalla comunità vivente della Chiesa. Molti dei delegati fraterni e degli osservatori presenti (di altre comunità cristiane ed ecclesiali) hanno lamentato il danno arrecato agli studi sulla Scrittura da parte di gruppi come il “Jesus Seminar”, così come il fatto che molti ragazzi e ragazze che si preparano al ministero nelle varie Chiese siano rimasti insoddisfatti dei moderni metodi scritturali che non fanno riferimento alla teologia della vita della Chiesa, per non parlare del dubbio che si è seminato tra i fedeli.

Riscoperta

E’ forse per questo che il Sinodo sta chiedendo un nuovo paradigma attraverso il quale approcciare la Parola di Dio e accoglierla nella nostra vita.

Nel suo discorso inaugurale al Sinodo, il Relatore Generale, il Cardinale Marc Ouellet, ha detto: “Una donna, Maria, adempie perfettamente la vocazione divina dell’umanità mediante il suo ‘sì’ alla Parola di Alleanza e alla propria missione. Con la sua maternità divina e la sua maternità spirituale, Maria appare come il modello e la forma permanente della Chiesa, come la prima Chiesa. Fermiamoci alla figura-chiave di Maria fra l’antica e la nuova Alleanza che compie il passaggio dalla fede d’Israele alla fede della Chiesa. Contempliamo la narrazione dell’Annunciazione, origine e modello insuperabile dell’auto-comunicazione di Dio e dell’esperienza di fede della Chiesa. Essa ci servirà da paradigma per comprendere l’identità dialogale della Parola di Dio nella Chiesa”.

“La scena dell’Annunciazione e la vita di Maria illustrano e riepilogano la struttura d’Alleanza della Parola di Dio e l’atteggiamento responsoriale della fede. Fanno emergere la natura personale e trinitaria della fede che consiste in un dono della persona a Dio che si dona rivelandosi. ‘Questo atteggiamento è l’atteggiamento dei Santi. È quella della stessa Chiesa che non cessa di convertirsi al suo Signore in risposta alla voce che egli le rivolge‘. Per questo l’attenzione alla figura di Maria come modello e anche come archetipo della fede della Chiesa ci pare cruciale per operare concretamente un cambiamento di paradigma nel rapporto con la Parola di Dio”.

“Questo cambiamento di paradigma non obbedisce alla filosofia del senso comune, ma alla riscoperta del luogo originale della Parola, il dialogo vitale del Dio-Trino con la Chiesa sua Sposa, che si compie nella sacra Liturgia. ‘Effettivamente, per il compimento di questa grande opera mediante la quale Dio è perfettamente glorificato e gli uomini santificati, il Cristo si associa sempre alla Chiesa, la sua amatissima Sposa, che lo invoca come suo Signore e che passa attraverso di lui per rendere omaggio al Padre eterno‘”.

Immac
olata Concezione

Stiamo attualmente celebrando il 150° anniversario delle apparizioni mariane a Lourdes, in Francia. La storica visita di Benedetto XVI, a settembre, in questa cittadina incastonata nei Pirenei ha offerto a tutta la Chiesa la possibilità di guardare alla storia di Bernadette Soubirous e della “bella signora” nella grotta con nuove lenti bibliche, teologiche, pastorali e spirituali.

Quanto Papa Pio IX ha proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione, si è riferito esplicitamente alla storia biblica dell’Annunciazione nel Vangelo di Luca. Il saluto dell’angelo Gabriele, “Ti saluto, o piena di grazia”, è compreso come riconoscimento del fatto che Maria deve essere stata sempre esente dal peccato. Nessun altro essere umano ha collaborato all’opera della redenzione come Maria. La Chiesa delle origini voleva spiegare in modo plausibile come il Figlio di Dio avesse potuto essere completamente umano, ma senza peccato. La sua risposta era che la madre di Dio doveva essere stata senza peccato.

Nella tradizione cattolica romana abbiamo dato a questa discepola di spicco molti nomi e titoli del nostro amore e del nostro rispetto. Celebriamo tre grandi momenti della sua vita sapendo che rappresentano la vita di tutti noi. Attraverso il dogma dell’Immacolata Concezione, Dio era presente e si muoveva nella vita di Maria fin dai primi momenti. La grazia di Dio è più grande del peccato; sconfigge il peccato e la morte. Attraverso la sua Immacolata Concezione, Maria è stata chiamata a una missione speciale.

Il secondo momento della vita di Maria è l’Incarnazione. Attraverso la nascita virginale di Gesù, ci viene ricordato che Dio si muove potentemente anche nella nostra vita. La nostra risposta a questo movimento deve essere di riconoscimento, umiltà, apertura, accoglienza, rispetto e dignità per ogni vita, dal primo momento fino a quello finale. Attraverso l’Incarnazione, a Maria è stato donato il Verbo fatto Carne.

La Chiesa celebra il viaggio finale di Maria nella pienezza del Regno di Dio con il dogma dell’Assunzione promulgato da Pio XII nel 1954. Come al suo inizio, anche alla fine della sua vita Dio ha realizzato in lei tutte le promesse che ci ha fatto. Anche noi saremo elevati al cielo come lei. In Maria abbiamo un’immagine dell’umanità e della divinità in casa. Dio è “a suo agio” in nostra presenza e lo stesso accade a noi in presenza di Dio. Attraverso la sua Assunzione, Maria è stata scelta per avere uno speciale posto d’onore nella divinità.

Ciò che accade a Maria accade ai cristiani. Siamo chiamati, donati e scelti per essere con Gesù. Quando onoriamo la Madre di Dio con il titolo di “Immacolata Concezione”, riconosciamo in lei un modello di purezza, innocenza, fiducia, curiosità, riverenza e rispetto, vivendo pacificamente una matura consapevolezza del fatto che la vita non è semplice. E’ raro trovare sia la riverenza che la raffinatezza, l’idealismo e il realismo, la purezza, l’innocenza e la passione, tutto nella stessa persona come lo ritroviamo in Maria.

Qualcosa dentro di noi cerca sempre l’innocenza, la purezza, la freschezza e la fiducia. Se perdiamo queste realtà, ci ritroviamo cinici e disillusi con un’infelicità che deriva proprio dall’aver aperto i nostri occhi, dall’avere la conoscenza senza l’innocenza. Dobbiamo conservare quell’innocenza e quell’esperienza in una tensione adeguata. Maria, Madre del Signore, ci insegna a fare proprio questo. In Maria, Figlia di Sion, abbiamo un’immagine dell’umanità e della divinità in casa. Attraverso queste lenti mariane, accostiamoci alla Parola di Dio, consumiamola e portiamola a un mondo che attende.

Parlando del mondo in attesa, rimanete collegati per il messaggio finale al Popolo di Dio e le proposizioni che verranno rese note al mondo nei prossimi giorni!

* * *

Il sacerdote basiliano padre Thomas Rosica, addetto stampa per la lingua inglese del Sinodo del Vescovi 2008, è un esperto di Scrittura e responsabile esecutivo della Salt and Light Catholic Media Foundation and Television Network in Canada, nonché membro del Consiglio Generale della Congregazione di San Basilio.

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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